martedì 8 ottobre 2013

La collina dei porcellini d'India

 

“Con questo comunicato rivendichiamo la liberazione di 407 porcellini d’India dall’allevamento `Bettinardi` situato ad Alzate di Momo, in provincia di Novara, avvenuta la notte del 5 settembre 2013.
Da oltre 10 anni l’allevamento di cavie e conigli di proprietà di Giuseppe Bettinardi rifornisce l’industria della vivisezione nel più totale anonimato.
Non stupisce che immediatamente dopo l’azione i media abbiano tentato di nascondere la verità riguardo a questa struttura, descritta come `allevamento di animali da compagnia`. Sfortunatamente per Bettinardi, siamo in possesso di tutte le informazioni necessarie per rendere finalmente noti i suoi legami con l’industria della sperimentazione animale.



Bettinardi alleva conigli (prevalentemente `New Zealand white`) e cavie di razza `Dunkin Hartley`, questo tipo di animale viene utilizzato esclusivamente a fini di ricerca.

Abbiamo reperito informazioni su innumerevoli crudeli esperimenti di `ricerca di base` in diverse università italiane e sappiamo con sicurezza che questo allevamento rifornisce con continuità le università di Milano e Pavia.

Siamo a conoscenza di esperimenti nei quali cavie allevate da Bettinardi sono state uccise esclusivamente per prelevare porzioni di muscolo dal loro stomaco, per poterle in seguito stimolare elettricamente nel tentativo di stabilire se il farmaco `Levosulpiride` abbia o meno effetto procinetico (ossia se sia in grado di stimolare la funzione motoria intestinale).
Durante due altri esperimenti ad un totale di 40 conigli provenienti da questo allevamento è stata aperta la gabbia toracica, una cannula è stata inserita all’interno mentre gli animali erano vivi e coscienti ed una speciale soluzione è stata iniettata nei loro polmoni. Gli animali sono stati infine uccisi, in modo da poter raccogliere campioni di liquido dai polmoni durante una ricerca sul funzionamento di questo organo.
                                                                                                                                                                
In altri due esperimenti di appena alcuni mesi fa, 38 conigli nel primo e 22 nel secondo, sempre allevati in questo luogo, venivano uccisi per dissanguamento (il che significa che è stata loro tagliata la gola e sono stati fatti sanguinare sino alla morte) solo per poter rimuovere la loro gabbia toracica ed i loro polmoni come parte di una ricerca sulla lubrificazione dell’apparato respiratorio.
Questi sono solo alcuni esempi degli esperimenti che questo allevamento ha reso possibili rifornendo gli animali ai laboratori durante gli anni.

Sebbene una parte del movimento, e la maggior parte delle persone, spesso concentri la propria attenzione su altri animali usati nella ricerca (come cani o scimmie) le specie più piccole rimangono quelle maggiormente usate nella vivisezione. In Italia vengono usati in media 13.870 porcellini d’India ogni anno nei laboratori, contro i circa 950 cani.

La reazione quando si parla di cani è maggiore in quanto le persone riescono più facilmente a connettere con questi animali o semplicemente perché li percepiscono più familiari. Ma gli individui che soffrono e muoiono nelle strutture di ricerca sono molti di più e la nostra lotta ambisce alla liberazione di ognuno di loro.

La vivisezione, in un sistema capitalista globalizzato, rappresenta uno dei settori dello sfruttamento animale più redditizi per una delle industrie più potenti al mondo, quella chimico farmaceutica.

La fede cieca nel progresso scientifico e tecnologico, propugnata da ricercatori e multinazionali, è l’espressione ultima della mentalità capitalista e antropocentrica.

Quest’ideologia, che ci viene presentata come il cammino inarrestabile dell’essere umano verso un presunto miglioramento delle nostre condizioni di vita, è usata come giustificazione per il dominio sulla natura, la tortura e l’uccisione di un numero infinito di animali non umani, come pure di esseri umani usati come cavie nei paesi economicamente poveri, nelle carceri o negli ospedali psichiatrici.

L’allevamento è composto da due grossi capannoni attaccati in fila l’uno dietro all’altro, che formano una struttura divisa in varie sezioni, alcune usate per i conigli ed una per i porcellini d’India.

Tutti i conigli rinchiusi in questo allevamento sono tenuti in gabbie strette e completamente spoglie, dove non hanno possibilità di alzarsi, girarsi o fare qualsiasi altro movimento.


La maggior parte dei porcellini d’India sono tenuti in box di legno in gruppi piuttosto numerosi, mentre un numero minore di animali sono rinchiusi in piccole gabbie di plastica, in gruppi da 3 a 5.
In nessuno degli spazi dove gli animali vivono sono presenti tane o luoghi dove poter trovare rifugio, anche se per loro si tratta di un bisogno primario ed il dover restare sempre esposti sia una grossa fonte di stress.

L’abitazione dei proprietari, una grande casa di campagna, e’ situata a pochi metri dai capannoni. Intorno case e campi tra cui camminiamo al buio, per raggiungerli. L’erba ci accarezza le gambe mentre in fila indiana apriamo sentieri non scritti. Non è contemplata via di fuga per gli animali, ma questa notte creeremo un nuovo varco: le finestre diverranno porte, i campi vie per la libertà. Daremo aria fresca ai nostri sogni ed agli animali che ancora non sanno cosa sia.

Quanti saranno? Ce la faremo a portarne via così tanti? Avranno paura?
                                                                                                                                                                 
Anche noi abbiamo paura, non siamo eroi da sangue e cuore freddo. Incertezze ed errori sono presenti, ma la rabbia è troppo grande, l’odio è troppo forte. Nulla ci può togliere la voglia di agire affinché ad avere paura siano i nostri nemici.

Avvicinandoci all’allevamento cade una stella cadente, per ora un unico desiderio: tornare a casa sani e salvi con tanti musetti intorno a noi.
Il palo si posiziona per controllare I movimenti all’interno della casa e durante l’azione ci muoviamo facendo meno rumore possibile, mentre all’interno dell’abitazione qualcuno accende e spegne la luce, guardando uno schermo, ignaro di ciò che sta accadendo a pochi metri di distanza.

A coprire un poco il suono dei nostri movimenti ed i fischi dei porcellini d’India c’è una ventola di aerazione dell’allevamento e di tanto in tanto l’abbaiare del cane del proprietario o di quello dei vicini di casa, o ancora, il passaggio di un treno in lontananza.

Rimuoviamo la zanzariera che ricopre una finestra aperta sul retro del capannone, sulla parte opposta alla casa, che avevamo individuato durante la preparazione dell’azione.

La finestra si trova a più di 2 metri di altezza, quindi mettiamo delle scale contro il muro, una all’esterno ed una all’interno della stanza in cui sono imprigionati centinaia di porcellini d’India.

Entriamo, ci ambientiamo velocemente e cominciamo subito a riempire i contenitori che useremo per trasportare gli animali.

Prima della notte dell’azione il nostro gruppo ha discusso a lungo sull’opzione di liberare anche dei conigli, ma per motivi pratici abbiamo dovuto prendere una decisione estremamente difficile. In effetti, a causa della dimensione molto stretta della finestra da cui abbiamo portato via gli animali, e delle condizioni assai delicate in cui si è svolta l’azione, abbiamo optato per portare via il maggior numero possibile di individui e per ovvi motivi di tempo, spazio e peso, questo ha significato concentrarci sui porcellini d’India, riuscendo alla fine a svuotare quasi tutto il capannone.

Ci dispiace tantissimo non aver potuto liberare tutti gli animali. Quelli che abbiamo preso con noi vivono ora in luoghi accoglienti con le necessarie cure e con tutto il tempo per dimenticare l’allevamento e non conoscere mai le fredde mani dei vivisettori.
                                                                                                                                                                 
Prima di andarcene lasciamo un messaggio a Bettinardi con una scritta sul muro interno del capannone quasi vuoto “Il loro incubo è finito, il tuo è appena cominciato” firmato ALF con una A cerchiata.

Ed ora andiamo via di qui prima dell’alba! Scappiamo, ma lentamente…sono pesanti 407 porcellini d’India!

Una volta al sicuro ci guardiamo, siamo quasi più di mille occhi e non abbiamo più dubbi: l’ALF ha vinto ancora.

Questa liberazione, come ogni altra azione diretta, apre squarci di libertà che non sono recuperabili dal sistema, andando direttamente all’obbiettivo.

L’azione diretta è uno strumento efficace, ma non solo, la rivendichiamo politicamente in quanto contiene in sè la nostra critica allo sfruttamento e la nostra voglia di contrattaccare.

Sabotaggi, attacchi e liberazioni si pongono al di fuori della triste logica dell’attivismo ‘politicante’ e legalitarista, ci mostrano le potenzialità sovversive dei nostri sogni, e di cosa possiamo fare se ci mettiamo in gioco in prima persona.

Forza e solidarietà a chi nella lotta per la liberazione animale e della terra ha dovuto fare i conti con la repressione dello stato ed ha continuato a resistere.

Questa liberazione è dedicata a voi ed a chi, con la complicità della luna nera, cospira e si muove furtivamente per distruggere con rabbia la tranquillità degli sfruttatori ed aprire con amore le gabbie.

Animal Liberation Front

9 commenti:

  1. notizia meravigliosa
    gente meravigliosa

    grazie !!!!

    Alex

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    1. Purtroppo, non c'è rosa senza spine.

      La rosa è l'azione in sé e le spine sono le considerazioni che concludevano l'articolo e che ho tagliato perché tendevano a condannare le iniziative degli animalisti legalisti.


      Non che questi ultimi mi siano particolarmente simpatici, ma anche svolgere opera di sensibilizzazione ha la sua importanza e beccarci l'un l'altro significa comportarsi come i polli di Renzo, nei Promessi Sposi.

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    2. Simpatici o meno, de gustibus, ma quelle bestie sono libere!

      ciao ottimo sito
      ottimi articoli
      ottima persona,

      Alex

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    3. Grazie ancora Alex.

      Finché gli "anarcoanimalisti" si limitano ad avere le loro opinioni altamente ideologicizzate, ci può stare, ma quando arrivano a cacciare dalle loro iniziative pubbliche altri animalisti con l'accusa obsoleta di essere fascisti, allora siamo in piena patologia mentale.
      E' una cosa malata, malatissima, e a Bergamo qualche mese fa, sono stato scacciato anch'io.
      Dopo più di trent'anni di onorata "carriera".

      :-(

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    4. Dove sta scritto che gli animalisti rappresentino gli "eletti"?

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    5. Freeanimals,

      non so di queste diatribe tra animalisti e presunti fascisti ...
      comunque se poi vanno a liberare gli animali meglio ... per gli animali ...
      le etichette che si danno di fascisti, anarchici o antifascisti sono solo "kazzate" degli umani ...

      ciao,

      un abbraccio

      Alex

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    6. Andretta, dove sta scritto che gli antroposofi rappresentino gli "eletti"?

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    7. Alex, sono d'accordo.

      Le accuse che gli animalisti "antifascisti" rivolgono agli animalisti "fascisti" sono uno degli aspetti più squallidi dell'animalismo.


      Io la chiamo: "Sindrome dei polli di Renzo".

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  2. Ladri di merda, dovrebbero farli su di voi gli esperimenti per salvare vite umane. Rassegnatevi, la sperimentazione medica sugli animali non avrà mai fine, com'è giusto che sia. Viva l'antropocentrismo!
    (Non perderò nemmeno tempo a controllare le risposte idiote).

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