sabato 6 ottobre 2012

Costellazioni poco familiari


Questo è il resoconto di un’intervista mancata. Ho deciso di ricavarne un articolo perché è un’intervista mancata diversa dalle altre. In altre occasioni, se chiedevo a qualcuno di farsi intervistare, mi diceva semplicemente di no e il discorso finiva lì. Qui invece la persona in questione, contattata telefonicamente, ha accettato di farsi intervistare per poi fare dietro front una volta che mi ha avuto di fronte.
Anzitutto va detto che la persona in questione è una donna, soggetto già di per sé difficile da intervistare, in quanto trattasi di animale sfuggente, elusivo e impenetrabile. Poi si tratta di una donna che dichiara di essere molto spirituale (una contraddizione in termini, direbbero i padri della Scolastica). E ultimamente, sto incontrando persone che si definiscono spirituali, le quali dimostrano di avere qualche problema di socializzazione. Almeno con me, che forse non sono spiritualmente alla loro altezza.
Vi ricordate The Wolvessyster? Rifiutò di rimandarmi indietro le domande che le avevo spedito perché dalla lettura delle medesime aveva capito che…..non avevo abbastanza consapevolezza. E che quindi non aveva tempo da perdere con me. Con questa regola, temo che la Sorella dei Lupi di tempo ne avrà tantissimo, perché di gente con la consapevolezza come piace a lei non ce n’è molta in giro per il mondo.





Ma torniamo alla mia ultima “cavia da laboratorio”. Un’imperscrutabile forma di autodifesa, dopo quanto è successo, mi dice di non mettere il suo nome e cognome per esteso, come potrei fare, magari anche per una forma di vendetta da parte mia nei suoi confronti, perché se il suo comportamento può essere giudicato capriccioso, potrei aspettarmi che dopo la pubblicazione di questo articolo si faccia avanti per chiederne la cancellazione, mettendomi in difficoltà con il titolare di Stampa Libera.

In questo mondo (e in quest’epoca) c’è troppa gente che in nome della privacy attua comportamenti a dir poco bizzarri. Se vi 

ricordate, recentemente sono andato a Roveredo in Piano, da un uomo gentile che ha accettato d’incontrarmi, salvo poi chiedere telefonicamente a me e via mail alla redazione di Stampa Libera di sopprimere il pezzo, dopo tutta la fatica che avevo fatto per scriverlo. Per fortuna, il buon Lino Bottaro, titolare del sito, non ha ceduto ai capricci del primo debunker di passaggio.

Nel caso odierno, S. B., una bella donna di mezza età, non è una debunker ma una persona sedicente spirituale che si occupa di Costellazioni Familiari. Circa un mese addietro avevo sentito parlare per la prima volta di Costellazioni Familiari e pochi giorni fa, sotto i portici del centro, ho trovato la locandina di un gruppo che fa meditazione e altre cose interessanti, tra cui conferenze e training su queste misteriose costellazioni.

Mi è sembrato interessante, per i miei affezionati lettori, approfondire l’argomento. Così ho chiamato S.B. e venerdì sera l’ho incontrata a San Vito al Tagliamento. Siamo andati nel bar più vicino e le ho detto che sono un blogger e che ai lettori di Stampa Libera interessano molto le cose spirituali.

E’ arrivata come un fulmine a ciel sereno, ad un certo punto, sorseggiando un cappuccino, la sua affermazione che non mi avrebbe rilasciato alcuna intervista.
Come mai?
Risposta: perché sento delle vibrazioni negative e non mi trovo a mio agio. Andiamo bene! Non sto mica urlando, mi sono fatto la barba prima di uscire e mi sono pure profumato. Forse sono troppo nervoso per i tuoi gusti? Gesticolo troppo in fretta? Sono un blogger e voglio scrivere un articolo. Devo per forza sintetizzare ciò che stai per dirmi. O per non dirmi.
Prima di darmi la glaciale notizia, S.B. ha fatto in tempo a dirmi che le Costellazioni Familiari sono un movimento spirituale che si trova in tutto il mondo, fondato dal tedesco Bert Hellinger, che ha aperto diverse scuole nel suo paese e che ha un referente anche a Bolzano, unico in Italia, ammesso che Bolzano sia in Italia.
Ecco, mi dice S.B., vai sul motore di ricerca e digita Bert Hellinger. Lì puoi trovare tutto quello che ti serve. Grazie, le rispondo, ma ho scelto di parlare con le persone, perché a fare ricerche su internet sono capaci tutti. Tutti hanno una storia da raccontare, anche le persone capricciose come te. Questo l’ho pensato ma non gliel’ho detto.

Probabilmente anche lei non mi ha detto ciò che pensava realmente e ha addolcito subito la pillola dicendo che non ero io ad 

emanare energie negative, ma che era solo un suo problema, il non poter aprirsi come si conviene.

Strano! La maggior parte dei miei intervistati ci riesce benissimo. Cos’avrà influito sulla scelta di S.B. di fare marcia indietro? La donna, il più grande mistero dell’universo, disse Doc in uno dei film “Ritorno al futuro”.
Di solito, coloro che non vogliono farsi intervistare me lo dicono all’inizio e non quando ci siamo già seduti e abbiamo fatto le ordinazioni al barista. Ma, evidentemente, era destino che in questo pazzo, pazzo mondo mi capitasse anche questa esperienza. L’imprevedibilità del genere umano. Ovvero, l’insostenibile leggerezza dell’essere.
Proprio la mattina di venerdì avevo incontrato un mio compaesano che si era sottoposto a una seduta di Costellazioni Familiari e si era trovato soddisfatto. Lui è di quelli che credono che siamo anime entrate nel contenitore corpo, che vengono sulla Terra per fare esperienza. Io non ci credo, ma l’ho raccontato a S.B. per cercare di metterla a suo agio. Quando le ho detto che non credo all’esistenza dell’anima, ha avuto un altro appiglio per ribadire la sua contrarietà ad essere intervistata, dandomi conferma del detto popolare in base al quale se una donna dice basta, è basta per sempre.

Il detto è riferito ai rapporti di coppia che s’interrompono, ma può andar bene anche nel nostro caso. A un certo punto, l’ho tranquillizzata dicendole che non era mia intenzione insistere e, tacitamente, che accettavo la sua improvvisa e inaspettata decisione. Per far seguire alle parole i fatti, ho cominciato lentamente a mettere nello zainetto carta, penna e fotocamera digitale, spiegandole che normalmente ai miei intervistati faccio una foto. A meno che non vogliano essere ripresi. E che normalmente, come note biografiche, chiedo età e professione, a meno che non si tratti di donne. In tal caso, non chiedo l’età.

Ho l’impressione che sia una tecnica collaudata, quella di scaricare sull’interlocutore la responsabilità delle proprie scelte o azioni. Il medico scarica sul paziente, il poliziotto sull’arrestato e il vigile urbano sull’automobilista. Tutti loro, fautori del principio di gerarchia, probabilmente l’hanno imparato dalla Chiesa cattolica che sui suoi fedeli lo ha fatto per secoli. La colpevolizzazione del prossimo.
The Volvessyster, perché non ero abbastanza consapevole e S.B. perché non credo all’esistenza dell’anima e come può ella parlarmi delle Costellazioni Familiari se non credo all’anima? Sia mai!
Provaci! Per Dio! Parliamo la stessa lingua, sono dotato di un cervello senziente e, attraverso il mio personale background, riuscirò a capirne qualcosa di queste benedette Costellazioni Familiari! Altrimenti, è come se tu mi dicessi, metalinguisticamente, che sono un deficiente. Un minus habens. Un ritardato mentale. Lascia che sia io, se del caso, a dire umilmente: “Non sum dignus, domine”.
Già se mi dici che percepisci vibrazioni negative, mi metti in una condizione di disagio e mi costringi ad interrogarmi se per caso ho l’alito cattivo, se non sono abbastanza pettinato o se il mio sguardo ammaliatore ti sta – a mia insaputa – mandando messaggi di tipo erotico. Eppure, sono stato ben attento a dosare le parole e a non lanciare messaggini inconsci di disponibilità sessuale. So che esistono e che – traditori – potrebbero anche uscire fuori contro la mia volontà.

Troppa fretta di sapere le cose, che vanno centellinate e sedimentate in anni di ricerche e studi. Va bene, lo capisco. Questa cosa me

 l’aveva già detta una persona rispettabile che faceva sedute medianiche, ma se dovessimo dedicare anni e anni allo studio di tutto lo scibile, non sarebbe possibile, semplicemente, intervista alcuna. Tutti chini sui libri a studiare. E a cosa servirebbero i siti internet? Non sono essi delle scorciatoie per raggiungere il sapere? Non siamo più frati benedettini che spulciano antiche pergamene in buie biblioteche. Siamo internauti che approfittano della tecnologia cibernetica per guardarsi intorno e capire cosa sta succedendo.

Io ho imparato tantissimo, finora, frequentando i siti di controinformazione. Se non era per Stampa Libera (o per Luogocomune) non sarei mai venuto a sapere di Biglino, Sitchin, Icke, Gianni Lannes e Lino Bottaro. O forse avrei fatto la loro conoscenza con qualche anno di ritardo. E anche i commenti dei lettori sono stati fonte di conoscenza per me, tanto che ultimamente ad alcuni di loro propongo interviste a distanza.
Ho chiesto a S.B., dopo aver messo via carta, penna e calamaio, se non riesce proprio a vedermi come un registratore, nel senso che io ascolto, prendo nota e divulgo a terzi, a coloro che non possono essere qui ad ascoltare e che potrebbero voler sapere cosa sono le Costellazioni Familiari.
Mi ha risposto: “Non è così che funziona. Non sei solo un registratore ma un’antenna che ha bisogno di riparazione, di essere messa a punto per operare perfettamente”. A me sembra più un goffo tentativo d’imitazione, come avverte la Settimana Enigmistica, delle antiche sette esoteriche che offrivano la conoscenza solo agli iniziati. Insomma, non è che S.B. stesse giocando a fare i…..grandi, come quelle bambine che calzano le scarpe con i tacchi alti, della mamma, e si piazzano davanti allo specchio a rimirarsi?
Siamo tutti adulti e vaccinati, mi veniva da dirle, e se il mio è un approccio mentale, che basa le proprie capacità d’interpretazione della realtà fenomenica sul cervello, pazienza. Vorrà dire che verrà fuori un articolo cerebrale. No, devo avvicinarmi con il cuore, se voglio acquisire la vera conoscenza.
Io mi sarei accontentato di capire cosa sono le Costellazioni Familiari. Per la vera conoscenza c’è tempo e il paradiso può attendere.
Finite le consumazioni, superati gli sguardi d’imbarazzo, miei e suoi, ci siamo congedati. Siamo usciti dal bar. Lei si è diretta verso il SUV (non dimentichiamo che Osho Raijneesh aveva moltissime Rolls Royce), io verso la mia Yamaha Virago. Era già quasi buio. Per tutti i dieci Km del ritorno mi sono chiesto la ragione di tale improvvisa reticenza. Sarà stato per viltà come con Celestino Quinto?
Arrivato a casa ho avuto un’illuminazione. Non ho messo un dito nella presa della corrente, ma mi è venuto il sospetto che a far prendere a S.B. quella decisione improvvisa fosse stata la presenza di Tina, la mia ex moglie che, se c’è da fare un giro in moto, non si tira indietro. Vuoi vedere che, gratta gratta, è solo una questione di concorrenza tra femmine. Leonesse che si sbranano per l’unico maschio? Che dite, sono troppo pretenzioso?

Va bene, lo ammetto, non sono un Adone, non sono più giovane né ricco e soprattutto non ci capisco niente di psicologia femminile. Fino all’ultimo momento, quando mi trovo faccia a faccia con una donna, do per scontato che nella sua testa funzionino gli stessi meccanismi mentali che agiscono nella mia. Poi, la sorpresa. Il colpo di scena. E io mi accorgo di aver avuto davanti a me una cavalletta. Un rettiliano, che so, una pleiadiana in vacanza sulla Terra. Quali strumenti ho per capire l’universo femminile? Pochi, anzi nessuno! Solo la mente può permettermi d’interpretare la realtà esterna, ma con le donne è un’operazione impossibile, persa in partenza.

Alla mia domanda se è vero che, con un nonno o un bisnonno morto suicida o di morte violenta, i nipoti e i pronipoti hanno esperienze di vita travagliate, S.B., ancora una volta, mi ha risposto che non è così che funziona. Beh, spiegami, di grazia! Illuminami!
Niente! Niente da fare! E’ andata così. E il sospetto che fosse stata la presenza di Tina ad indisporla, benché non lo desse a vedere, aleggerà in me per lungo tempo. Forse fino a quando non incontrerò qualcuno in grado di spiegarmi l’arcano. O fino a quando qualche gentile lettore non vorrà rendermi edotto del perché di un simile comportamento. Se tutti gli spiritualisti sono di tal fatta, siamo messi bene. E se la discriminazione tra materialisti e mistici è già in atto, in vista della prossima mietitura angelica, io sono tagliato fuori. Non c’è salvazione per me.
Magari, quando arriveremo alla stretta finale, potrei rubare il SUV a S.B. e cercare di mettermi in salvo da qualche parte, sotto la pioggia di escatologici tizzoni ardenti, inseguito dal rammarico per un’intervista mancata, dai sensi di colpa e dall’ira del Signore. E forse anche dai vigili urbani.

11 commenti:

  1. forse,Roberto,quando ti presenti x un'intervista sbagli comunicazione,affermando,come in questo caso la tua miscredenza sull'anima.
    forse se tu ti presentassi senza alcun pregiudizio (che non vuol dire credere a tutto quanto ti si racconta)avresti + possibilità di successo...tattica!
    spero che tu non la prenda a male,cerco anch'io di capire il modo di ragionare del prossimo,non è facile,ma cercare di non dare nessun disagio all'intervistato/a,nei limiti del possibile, credo sia un buon metodo x cercare di portare a buon fine un'intervista e conseguente conoscenza.

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    1. Hai perfettamente ragione! Il problema è come fare a mettere a suo agio l'intervistato?
      Penso che seguire la strada della verità, cioè mostrarsi per quello che si è, sarebbe una buona tecnica, ma evidentemente la verità fa male anche a persone evolute spiritualmente come la signora diceva di essere.
      Ciao

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  2. Mai fidarsi delle donne con la macchinona

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  3. forse magari la signora ha capito che non 6 il classico tonno.........forse avrà voluto evitare domande scomode.......

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    1. Mi sfugge il significato di.....tonno.
      Ad ogni modo, questo caso sembra destinato a rimanere un mistero.
      Non è un problema. Io sto pensando già alla prossima intervista.
      Ciao.

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  4. tonno come persona che assorbe tutto acriticamente.

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    1. Grazie.
      In quale area geografica italiana si usa?

      Pedissequo, boccalone, sono sinonimi.

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    1. Eppure, "tonno" non l'ho mai sentito!
      Probabilmente è un gergo giovanile, è quindi si tratta non di una distanza geografica, ma temporale.

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  6. sì,anche se come anagrafe sono del 65.

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