venerdì 25 novembre 2011

La tassa sui bambini


La settimana scorsa, la donna delle pulizie di mia madre se n’è venuta fuori dicendo che il Comune, a partire dal primo gennaio, vuole far pagare quello che fino ad oggi è stato un servizio gratuito: lo smaltimento di rifiuti ingombranti come lavatrici, televisori e vecchi mobili che i cittadini possono portare presso il magazzino comunale, anziché scaricarli nelle zone golenali dei fiumi e nelle stradine di campagna.
Oggi salta fuori la storia della tassa sui cani che, per un animalista di vecchia data come il sottoscritto, è un dejà vu. Un mesto ritorno al passato. Così, sono andato subito a cercare un vecchio ritaglio di giornale. Correva l’anno 1988 e con la compagna dell’epoca cercavo di svolgere il mio dovere d’ecologista e protezionista (il termine animalista non era stato ancora inventato). Eravamo giovani, speranzosi, impegnati politicamente con le nascenti Liste Verdi, e soprattutto poveri. Ma la raccolta differenziata la facevamo lo stesso, come un imperativo morale. E se per strada trovavamo qualche cagnetto randagio, non ce lo lasciavamo sfuggire: siamo arrivati ad averne fino a undici. Quando venne l’ufficiale fiscale in casa, difficilmente avrebbe potuto dire che quegli undici ex randagi costituissero per noi un lusso. Il casolare dove vivevamo, con il sistema elettrico fuori norma e l’intonaco che cadeva a pezzi, urlava a gran voce la nostra misera condizione di precari e ci rendeva più simili a barboni che non a quegli snob che acquistano cani di razza da adibirli a status simbol.

Gli articoli sul Messaggero Veneto e il Gazzettino del 19 maggio e dell’11 giugno 1988, riferirono che la longa manus del ministero delle tasse ci avrebbe pignorato i libri, forse perché i pochi mobili che avevamo – due cuori e una capanna – non meritavano nemmeno un pignoramento, cioè non valevano neanche la spesa del camion per portarli via. Poi, in effetti, non se ne fece più nulla, perché dopo un carteggio tra me e il sindaco, nel quale spiegavo le ragioni della nostra protesta, nessuno venne più ad infastidirci. E questo mi fa sospettare che, nel caso di Equitalia o di altre agenzie pubbliche di recupero crediti, ci sia tanto fumo e minacce, ma poco arrosto e confische. Solo chiacchiere e distintivo.
Se posso dare un suggerimento ad Equitalia, assumete i mafiosi preposti a raccogliere il pizzo, così prenderete due piccioni con una fava: risolverete la disoccupazione nel meridione d’Italia e avrete quei soldi di cui dite d’esser creditori. Il popolo tartassato ne sarà felice!
Nel 1988, o giù di lì, partecipavo anche alla campagna dell’obiezione fiscale alle spese militari, che consisteva nel detrarre una percentuale dalle tasse dovute allo Stato italiano e inviarla al presidente della Repubblica, che all’epoca era Sandro Pertini. La percentuale era quella relativa alle spese militari e consegnando la relativa somma nelle mani del sommo garante della Costituzione, intendevamo chiamarci fuori dall’immorale finanziamento agli armamenti. Spesa quest’ultima che è andata sempre lievitando e che rendeva l’intera obiezione più una testimonianza morale che un vero e proprio boicottaggio ai danni dell’esercito.
C’era un po’ d’ingenuità e perbenismo in ciò che facevamo, ma male non faceva. In ogni caso la nostra obiezione non veniva riconosciuta e qualche partecipante all’iniziativa ebbe effettivamente la confisca di alcuni beni di proprietà. Poi, per solidarietà, dovevamo correre dietro alle aste giudiziarie per recuperare libri o altri oggetti sequestrati ai soci, onde comprarli e ridarglieli indietro. Insomma, una fatica di Sisifo. Come svuotare il mare con un cucchiaino. Anche se dell’obiezione fiscale alle spese militari oggi non si sente più parlare, almeno possiamo dire che i pacifisti nonviolenti le hanno provate tutte e che non fanno solo cortei.
Sono passati gli anni, l’Italia sta per comprare altri 130 aerei da guerra, per una somma semplicemente spaventosa, ma si sta pensando di tassare le famiglie con cani, dal pensionato senza figli che va a passeggio ai giardinetti, ai volontari zoofili che, non avendo più spazio in canile, si portano i cagnetti a casa. Come facevamo io e la mia compagna negli anni Ottanta.
Se, come si sente dire in giro, il nuovo governo golpista intende colpire la classe media, una tassa su cani e gatti è proprio quel che ci vuole. Sono milioni, infatti, gli italiani che tengono in casa animaletti domestici e c’è anche chi li ha contati, specie per specie, compresi canarini e tartarughine. Io, detto per inciso, avrei tassato i detentori d’animali esotici, compreso l’amico di Lino Bottaro che tiene in casa dei pitoni, così da scoraggiare la perniciosa importazione di animali dall’Africa e dall’America del sud.
Può però anche darsi – e se ne sta discutendo sul web – che la storia della tassa sugli animali d’affezione sia una bufala e che Monti non ci stia proprio pensando, a tassare i cagnolini ma, in tal caso, chi l’ha messa in giro? Chi sta cercando di diffondere ansia e panico e di sabotare il lavoro appena iniziato del golpista Monti? Non sarà l’ultimo colpo di coda del dragone Silvio?
Comunque vadano le cose, anche se nei prossimi giorni dovesse arrivare la smentita ufficiale da parte del governo, e anche se la reintroduzione dell’iniqua tassa sul fedele amico dell’uomo dovesse essere stata ideata dal governo precedente, un bersaglio è stato raggiunto: l’aumento dell’ansia fra la popolazione. Non siamo più alla disaffezione dalla politica, come paventavano i nostri costosissimi burattini politicanti, ma siamo al “si salvi chi può”. Un’ulteriore goccia d’assenzio è stata aggiunta all’amaro calice e non sappiamo se la gente riuscirà a berlo o lo scaraventerà in faccia alla casta degli oppressori.
Che dite, scoppierà la rivoluzione? Ma gli italiani sono ancora capaci di farne una?
Si accettano scommesse!


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2 commenti:

  1. questo articolo non lo avevo ancora letto!

    per quanto riguarda alla tassa sui pelosi qui in germania si paga da sempre ma solo sui cani
    i costi sono in base alle citta´

    in italia e´stato piantato il seme e se hanno gia´deciso prima o poi sara´cosi`

    la differenza e che noi qui le tasse le paghiamo ma vanno a beneficio degli animali e non per ingrassare il governo
    le tasse tengono pulite le citta da padroni maleducati e inoltre vengono costriiti parchi per i pelosi e agilityplaz assolutamente gratuiti se educati i cani possono entrare nei negozi e vige solo una regola tu sei responsabile del tuo peloso qualsiasi cosa accada e per questo abbiamo anche una assicurazione in caso di incidenti
    dunque tutto programmato come solito fare per un tedesco
    io pago ma ho i miei diritti e doveri
    ma in italia la tassa e solo per ingrassare di piu´i politici che gia´mangiano a sbaffo sulla povera gente
    i randagi?? e una piaga e se gli italiani dovranno pagare il randagismo aumentera´di brutto
    e allora che fanno??
    come minimo danno piu´permessi di soggiorno per i cinesi
    battuta cattiva??
    beh! e quello che penso

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    1. Una volta esisteva anche da noi, poi era stata abolita.
      Infatti, un tempo i cani dovevano avere la medaglietta, che era la prova dell'avvenuto pagamento.

      Io trovo odioso che la tassa venisse fatta pagare a chi toglieva i cani dalla strada, cioè svolgeva quel compito che doveva essere fatto dalle amministrazioni.

      Infatti, molti anni fa ho fatto obiezione di coscienza sul pagamento di quella tassa. Ho ancora gli articoli di giornale.

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