venerdì 20 ottobre 2017

L’invenzione del popolo europeo


Bernardo nacque a Barcellona nel 1924 e riuscì ad attraversare indenne la guerra civile spagnola pur combattendo contro Franco tra le fila degli anarchici. Nel 1948 si ritrovò a Marsiglia in partenza per Israele, su una nave di ebrei reduci dalla seconda guerra mondiale. All’arrivo, il funzionario del ministero degli interni del neonato stato di Israele gli chiese di che nazionalità fosse e Bernardo prontamente risposte: “Catalana!”. Al che, il funzionario rispose: “Mi dispiace, ma non esiste una nazionalità catalana. Scriverò spagnola”. Bernardo protestò dicendo che si rifiutava di portare un documento su cui c’era scritto “nazionalità spagnola” e allora il funzionario accettò di scrivere sulla carta d’identità “nazionalità catalana”, facendo sì, in tal modo, che Israele fosse il primo paese al mondo a riconoscere la nazione catalana, benché ufficialmente non esistesse. Questa vicenda realmente accaduta si trova ne “L’invenzione del popolo ebraico", di Shlomo Sand e ci fa capire che il referendum del primo ottobre e il braccio di ferro tra la Catalogna e il governo centrale spagnolo ha radici antiche e non nasce dall’oggi al domani.



Noi italiani difficilmente riusciamo a farci un’idea di ciò che per un catalano significhi la sua identità. Forse possiamo paragonare la situazione dei catalani a quella dei sudtirolesi, che noi ci ostiniamo a chiamare altoatesini. Anche se gli abitanti della provincia di Bolzano hanno la carta d’identità italiana, non hanno per questo un’identità corrispondente. La Storia li ha fatti rientrare nel territorio italiano, ma loro si sentono austriaci. Se dobbiamo rispettare il loro sentimento di appartenenza al mondo germanico, perché non dovremmo rispettare il sentimento dei catalani che non si sentono spagnoli?

Evidentemente, la lingua catalana è sufficientemente diversa da quella spagnola, giacché l’identità di un popolo passa attraverso la lingua, ma per spiegare perché siamo giunti alla situazione attuale, con un referendum plebiscitario e un duro scontro con il governo centrale, si deve considerare anche un altro fattore, oltre alla lingua: l’orgoglio caratteriale dei catalani. Cosa che per esempio noi friulani non abbiamo. Eppure, la nostra lingua, il ladino, ha tutte le carte in regola per differenziarci dagli italiani e dalla loro lingua, ma ciò che ci manca è l’orgoglio di appartenere a un popolo storicamente particolare, sui generis. Ci siamo sempre fatti comandare da qualcuno e abbiamo sempre avuto dei padroni. Ciò spiega perché non indiremo mai un referendum, né lasceremo mai l’Italia.

Come ho già detto nei giorni scorsi, mi stupisce che un sardo non provi simpatia per i catalani e anzi parteggi per il governo di Madrid. Mi pare che ciò dipenda dal fatto che i catalani si sono spesso pronunciati a favore del meticciamento kalergiano, accogliendo i migranti che stanno invadendo l’Europa. Se le nazioni così come sono uscite dalla seconda guerra mondiale sono destinate a sparire per lasciare il posto al nuovo ordine mondiale, lo si potrà ottenere grazie all’invasione delle orde afroasiatiche, ma anche grazie a risorgere dei nazionalismi minoritari. Su quest’ultimo punto ho qualche dubbio. Per decenni, per farci accettare l’Europa, è stato divulgato lo slogan “L’Europa dei popoli e non quella dei banchieri”. E noi ci abbiamo creduto, magari senza sapere bene cosa significasse. Per me l’Europa dei popoli è proprio quella in cui tutte le popolazioni con un preciso dialetto o lingua (i concetti sono intercambiabili) possa autogestirsi, sulla base del principio di autodeterminazione dei popoli, altro cavallo di battaglia dei libertari.


Ora no. Ora non va più bene che i popoli decidano del proprio destino e perfino Berlusconi e Maroni si sono premurati di dire che il referendum di domenica prossima, in Lombardia e Veneto, non ha niente a che fare con quello catalano. Insomma, in un modo o nell’altro, i massoni sionisti che premono per arrivare al governo oligarchico mondiale, sperano di avere successo e di implementare i loro progetti. E’ un bel dilemma. Crea confusione e ulteriori spaccature in chi, viceversa, vuole impedire che il NWO venga realizzato. Io che faccio parte di coloro che si oppongono al NWO sono d’accordo che i catalani si separino da Madrid, ma altri che come me rigettano i piani sionisti stanno dalla parte del governo spagnolo, perché le nazioni così come sono tracciate sulle carte geografiche vanno salvaguardate a tutti i costi. Il problema è dunque: cosa s’intende per nazionalità? La risposta dovrebbe essere ovvia, lapalissiana, ma non intendo affrontare qui questo tema, perché ho già detto che le nazioni, e successivamente gli stati, si modellano sulle lingue parlate e non viceversa. L’anima di un popolo è nella sua lingua materna.

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