lunedì 23 maggio 2011

L’uomo che cade



Dopo “l’uomo che ride”, di Victor Hugo, ecco ora “L’uomo che cade”, di Alberto Angela. Quel ragazzo viene su bene, non c’è che dire. Degno figlio d’arte. Tale padre, tale figlio. Invitando lo psichiatra Vittorino Andreoli e puntando tutto sull’aspetto emotivo della faccenda, Alberto Angela, nella puntata di “Ulisse, il piacere della menzogna” di sabato 21 maggio, ha messo in scena una forma larvata d’ora d’odio d’orwelliana memoria.
Evidenziare la tragica fine di circa duecento persone, gettatesi da un’altezza di quattrocento metri dalle torri gemelle di New York, significa toccare tasti emotivi che distolgono l’attenzione dai responsabili di tale sciagura. Scegliere la morte in quel modo per sfuggire alle fiamme che divampavano all’interno dei grattacieli è un evento che turba gli ascoltatori della trasmissione al punto tale da mettere in secondo piano tutto il resto, perfino l’eroismo dei vigili del fuoco. Alberto Angela, venuto su giornalisticamente grazie all’aiuto dell’illustre padre, non si rende conto, però, di giocare sul filo del rasoio, non sa di essere una pedina nelle mani di padroni molto potenti. E molto criminali.
 
Il giorno in cui la verità verrà a galla – e ci sono segnali che essa prema con tutte le sue forze per farlo – ai suoi padroni non succederà niente, ma ai collaborazionisti come lui potrebbero capitare brutti momenti, come succede sempre, nelle guerre, ai collaborazionisti. Allora, l’odio delle folle che improvvisamente si accorgeranno d’essere state prese in giro, si indirizzerà verso di lui e tutti gli altri depistatori prezzolati, a dispetto dell’ora d’odio subliminale che Alberto e altri come lui avranno messo in opera reiteratamente.
Mostrarci le foto di quei poveretti che si lanciavano nel vuoto, spiegando superficialmente, di passaggio, che sono stati gli aerei a far crollare i due grattacieli e dando per scontato che la regia di tutto ciò fosse Bin Laden, il giovane Alberto ha instillato gocce d’odio verso i musulmani, capeggiati dal barbuto miliardario beduino, morto due volte o forse, vampiro moderno, non-morto, e ha contribuito alla propaganda guerresca che Israele sta facendo a tamburo battente, per coinvolgerci nella terza guerra mondiale prossima ventura.
Sottolineare l’aspetto tragico dei duecento suicidi gettatisi dalle finestre, mi ricorda la tattica messa in atto ormai da sessant’anni dagli ebrei, che dell’Olocausto e dei sei milioni di morti hanno fatto scudo e bandiera, per piatire la pietà dell’opinione pubblica mondiale, per spillare soldi alla Germania e per condurre indisturbati la pulizia etnica dei palestinesi. Sarebbe come se noi in Italia utilizzassimo Falcone, Borsellino e gli altri servitori della Patria caduti in servizio per sequestrare i beni alla Mafia e per finire l’opera iniziata dai Sabaudi in Meridione più di centocinquanta anni fa. Un pretesto morale per continuare prima di tutto a mentire e, successivamente, ad attuare politiche di invasione imperialistica dotate di giustificazione morale.
Non vorrei che sbandierare i “nostri” morti non diventi ancora di più la tattica da contrapporre alle prove scoperte dagli studiosi di complottismo riguardo le stranezze della caduta delle torri. Le tracce di nanotermite trovate nelle macerie, per esempio. Alberto Angela, infatti, non ha fatto alcun cenno agli sbuffi di fumo e polvere che si sono visti uscire orizzontalmente un momento prima che i grattacieli cominciassero a cadere, né alle testimonianze delle persone che hanno udito le detonazioni contemporanee a tali sbuffi, né le dichiarazioni di decine e decine di piloti e ingegneri che contrastano con la versione ufficiale del governo.
Niente di tutto ciò è stato lontanamente preso in considerazione da Alberto e dagli autori dei testi della trasmissione. E le teorie del complotto sono state liquidate con un solo aggettivo: fantasiose. Sperano forse i disinformatori come lui che ci accontentiamo di così poco? Forse si fidano del potere di rincitrullimento esercitato dal mezzo televisivo e pensano che i telespettatori siano tutti beoti che si bevono qualsiasi cosa. Davvero i lacché del Potere si sentono così forti?
Oltre all’enorme mole di articoli e discussioni apparsi su internet in questi anni, vi sono state già inchieste televisive, con ospiti in studio del calibro di Massimo Mazzucco, che hanno messo scientificamente in evidenza le incongruenze della versione governativa, solide argomentazioni solo goffamente contrastate da personaggi da operetta come l’ormai famigerato Paolo Attivissimo. E mi viene da pensare che se la RAI mette in campo l’artiglieria pesante costituita dal giovane rampollo Angela, il Sistema teme per l’incolumità del castello di menzogne che sta propugnando da una decina d’anni.
Mi aspetto da un momento all’altro che tale castello di menzogne crolli su se stesso in una demolizione controllata esattamente com’è avvenuto per i tre grattacieli, le due Twin Towers e WT7 caduto per……simpatia. Prepariamoci, da qui al prossimo undici settembre, ad ascoltare altre menzogne televisive, che però saranno sempre di più un arrampicarsi sugli specchi. E sempre più gente se ne accorgerà.
Quando la verità sarà proclamata ai quattro venti, che fine faranno Alberto Angela e gli altri disinformatori? Ho già detto che non se la passeranno bene, se non altro perché saranno investiti dal disprezzo delle folle, ma non è questo che mi preoccupa. Come reagirà il Sistema? Come reagiranno gli Illuminati che sono stati i veri mandanti della strage e di tutto ciò che ne è conseguito? A quel punto, messi alle strette, saranno costretti a bruciare i tempi e ad instaurare quella dittatura che hanno in mente di instaurare da qualche secolo, la dittatura più feroce che l’umanità abbia conosciuto e che renderà tutte le precedenti, comprese quelle che falsamente il Sistema sedicente democratico diceva di combattere, una pallida fotocopia e un giochetto per bambini.
Forse, allora, qualcuno di noi si ricorderà quel gran figlio di buona Angela che sabato 21 maggio 2011 portò il suo granellino di falsità alla grande opera al nero che i satanisti mondiali stanno allestendo sotto i nostri occhi. Per lo meno di quelli che la vedono, pochi, e di quelli che non la vedono, molti.
Qualcuno forse si ricorderà di come Angela junior spiegò che la torre nord fu colpita centralmente, mentre quella sud lo fu di “sguincio” (parole testuali) e, nonostante ciò, vennero giù nella stessa maniera. Io mi aspettavo che, essendo state colpite in modo diverso, subissero conseguenze diverse. Se la torre sud fu colpita su uno spigolo, non al centro, mi sarei aspettato che cadesse di lato, o meglio che restasse in piedi, e invece cadde prima dell’altra, nonostante fosse stata colpita dopo di quella.
Alberto disse che tutti gli altri palazzi colpiti in passato da aerei restarono in piedi, ma le torri gemelle fecero un’eccezione. Chissà perché?
Ci disse doviziosamente che la torre nord resistette 102 minuti e lasciò intendere che sia stato il fuoco a fondere i pilastri d’acciaio, il fuoco del carburante degli aerei. Ma quanto carburante c’era in quegli aerei? La dotazione normale di un aereo di linea ne ha una quantità tale da durare così a lungo e soprattutto può raggiungere, bruciando, una tale temperatura?
Secondo logica, e da profano quale mi reputo, il carburante bruciando va in esaurimento e non fa in tempo a fondere l’acciaio. Per me è ovvio che c’era qualcos’altro ad alimentare le fiamme. Non sarà stata proprio quella nanotermite di cui dieci anni dopo sono state trovate tracce?
Il fuoco è la nostra ancestrale ossessione, fin da quando abbiamo cominciato a padroneggiarlo, ricevendolo in dono dal titano Prometeo, ma siccome gli Dei non furono molto contenti del fatto, parte della loro divina rabbia si riversò su di noi, quindi non sono del tutto sicuro che Prometeo ci abbia fatto un favore. Chi scherza col fuoco si brucia.
Col fuoco si bruciano eretici, streghe e templari. Con fuoco del napalm si bruciano i vietnamiti, oppure si cuociono lentamente gli iracheni imprigionati nei containers sotto il sole d’Irak. Col fuoco si brucia Dresda. Col fuoco si bruciano le foreste, in Russia, in Australia e pure in Sardegna. Se i piromani nostrani, quando presi, finiscono in prigione (ma ci finiscono poi veramente?), cosa si dovrebbe fare ai militari che bruciano interi villaggi con la scusa di stanare il nemico?
Per i dilettanti il carcere e per i professionisti le medaglie? Col fuoco si tormentano gli animali, per esempio testando nuovi tipi di lanciafiamme. Alcuni bambini, col fuoco concentrato di una lente d’ingrandimento, bruciano le formiche. Poi quei bambini, divenuti adulti, si laureano in fisiologia, fanno i vivisettori e possono sbizzarrirsi, senza sentirsi infantili e finire in prigione, pagati profumatamente dalle industrie di cosmetici.
Col fuoco i romanzieri possono scrivere romanzi, come quello di D’Annunzio che porta lo stesso nome o come Fahrenheit 451, di Ray Bradbury.
Alberto Angela faceva meglio a fare una trasmissione sugli aspetti culturali del fuoco – le sa fare anche bene, con la pacatezza e la sicurezza professionali che lo contraddistinguono – e invece anche lui si è venduto l’anima al diavolo, trovandosi un buon posticino di divulgatore scientifico come fu per suo padre.
Finché durerà.
E a proposito di diavolo, questa oscura ossessione per il fuoco dei roghi inquisitori o delle bombe incendiarie, non sarà una forma di nostalgia da parte di quei satanacci che indossano divise? Non sarà che David Icke si è sbagliato e, sotto mentite spoglie umane, invece di rettiliani abbiamo diavoli in carne, ossa e pelle ignifuga? In fondo, come l’uomo che cade rappresenta uno dei peggiori incubi che ciascuno di noi fa, sognando, almeno una volta nella vita, anche i diavoli e la loro predilezione per il fuoco sono un archetipo molto antico, che travalica il giudaico-cristianesimo e che si ritrova in tutte le culture.
L’uomo che cade è un ossimoro, perché non cade verso il cielo paradisiaco, ma verso l’inferiore inferno, lo Sheol, la Geenna, il centro infuocato della Terra, il luogo metafisico dove militari demoniaci vogliono condurci tutti quanti. E’ inutile che facciamo resistenza.
Su, rassegniamoci!
D’accordo, veniamo, veniamo, ma intanto Alberto, vai avanti tu!

6 commenti:

  1. Eccellente analisi. Insomma, un Angela che procombe nell'inferno. Le fiamme sono aristotelicamente il suo elemento.

    Ciao

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  2. Ciao Zret! E' un onore averti qui.
    Verbo procombere: bisogna che me lo segni! Dev'essere simile a...incombere, così, a naso.
    Aristotele e il fuoco: non mi viene in mente niente. Dio, come sono ignorante!
    Comunque mi fido, mi fido. Qualcosa deve c'entrare per forza, Aristotele, con le fiamme.
    Grazie e un cordiale saluto.

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  3. "Chi vuole governare il mondo con la forza finisce per non fare quello che spera. Il mondo è un vaso di spiriti che non si fa forgiare" (Lao Tze) Dovrebbe bastare come incoraggiamento all'idea di un mondo a misura d'uomo: non riusciamo a trovare il nostro equilibrio personale, sarà lo stesso per chi vuole gestire l'equilibrio di miliardi di persone? Su Report un documentario critico lo trasmisero, anni fa. Sarebbe interessante continuare l'analisi del dopo 11/9 e vedere se si è attuato il concetto di giustizia o di altri principi (economici?) a scapito di altri decantati... Mandi

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  4. Sbilff, quando Lao Tze scrisse quella frase, non esistevano le bombe atomiche, cioè non vi erano individui che avevano un potere immenso sugli altri esseri umani; non esistevano individui che si erano impossessati di un potere simile a quello di Dio, di creare e distruggere la vita, la materia e il mondo. Dunque, gli insegnamenti di Lao Tze e degli altri saggi dell'antichità (compreso Cristo) sono da considerarsi come mera poesia, poiché divenuti obsoleti. E' un peccato che sia così, ma dobbiamo farcene una ragione. Si tratta, ora, di difendersi da potenti folli che mirano alla distruzione del mondo. O almeno di provarci.
    Grazie per aver trovato il tempo di leggere il mio articolo. Spero che, comunque, diventi un'abitudine.
    Un abbraccio.

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  5. ciao roberto
    sono io, nessuno
    non sapevo che tu avessi un sito

    ti ricordi la email che mi hai inviato?
    " spero di ritrovarti spesso su luogocomune"

    sai ,io non sono un chiaccherone, preferisco ascoltare una buona conversazione, ed è per questo che mi ritrovo bene su luogocomune.

    come mai non ti ho più letto su luogocomune?
    è impossibile!
    non si può non esere su luogocumen, dai!
    voglio rileggerti ancora su luocomune, e non mi rompere le palle!
    vieni su luogocomune, punto e basta!

    ciao

    massimo

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  6. Caro Cimo44, ci ho messo un po' per ricordarmi di te, ma ora credo di aver capito. Abiti in Emilia Romagna, ti sei messo a piangere per la morte del tuo cane e poi ti sei ubriacato. In quelle condizioni hai mandato a Luogocomune una delle più genuine e simpatiche lettere che io abbia mai letto. E non ho potuto fare a meno di inviarti il mio apprezzamento.
    Purtroppo sul web - ma tu non lo puoi sapere perché partecipi poco o nulla alle discussioni - si scatenano litigi furiosi e insensati. Se li osservi da fuori non ti fanno nulla, ma se sei coinvolto e ricevi insulti, lottando con la tentazione di ricambiarli, ci resti male.
    Non è per me, non è il mio stile.
    Io non mi sono allontanato da Luogo Comune, ma mi sono solo seduto sulla riva del fiume ad aspettare che la corrente trascini davanti a me i cadaveri di PikeBishop e di Calvero.
    Quando li vedrò sfilare davanti ai miei occhi, belli gonfi e putrefatti, ritornerò a scrivere su LuogoComune. Così è la vita, caro Massimo, che si nutre anche e soprattutto della morte degli altri.
    Lugubre finale.
    Un saluto e...torna a trovarmi, ché io sono sempre qui.
    Ciao

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