domenica 20 maggio 2018

Forni a micro onde elettromagnetiche


Vittorino Andreoli, con il suo aspetto da scienziato pazzo ma dalla parlata rassicurante, ci dice che sono cose che possono succedere. Grazie, c’ero arrivato anch’io! Quello che non ci dice è perché siamo arrivati a questo tipo di incidenti. Se la famiglia tradizionale non fosse stata demolita da quegli stessi che ora levano alti lai e ci rassicurano con psichiatri dall’aspetto tutto sommato bonario, nessun bambino morirebbe soffocato nelle automobili trasformate in forni. Quando le gazzette ci rendono edotti di comportamenti strani, inverecondi e anche decisamente scellerati, come migranti che si spogliano in pubblico, mamme che buttano i figli dai terrazzi o, come in questo caso, padri che dimenticano i bimbi in macchina e vanno al lavoro, si ha la tendenza a tirare in ballo quell’elemento misterioso e infernale che sono le onde elettromagnetiche, usate da militari e scienziati pazzi, questi sì veri, per manipolare a distanza le persone. Qui, con un padre distratto, possiamo anche lasciar perdere il discorso della manipolazione eterodiretta mediante onde elettromagnetiche, perché probabilmente ha ragione il Vittorino, psichiatra nazionale.


Vediamo allora le ragioni storiche del perché siamo arrivati a questo. Se mi chiamassi Diego Fusaro, a questo punto avrei già usato la parola “Capitale”, ma io posso farne a meno e tirare in ballo le élite mondialiste che dominano il mondo, checché ne dica Gioele Magaldi, per il quale non esistono. Tale combriccola, che si riunisca con grembiulino o con un cappuccio in testa o che non si riunisca affatto, un bel giorno decise di sgretolare la famiglia tradizionale, composta – lo dico perché ce lo siamo tutti dimenticati – dal marito che esce di casa per lavorare e dalla moglie che rimane in casa per accudire alla prole e svolgere le faccende domestiche. No, questo millenario modello, agli Illuminati non andava più bene. Vollero far entrare le donne nel mondo del lavoro, come se nel frattempo non si stessero introducendo nella società quelle macchine che, viceversa, eliminavano posti di lavoro. Vollero trasformare le mamme in operaie non perché ne avessero bisogno, ma per gli effetti che ciò avrebbe prodotto sulla società: in primis la sua destabilizzazione.

Quando si parla di destabilizzazione, si pensa subito alle orde di afroasiatici che le élite ci stanno facendo venire in casa, ma in realtà tale perfida operazione ha radici più antiche. Nasce infatti nel Novecento e proprio con la cosiddetta emancipazione della donna. Già, perché non bastava che la donna fosse schiava in casa di suo marito (così si diceva), ma la si voleva rendere schiava anche del padrone della fabbrica. Viene in mente “Arlecchino servitore di due padroni”, solo che qui sono in gioco interessi più grandi. E c'è poco da scherzare! In tempo di guerra, con gli uomini al fronte, era giocoforza trasformare la donna in operaia, soprattutto nelle industrie belliche, ma in tempo di pace? In tempo di pace, con le industrie belliche ridotte al minimo, obbligando anche le donne, oltre che i loro mariti, ad uscir di casa la mattina per andare al lavoro, si presentava il problema di chi avrebbe accudito i figli. Nacque la figura professionale della baby sitter, un lavoro precario simile a quello dell’imbucatore di depliant pubblicitari. Non ne sentivamo la necessità, né dell’uno, né dell’altro. Oltretutto, far entrare in casa una ragazza poco conosciuta e non necessariamente dotata del giusto istinto materno, ci si espone al rischio di brutte sorprese, come a volte le telecamere nascoste dai carabinieri ci svelano.

Poi, in fin dei conti, c’era veramente bisogno che in casa entrassero due stipendi? Se in una famiglia c’è già il marito che lavora, perché far lavorare anche la moglie? Perché anche le donne hanno diritto alla propria personale realizzazione, ci è stato ripetuto per decenni. Okay, per migliaia d’anni le donne si sono realizzate nella maternità, ma poi, di punto in bianco, nel Novecento, salta fuori che le donne vogliono fare le astronaute, le pilote di auto da corsa, le camioniste, le chirurghe e ci capita anche una certa Boldrini che attacca direttamente il lessico, in questa sfrenata lotta alla realizzazione della donna. Per carità, nessuno vuole negare alle donne il diritto di fare tutti i lavori del mondo, anche la scaricatrice di porto o l’operaia di fonderia, se ci riescono, ma quando intendono conciliare il lavoro con l’educazione dei figli, allora nascono i casini. E, in certi casi, anche le disgrazie

Togliere i bambini e farli accudire dallo Stato, come illustrano certi romanzi distopici, è improponibile. Sono finiti i tempi di Sparta e di Leonida, per fortuna. La famiglia tradizionale si è sviluppata nei secoli e, in termini calcistici, squadra che vince non si cambia. Si è voluto cambiare e abbiamo perso la partita. Stiamo perdendo la partita del “welfare”, della qualità della vita, inseguendo un sogno di avidità, di ricchezza materiale e di finte realizzazioni, come quando la pubblicità ci spinge a comprare cose di cui non abbiamo bisogno. Non avevamo bisogno che le donne entrassero nel mondo del lavoro, ma i manipolatori di cervelli sono riusciti a convincerci. I risultati della destabilizzazione della società si vedono giorno dopo giorno. Prendere coscienza di questo forse ci potrà salvare dalla disfatta definitiva.

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