Fonte: Telerama News
Salento. “Il ricorso ai pesticidi disattende, in toto, le raccomandazioni degli organismi scientifici e pone deliberatamente le popolazioni a esposizioni chimiche dannose, pregiudica le generazioni future, compromette le matrici ambientali, concausa mutazioni epigenetiche“. Arriva dritta al dunque Lilt sul decreto Martina e dunque l’obbligo di trattamenti periodici dei terreni con pesticidi. L’ennesima mannaia si abbatte su un territorio già a rischio. “L’evidenza scientifica di allerta si ripropone oggi con più drammaticità -rimarca la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori- soprattutto alla luce delle mutate caratteristiche epidemiologiche e chimico-fisiche e tossicologiche della matrice suolo del Salento“.
Soltanto lo scorso 23 marzo dallo studio GENEO sulla matrice suolo di 32 Comuni della provincia di Lecce condotto su aree neutre sono emerse contaminazioni inaspettate (e che 9 anni fa la Provincia di Lecce non aveva rilevato) con livelli altamente critici di sostanze pericolose come l’Arsenico, il Berillio e il Vanadio. L’associazione ritiene dunque suo imprescindibile dovere richiamare l’attenzione pubblica e dei decisori istituzionali circa i rischi per la salute derivanti da emergenze ambientali di diversa origine che già nel territorio si presentano (come nel 2015 ha già fatto per il disseccamento degli ulivi chiamando in causa le istituzioni regionali, nazionali e la Commissione Europea).
“I pesticidi -fa sapere Lilt- oltre alla cancerogenicità, rientrano nella categoria degli interferenti o disturbatori endocrini (IE), responsabili di disturbi e di danni a carico della funzionalità del sistema endocrino e causanti effetti avversi sulla salute dell’organismo, della sua progenie o di una (sotto)popolazione. Gli effetti negativi infatti non ricadono solo sull’individuo esposto ma agiscono sulle stesse cellule germinali, determinando alterazioni che si trasmettono alle generazioni successive attraverso modificazioni di tipo epigenetico“.
Da qui l’indicazione urgente e rigorosa di adottare misure di prevenzione e di controllo. Il rischio è presto detto: “patologie gravi e varie, come i disordini riproduttivi femminili e maschili (infertilità), le anomalie congenite del sistema riproduttivo, i tumori della prostata, della mammella e dei testicoli, i disturbi dello sviluppo neuro-comportamentale e cognitivo (tra cui anche forme di autismo), i disordini metabolici (come l’obesità e il diabete di tipo II).
Le responsabilità di quanto potrà accadere sono e saranno tutte da rintracciare nelle decisioni assunte da quegli Enti, Istituzioni e organismi che, noncuranti delle raccomandazioni ufficiali provenienti dalla ricerca scientifica, hanno scelto di far correre ugualmente i rischi e di compromettere lo stato di salute delle persone e dei loro luoghi di vita“.
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