La
ricerca del petrolio nel lungo tratto di mare Adriatico che separa Croazia e
Italia sta mettendo a serio rischio la sopravvivenza della fauna ittica locale
e dei mammiferi che popolano questo corridoio marittimo. A denunciarlo sono
numerose associazioni ambientaliste internazionali che ora lanciano un nuovo
appello per la progressiva scomparsa dei delfini dall’Adriatico.
A
far scappare i tursiopi, infatti, sarebbero i rumori prodotti dai sonar delle
navi norvegesi che negli ultimi mesi perlustrano con particolare insistenza le
coste croate dell’Istria alla ricerca di nuovi giacimenti di idrocarburi. Una
nave in particolare, la norvegese Spectrum, sta facendo il giro dell’Adriatico
producendo ogni 10 secondi un’onda sonora che si stima esser pari a 250 decibel
(più forte del rumore prodotto dal decollo di un jet).
Di
fronte e a un frastuono così assordante, balene, capodogli e delfini rischiano
emorragie cerebrali e lesioni gravi al delicato sistema uditivo che utilizzano
per cercare cibo: per loro, dunque, la fuga è l’unica possibilità di salvezza. Gli
scienziati non sono in grado, al momento, di fornire indicazioni più precise
sulla gravità del fenomeno e sulla sua ‘non reversibilità’. In poche parole,
non è dato sapere se i delfini torneranno a popolare la zona in questione – a
patto che l’inquinamento acustico cessi e nell’Adriatico torni il silenzio –
oppure se il loro allontanamento sarà definitivo.
Allo
stesso modo, non è possibile determinare quanto negativo possa essere l’impatto
di questa ‘migrazione forzata’ sulla loro vita e sui delicati equilibri che
regolano i rapporti tra gli esemplari della specie. Studi
recenti dimostrano che non sono solo i delfini ad accusare gli effetti dei
rumori molesti provocati dalla navi che si muovono in Adriatico alla ricerca di
petrolio, ma anche tartarughe, balene e molte specie di pesci tra cui tanti
predatori (merluzzo, aringa, tonno, ecc). L’effetto più immediato è una
diminuzione della pescosità del mare (70%) soprattutto nelle aree dove si
svolgono le ricerche, con gravi ripercussioni anche sulle economie locali.
Per
tentare di riportare il silenzio (e con esso i delfini) nell’Adriatico sarà
necessario uno sforzo congiunto di Italia e Croazia e un impegno serio delle
istituzioni coinvolte: lo Stato croato, in particolare, dovrà impiegare
maggiori risorse nella valutazione dell’impatto ambientale che questo tipo di ricerche
comportano e rendere i permessi di transito alle navi norvegesi molto più
difficili. Se la corsa al petrolio continuerà, la fuga dei delfini dal mare sarà
inevitabile.
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