Fonte: Promiseland
Testo
di Javier Scordato
Ci
risiamo. Ecco che, di nuovo, in Piemonte si fa un uso strumentale della
solidarietà per difendere la pratica del massacro animale, spacciandola
come una scelta lodevolmente etica e di civile buon senso.
Gli
anni scorsi i macellai di Torino e di Pinerolo hanno più volte promosso la
distribuzione di sacchetti-pasto a prezzi stracciati per combattere il
caro vita, dichiarandosi in tal modo intenzionati a tendere la mano alle
famiglie economicamente più in difficoltà. Il menu di questa sorta di rancio
denominato beffardamente ‘Pasto Amico’ era ovviamente finalizzato ad incrementare
il consumo della carne, in modo da allontanare la popolazione da stili di
vita più eticamente e salutisticamente sani e più ecologicamente ed economicamente
sostenibili.
Stessa
cosa fecero i rosticcieri di una nota azienda torinese dedicata al santo
nome di una monaca agostiniana cristianamente consacrata alle necessità
dei più bisognosi, che, spinti sempre dallo stesso ‘buon cuore’, lo scorso
anno promossero la vendita di polli decapitati, gambizzati, spiumati ed
arrostiti a soli cinquanta centesimi l’uno.
Mi
aspettavo che prima o poi anche i pescivendoli si lasciassero trasportare
da questa ondata di ‘disinteressato’ buonismo e rilanciassero con
altrettanta disinvoltura morale qualche altra commovente operazione di
marketing solidale, approfittando della pressoché totale svalutazione della
vita di ogni essere animale, ma evidentemente anche di quella umana, dal
momento che buona parte di noi non merita nemmeno di alimentarsi nella maniera
più appropriata ed ottimale.
Invece, colpo di scena, questi ultimi sono stati anticipati e scalzati i giorni scorsi dai guardiaparco piemontesi delle aree ‘protette’ del Po che, seguendo il cattivo esempio dei loro colleghi pavesi, piuttosto che incenerire le carcasse dei cinghiali sterminati nei loro territori perché giudicati scandalosamente in eccesso, stavolta hanno avuto la bella pensata di offrirle in beneficenza al Banco Alimentare di Torino, che si occuperà di distribuirle nelle mense frequentate dai cittadini più indigenti. Con questa abile mossa l’Ente Parco del Po, dimostrandosi virtuoso sia dal punto di vista economico – poiché riduce i costi del suo operato – che morale – poiché, tanto più in un serio periodo di crisi, abbatte gli sprechi con lo strumento della filantropia e della generosità – è stato elogiato dai media per l’importanza di questo suo benemerito gesto, che, come coralmente sottolineato, dà la possibilità alle mense di offrire pasti definiti ‘raffinati’, di ‘alta gamma’ e di ‘alta qualità’ a coloro che sono abituati a consumare gli scarti della nostra opulenza. In apparenza potrebbe sembrare molto chic essere poveri sotto la Mole, invece, come al solito, i più disgraziati vengono puntualmente usati come pretesto per trasformare delle carognate – visto che di carogne si parla, in tutti i sensi – in encomiabili opere di carità.
Invece, colpo di scena, questi ultimi sono stati anticipati e scalzati i giorni scorsi dai guardiaparco piemontesi delle aree ‘protette’ del Po che, seguendo il cattivo esempio dei loro colleghi pavesi, piuttosto che incenerire le carcasse dei cinghiali sterminati nei loro territori perché giudicati scandalosamente in eccesso, stavolta hanno avuto la bella pensata di offrirle in beneficenza al Banco Alimentare di Torino, che si occuperà di distribuirle nelle mense frequentate dai cittadini più indigenti. Con questa abile mossa l’Ente Parco del Po, dimostrandosi virtuoso sia dal punto di vista economico – poiché riduce i costi del suo operato – che morale – poiché, tanto più in un serio periodo di crisi, abbatte gli sprechi con lo strumento della filantropia e della generosità – è stato elogiato dai media per l’importanza di questo suo benemerito gesto, che, come coralmente sottolineato, dà la possibilità alle mense di offrire pasti definiti ‘raffinati’, di ‘alta gamma’ e di ‘alta qualità’ a coloro che sono abituati a consumare gli scarti della nostra opulenza. In apparenza potrebbe sembrare molto chic essere poveri sotto la Mole, invece, come al solito, i più disgraziati vengono puntualmente usati come pretesto per trasformare delle carognate – visto che di carogne si parla, in tutti i sensi – in encomiabili opere di carità.
C’è
da chiedersi come mai coloro che dichiarano di battersi istituzionalmente
per la difesa dell’ambiente e dei suoi delicati equilibri continuino a
usare metodi truculenti per ‘risolvere’ i dissesti – non solo idrogeologici,
ma anche faunistici – generati dall’azione sconsiderata ed irresponsabile
dell’uomo. Purtroppo continuiamo a constatare che a pagare non sia mai chi
danneggia il territorio, bensì chi subisce con impotenza le gravi conseguenze dell’azione
distruttiva dei più forti, ovvero i più deboli… sia uomini che animali. In
tal caso soprattutto questi ultimi. D’altra parte, in un mondo in cui è
spietata persino la solidarietà, non ci si dovrebbe affatto stupire nello scoprire
che – per coerenza – a ‘sanare’ tutti i mali sia la cieca violenza e non
il (vero) rispetto e la (saggia) prevenzione…
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