lunedì 21 settembre 2015

Sauditi: esportatori di petrolio, democrazia e civiltà



Chissà cosa pensano i paladini dei diritti umani di questa esecuzione barbara e crudele degna della peggiore inciviltà che non ha suscitato l’indignazione dovuta. La notizia è circolata infatti più che altro su blog e social, nel silenzio dei grandi media. L’Occidente dovrebbe morire di vergogna per essere alleato dell’Arabia. Ali Mohammed al-Nimr sarà decapitato e poi crocifisso in pubblico: è la condanna inflitta in Arabia Saudita a un 21enne che nel 2012, quando aveva 17 anni, partecipò a una manifestazione antigovernativa, in cui alcune persone protestavano per la persecuzione politica dello zio di Ali Mohammed al-Nimr, anche lui condannato a morte. La sentenza, emessa da un tribunale di Gedda nel maggio scorso, è stata confermata dalla Corte Suprema e dovrebbe essere eseguita in questi giorni.


A riferire la notizia pochissime testate internazionali. Ali al-Nirm, nipote di Sheikh Nimr al-Nimr, 53 anni, storico critico del regime saudita, è accusato di un non meglio precisato possesso di armi e minacce a pubblici ufficiali. Le crocifissioni in Arabia Saudita prevedono che il condannato venga prima decapitato, poi che il suo corpo sia esposto al pubblico a scopo di monito. Come vedete, il Paese  applica alla lettera la sharia, la legge islamica, proprio come l’Isis. Ecco perché chi dice che Isis non è l’islam, (come Napolitano, Gentiloni o la Mogherini) mente spudoratamente.

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