Testo di Giulietto Chiesa
Lampedusa è il sintomo di
una crisi mondiale. Già questo ci dice che la sua soluzione è più grande di
noi, di questo paese, di questa Italia. Ci dice anche che, fino ad
ora, l'Italia è stata al di sotto di ogni decenza nell'affrontarla. Ci sono due modi di vivere
questa tragedia: uno è l'ipocrisia e la mala fede. Coloro che ci portano al
disastro (e molti di noi, anche) si strappano adesso il capelli, piangono,
fingono solidarietà con le vittime, gridano vergogna (ma a chi la gridano,
essendo loro i primi responsabili?) Uno spettacolo indecente
davvero.
Il PD, per bocca di Epifani
dice che "bisogna abrogare la legge Bossi-Fini". Adesso? Ma il PD è
stato al governo del 2006 al 2008 e non l'ha nemmeno toccata.
Napolitano invoca leggi per
i profughi. Proprio lui che ha firmato nel 2009 la legge Maroni sul reato di
clandestinità. E poi, un paese che si fa
guidare da gente come Bossi e Fini (cioè che sceglie plebei incolti e rapaci,
oltre che incompetenti) cosa infine può aspettarsi se non tragedie?
L'altro modo di affrontare
la situazione è quello di guardare in faccia la realtà. L'ondata migratoria è
destinata ad aumentare. E' uno tsunami annunciato. Non ci sono dei o
provvidenze che potranno fermarlo.
Gli economisti stupidi che
sorreggono la baracca con le loro sgangherate ricette, ci ripetono da decenni
che bisogna favorire il libero flusso di capitali.
Appunto: i capitali si sono mossi molto liberamente
(tra le tasche dei padroni dell'Universo). Ma la conseguenza è che anche gli
uomini si muovono: più lentamente, perché sono fatti di materia, non come i bit
dei computer, ma si spostano, per vivere,
per bere, per mangiare, per sognare perfino.
Dunque arriveranno altre
centinaia di barconi, con decine di migliaio di disperati.
E noi avevamo come ministro
della Repubblica un demente che pensa e pensa che ci vuole una legge per
fermarli.
Pensate a che livello si
collocano, lui e il presidente che ha firmato una legge sul reato di
clandestinità!
Certo, l'Italia, da sola,
non può farcela. ma potrebbe fare subito molte cose importanti. Potrebbe
prepararsi allo tsunami.
Organizzativamente in primo
luogo, perché non siamo preparati. Bisogna dirlo forte e chiaro.
Prepararsi significa molte cose. Ci vuole un piano d'emergenza e un piano strategico. Ci vuole un centro di comando composto da persone competenti e oneste, che siano messe in grado di rispettare il diritto sacrosanto di asilo, e di non permettere altre tragedie. Cioè bisogna predisporre misure di accoglienza. A questo non c'è alternativa se non vogliamo essere costretti a costruire cimiteri, o a scavare fo sse comuni. Cioè ci vogliono mezzi. E persone qualificate.
Per esempio un esercito
(sarebbe meglio tornare all'esercito di leva) che, invece di allenarsi a
sparare sia messo in grado di svolgere funzioni estese di protezione civile.
E, per il piano strategico,
ci vuole una chiara visione dell'azione politica da svolgere in campo
internazionale. L'Italia di questi anni balbetta o è assente dalla scena. Non
ha voce e, del resto, essendo un paese commissariato dalla Trojka, non si
preoccupa di averla. Invece dovrebbe farsi sentire: è l'Europa, con i suoi
cosiddetti principi universali che deve rispondere. E, se non lo fa, è l'Italia
che deve prendere l'iniziativa e imporre una risposta collettiva. Molto di più
che un "corridoio umanitario" di emergenza. Non basterebbe comunque.
Ci vuole una politica!
E ci vuole il coraggio
necessario per dire - e dirsi - come stanno le cose.
Siamo noi ricchi - e
privilegiati - parte del problema. Lo abbiamo creato anche noi. E dunque
dobbiamo mettere mano al portafogli. Non regalando motovedette alla Libia,
perché fermi e ricacci indietro i disperati, ma cambiando la politica degli
aiuti al cosiddetto terzo mondo. Non mandando truppe in Afghanistan e in Iraq,
cioè cambiando la nostra politica estera: fuori dalla NATO, perché non abbiamo
nemici; fuori dalla guerra. Questo è l'unico modo per contribuire alla
soluzione del problema.
Per questo ci vuole
un'altra classe politica e un altro governo, italiano ed europeo.
E buona fortuna a tutti.
cit."Siamo noi ricchi - e privilegiati - parte del problema. Lo abbiamo creato anche noi. E dunque dobbiamo mettere mano al portafogli."
RispondiEliminaMa dove li vede tutti questi ricchi io non lo so.... più che politica dell'accoglienza, mi sembra che promuova la politica dei sensi di colpa.
Anche lui si è fuso...
Se lui vuole mettere mano al portafoglio io non ho niente in contrario, ma la cosa non deve essere imposta con le imposte.
EliminaAccidenti! E pensare che era partito così bene anni fa(prima di diventare parlamentare europeo). Anche lui, non tocca mai chi provoca le cause dei veri problemi. Ci vuole, ci vogliono, si deve, si dovrebbe, bisogna...., ma insomma!! Lo scranno europeo è importante, da molta ebbrezza, favori e denaro. Per passare la vecchiaia con un ottima pensione ci può stare anche un po' di sterile qualunquismo.
RispondiEliminaE' già da un po' che circola sul web l'accusa nei suoi confronti di essere un...."gatekeeper", un guardiano del cancello.
EliminaI parlamentari europei guadagnano un milione di euro all'anno.