Testo di Michele Rallo
Fonte: http://www.socialtp.it/#
La situazione in Grecia è già precipitata da qualche
mese. Ma la stampa europea non ne ha praticamente fatto cenno, perché
non bisognava avvantaggiare i partiti populisti prima delle elezioni italiane e
delle prossime elezioni tedesche. In Grecia – si ricorderà – dopo un risultato
elettorale che aveva premiato le forze populiste (di destra e di sinistra),
sono state indette nuove elezioni all’insegna di una propaganda di regime che
mirava a terrorizzare gli elettori: se prevarranno ancora i populisti la Grecia
sarà espulsa dall’Unione Europea e precipiterà nel caos. I greci – come si sa –
hanno abboccato all’amo e sono tornati a votare per i partiti europeisti.
Risultato: è stato creato un governo “responsabile” che ha accettato le ricette
iugulatorie della Banca Centrale Europea e del Fondo Monetario Internazionale.
E il caos – quello vero, quello destinato a durare ben più di qualche mese – è
arrivato. In Grecia – anche se la stampa “indipendente” si guarda bene dal
darne notizia – siamo agli assalti ai supermercati, siamo alla caccia
all’immigrato accusato di “rubare” ai greci non più un lavoro (che non c’è) ma
un piatto di minestra alla mensa dei poveri, siamo alla fame vera, con i
bambini che svengono in classe per la denutrizione, siamo alla scomparsa della
sanità pubblica, con fasce sempre più larghe di cittadini ellenici che
ricorrono per le cure alle ONG, cioè alla carità, siamo addirittura alla
vendita di pezzi di territorio nazionale agli stranieri: un intero arcipelago
(le sei isole delle Echinadi) è stato ceduto all’emiro del Qatar per un piatto
di lenticchie, 8 milioni e mezzo di euro, il prezzo di una azienda agricola
italiana di media grandezza.
Perché questo? Perché in Grecia (e a Cipro, un pezzo
di Grecia che la diplomazia occidentale vuole forzatamente mantenere divisa
dalla madrepatria) le ricette europee in salsa tedesca hanno portato alle
uniche conseguenze logicamente possibili: innanzitutto, un indebitamento
progressivo cui – impossibilitato a battere una propria moneta – lo Stato deve
far fronte indebitandosi ulteriormente con i mercati e con gli organismi europei
che forniscono gli “aiuti”; e, come ulteriore conseguenza, un ricorso alla più
crudele macelleria sociale per sottostare ai diktat di chi concede i prestiti a
strozzo.
Di fronte a questa situazione, come dimenticare la
cinica dichiarazione (ancor oggi reperibile su You Tube) che è stata resa ai
microfoni de La 7 dal più autorevole eurocrate nostrano, il professor Mario
Monti? Trascrivo fedelmente: «Oggi, secondo me, stiamo assistendo, non è un
paradosso, al grande successo dell’euro. E qual è la manifestazione più
concreta del grande successo dell’euro? La Grecia. (…) Quale caso di scuola si
sarebbe mai potuto immaginare – caso limite – di una Grecia costretta a dare
abbastanza peso alla cultura della stabilità e che sta trasformando se stessa?»
Certo che la Grecia sta trasformando se stessa: da
nazione con un tenore di vita collocato nella fascia medio-alta delle
classifiche mondiali, a nazione con una economia da paese sottosviluppato. La
stessa trasformazione che attende l’Italia, se resterà ancora nell’Unione
Europea.
Michele Rallo
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