lunedì 27 aprile 2015

I musulmani buoni


Fonte: Lifegate

Nell’antica lingua egiziana Sekem significa “vitalità dal sole”, nel progetto di Ibrahim Abouleish la forza del sole dona la vita a 20mila ettari di terra desertica. Nel cuore del deserto, a 60 chilometri a nordest del Cairo (Egitto), il lungo e faticoso lavoro condotto da Abouleish permette a una città di alimentarsi grazie alla verdura fresca, al tè e al cotone coltivati con l’agricoltura biodinamica e di sostenersi attraverso il commercio equo e solidale di prodotti con il marchio Demeter. Dal 1977, arabi e israeliani (ma anche ebrei e cristiani) sono uniti da un unico grande progetto, quello di rendere possibile l’impossibile: coltivare nel deserto.


Dopo un periodo difficile”, racconta Abouleish “ripensai alle parole di Maometto: quando si avvicina la fine del mondo, coltiva la terra e vedrai che non ti abbandonerà. La terra è una madre dal grande cuore, anche quando i figli la maltrattano lei perdona, e offre altre possibilità.” Così dalla Germania, con una laurea in ingegneria e una in medicina, Ibrahim Abouleish torna in Egitto e intraprende la sua coraggiosa impresa. Con il progetto Sekem, in 20mila ettari di terra strappata al deserto senza l’uso di pesticidi e sostanze chimiche dannose per l’ambiente, né di macchinari pesanti che distruggono la biodiversità del suolo, fertilizzando la terra solo con concimi biodinamici di origine animale o vegetale, Ibrahim Abouleish ha fatto nascere 85 aziende agroalimentari e ha dato lavoro a 10mila persone, di cui il 40 per cento sono donne, in un contesto la cui destinazione agricola era impensabile.

La natura è il nostro vero futuro sicuro” afferma Abouleish. Per dimostrarlo è sufficiente guardare l’esempio di Sekem, una realtà economica sostenibile per il pianeta e di grande importanza per l’Egitto, che conferma a tutto il mondo quanto i principi dell’agricoltura biodinamica costituiscano un approccio concreto per il futuro dell’uomo.

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