In un mondo perfetto
io non dovrei fare ciò che faccio, ma anche in un mondo semiperfetto le cose
dovrebbero andare diversamente. Come sapete, dal 6 dicembre ho iniziato un
lavoro come L.P.U. (lavori di pubblica utilità) e il mio contratto scadrà il 30
aprile. Non sarebbe compito dei cantonieri, categoria alla quale nominalmente
appartengo, di pulire il territorio: quello è compito dei netturbini, o
spazzini che dir si voglia.
Ma io, in quanto
vecchio ecologista – e prendendo sul serio la dizione “pubblica utilità” – mi
sono offerto di togliere l’immondizia dai fossi e in teoria dovrei farlo prima
che il collega passi con la fresa attaccata al trattore per sminuzzare la
sterpaglia che potrebbe trasbordare sulla strada.
Non avviene, perché
non solo questo non è un mondo perfetto, in cui la gente non butta la spazzatura
dove capita, ma non è nemmeno semiperfetto e i colleghi addetti alla fresa
macinano la sterpaglia – e tutto ciò che contiene – quando e dove decidono, o
viene detto loro di farlo.
Del resto, io sono
solo in questo gramo compito e non potrei star dietro ai colleghi “fresaioli”.
Loro, comunque, mi stimano o almeno spero. O forse pensano anche che sono stato
un povero pirla ad offrirmi per una simile incombenza.
A parte il mal di
schiena, il nervo nella spalla destra che mi è uscito ultimamente a causa del
movimento ripetuto migliaia di volte con la pinza apposita, per raccogliere gli
oggetti senza chinarsi, non posso lamentarmi.
All’inizio, prima che
mi offrissi volontario, facevo il “giro strade” con un collega, a bordo di
mezzi riscaldati e si controllava se c’erano paracarri caduti o piegati o buche
nel manto stradale da coprire con asfalto già pronto e questo significava fare
lunghi giri in camion o in pick up e far arrivare così le quattro del
pomeriggio. In inverno, non c’è sfalcio dell’erba e questi sono i principali
lavori da fare.
Dal 13 marzo - nuova
disposizione - il dirigente e il mio tutor si sono messi d’accordo che nei giorni di pioggia posso rimanere a casa,
pagato, e continuare il lavoro di raccolta rifiuti, con seguente opera di
differenziazione, solo nelle belle giornate. Spero che i miei acciacchi, così,
migliorino, ma mi mancheranno le lunghe chiacchierate con un collega, al suo
fianco mentre guida, su temi cospirazionistici o di attualità e politica.
Quando sono solo,
impegnato a pulire i fossi raggiunti a piedi, se vicini al magazzino
provinciale, o con mezzi propri, ho tempo di riflettere, pensare e valutare che
genere di persone scaricano spazzatura dove non dovrebbero.
Metto in moto,
osservando il genere merceologico con cui ho a che fare, le mie doti di detective. Non ci sono solo gli scaricatori occasionali, che,
finita di bere la lattina di birra, abbassano il finestrino e la buttano ai
margini della strada, con la macchina in corsa, ma anche – diciamo così – i
professionisti che chiudono la spazzatura domestica a casa in un sacchetto (a
volte anche in quelli per la differenziata) e, caricatolo in macchina, lo
depositano lontano. Questi sono i peggiori, perché mi costringono ad aprire il
loro sacco e a separare le varie merci. Spesso sento uscire cattivi odori dal
sacchetto e ho sempre paura di trovare parti d’animali macellati. Infatti,
finora, oltre a brandelli di strane sostanze che noi vegetariani conosciamo
solo per sentito dire ma che possiamo immaginare, ho trovato tre teste
d’anatra, con varie piume e ossa.
Immaginate per un
animalista dover metterci le mani!
Le bottiglie di
plastica e vetro, invece, non mi provocano alcuna repulsione, ma spesso,
trovandosi sul posto da molto tempo, sono sporche di terra o ricoperte dagli
escrementi dei vermi, quei grumi contorti e arricciolati che passano attraverso
l’intestino dei lombrichi. Non è facile estrarle perché sopra è nel frattempo
cresciuta una tenace pianta strisciante, leggermente spinosa, che forma una
vera trama impenetrabile.
Riportate nel retro
del magazzino, dove svolgo la fase due, il lavoro di differenziare
l’immondizia, non posso stare a lavar via la terra da lattine e bottiglie e le
metto negli appositi sacchi così come stanno, sperando, come immagino sia, che
nell’azienda dove le sottoporranno a riciclo, abbiano sistemi di pulitura a
spruzzo che le rendano pronte per la lavorazione.
Il collega con cui
spesso faccio “giro strade” mi ha detto che secondo disposizioni arrivate
dall’alto, se si trovano sacchetti contenenti immondizia domestica, chiusi, non
li si deve aprire, ma consegnare così come stanno ai vigili urbani. Questo
perché a volte i maleducati che commettono questo gesto d’inciviltà sono anche
abbastanza stupidi da buttar via buste di lettera con tanto d’indirizzo, a cui,
se leggibile, si può risalire per appioppargli una bella multa.
Neanche a farlo
apposta, dopo qualche giorno da quando mi aveva spiegato ciò, mi è capitato di
trovare un sacco con, fra le altre cose, una busta con destinatario e mittente.
Avevo aperto il sacco, di mia iniziativa, perché mi rendevo conto che una cosa
è la norma legislativa, ma altra cosa è la vita reale. E infatti, il mio
diretto superiore non ha avuto niente da ridire e anzi mi ha mandato dai vigili
con il sacco aperto e la busta incriminata, ché così almeno avevamo un motivo
per andare a disturbare la polizia municipale. Non so, al momento, se la cosa è
andata avanti e se quel distratto maleducato subirà qualche conseguenza per il suo
criticabile gesto. In un paio d’occasioni ho trovato documenti personali,
gettati dai ladri che avevano rubato la borsetta alla vittima. Anche in quel
caso, li portiamo ai vigili urbani.
Beccare gli
sporcaccioni mentre si liberano del sacco è praticamente impossibile e
l’eventualità di trovare all’interno indirizzi e buste di lettera è abbastanza
rara. In ogni caso, anche se il tizio dovesse vedersi recapitare una multa, non
cambierà la sua natura di sporcaccione. Stiamo combattendo contro i mulini a
vento!
In tutti gli altri
casi, aprendo i sacchi scaricati dagli scostumati, posso solo arguire qualcosa
sulla persona che ha compiuto il gesto. Se per esempio ci sono bottigliette di
cosmetici si capisce che c’è di mezzo una donna; se c’è una bomboletta di
dopobarba, è stato un uomo. Se prevalgono le lattine di carne per gatti, è
stata una gattara. Se ci sono siringhe per diabetici in gran quantità, è stato
qualcuno che ha quella malattia e che non sa dove scaricare i rifiuti
ospedalieri. Faccio esempi che mi sono realmente capitati.
E ne faccio ancora
uno: un russo o serbo o bulgaro di sesso maschile, magari un magnaccia
protettore di prostitute. O forse un operaio onesto ma maleducato, che pensa
d’essere ancora nella sua terra, mentre invece si trova ospite in Friuli, un
Friuli che vorrebbe mantenersi il più pulito possibile, benché la maggior parte
dei pacchetti di sigarette vuoti e le lattine di birra siano stati gettati nei
fossi da friulani purosangue.
Come ho capito che
era uno slavo? Semplice! C’era una scatoletta di un medicinale scritto in
cirillico. In quale farmacia italiana si trovano medicine scritte in cirillico?
Nessuna! Ve l’avevo detto che rovistare nelle immondizie stimola le mie
capacità investigative.
Il resto del lavoro
consiste nel raccogliere con la pinza lunga settanta centimetri rifiuti
sparpagliati, gettati da auto in corsa o durante una sosta. Si tratta di
bottiglie di plastica, di vetro, carte di merendine, caramelle, cioccolate e
altri snacks. Non tutti li
raccolgo, ma solo quelli che possono essere riciclati, a meno che non
intervenga un ragionamento di tipo estetico, cioè la cartina non sia così
sfacciatamente visibile dalla strada che devo per forza farla sparire. Ci sono
dei punti in cui, nelle piazzole di sosta, camionisti e altri viaggiatori
depositano i loro escrementi, direttamente sull’asfalto, approfittando della
copertura offerta dal loro mezzo, senza fare lo sforzo di inoltrarsi qualche
metro nella vegetazione. O forse per non dover scavalcare il guard-rail. In questo caso, non posso dare la colpa totalmente
ai friulani, ma devo per forza pensare a viaggiatori venuti da fuori regione.
Riconosco i posti
resi latrina dalla carta bianca che circonda i cataboliti depositati e da lì mi
tengo alla larga. Succede raramente, ma succede. Eppure, basterebbe andare al
primo distributore con annesso bar e lì troverebbero anche i bagni.
Come dicevo
all’inizio, se vivessimo in un mondo semiperfetto, il dirigente prima di
mandare gli addetti alla fresa a macinare la vegetazione dei fossi, manderebbe
qualcuno a togliere i rifiuti, così sarebbero interi e facili da asportare.
Invece, siccome prima del mio arrivo nessuno faceva volentieri quel genere di
lavoro, l’addetto alla fresa macinava tutto quello che trovava, compresi, in
primavera, nidi di fagiani e di anatre. Di modo che, spesso mi capita di
trovare bottiglie di plastica sminuzzate in mille pezzi, e così le lattine
delle bibite, e questo mi costringe a fare lo stesso gesto con la pinza
moltiplicato per dieci. Cosa che non avverrebbe se potessi afferrare l’oggetto
intero.
Non è colpa dei miei
colleghi addetti alla fresa, sia chiaro, perché per contratto sindacale la
pulizia dei fossi è un optional
per i cantonieri, ma il problema resta. A volte, la fresa non macina la
bottiglia sul posto ma la scaglia a qualche metro di distanza verso i campi,
con grande gioia dei contadini, immagino. Ma, essendo ben visibili sulla terra
arata, vedo l’oggetto intruso e lo prendo, senza alcuna difficoltà.
Tuttavia, se finora
ho parlato dei lati negativi, dovuti al fatto che questo non è un mondo
perfetto e la gente fa i cavoli suoi, vi sono anche altri aspetti da
considerare. Per esempio, e mi libero subito del più discutibile dal vostro
punto di vista di persone per bene, mi è capitato di trovare generi alimentari
non scaduti, o scaduti da poco. Pensate che li abbia buttati via? Se pensate
questo vi sbagliate, perché sono sempre stato convinto che…..è davvero peccato
sprecare!
Mi è capitato di
trovare sulla stessa strada, ma in fossi diversi, due barattoli di Nutella già
cominciata, gettati via sicuramente dalla stessa persona. Li ho portati a casa,
puliti dalla terra che esternamente ricopriva il barattolo e mangiata sul pane.
Non aveva un sapore diverso da quella che si compra nei negozi e io non ho
preso nessuna malattia.
Mi è capitata una
vaschetta di formaggio biologico tedesco e, sebbene i latticini non rientrino
abitualmente nella mia dieta, l’ho finito di gusto. Questo però non era neanche
iniziato ed è stato gettato via da una persona che forse si è accorta di aver
comprato la cosa sbagliata. Mi è capitato un tubetto di maionese già iniziato,
anche quello finito senza problemi, benché anche nel caso della maionese di
uova valga il discorso dei latticini.
Mi è capitato un tetra-pak di passata di pomodoro, ma non l’ho ancora aperto:
se non dovessi pubblicare più articoli sul blog potrebbe significare che sono
all’ospedale con qualche virus intestinale. Ma non credo che succederà perché “audax
fortuna juvat”.
Inoltre, dopo questa
confessione che vi avrà fatto storcere il naso per il disgusto (nella mia vita
precedente forse ero un pankabestia),
vi racconto le cose interessanti che scopro lavorando solo su e giù per i
fossi.
Trovo le tane dei
roditori e mi fa piacere sapere di essere a poca distanza dai miei amici
animali, che forse in quel momento dormono. Tutti odiano ratti e nutrie. Io,
bastian contrario, li amo. Amo vedere le loro strategie di sopravvivenza. I
gusci di noci che gettano fuori dalle tane (ma loro sono giustificati). Amo
sapere che nonostante il traffico, i cantonieri ecologisti rompiballe, i
contadini con i loro veleni e i cacciatori con la loro mentalità forcaiola,
ratti, topi, arvicole e nutrie (ultimamente il collega mi ha portato a vedere
tane di volpi che non avevo mai visto) riescono a sopravvivere e a cantare un
inno di gioia alla Vita che trionfa. Sempre e comunque. Riuscite a sentire il
coro dei topolini che cantano lodi al Signore? Io no, ma so che c’è qualcuno
che li sente.
Non è tutto rose e
fiori, naturalmente, e sugli investimenti stradali che coinvolgono animali mi
prefiggo di fare un articolo apposito, prossimamente, ma su un fatto per me
inspiegabile vorrei soffermarmi. Quattro toporagni, di cui uno in formato
teschio, morti dentro una bottiglia. La puzza era bestiale, ma la domanda è:
cosa sono andati a cercare là dentro? Immagino che sia stato qualche residuo di
birra ad attrarli e che abbiano fatto la stessa fine di quegli operai che
scendono nelle cisterne, magari uno alla volta, svengono per la mancanza
d’ossigeno e il collega da sopra scende per prestare soccorso. Alla fine
muoiono tutti e due. Qualche volta anche in tre.
Così dev’essere
andata per i quattro toporagni, entrati tutti insieme perché sentivano qualche
odore che li attraeva, oppure perché all’interno della bottiglia c’erano
insettucci a cui davano la caccia. Ma, in tal caso, perché poi non sono
riusciti a venir fuori? Mica avranno eletto la bottiglia a loro dimora?
Impossibile! Sono cacciatori solitari che si spostano continuamente alla
ricerca di prede e le tane se le fanno sotto terra di loro pugno. Anzi, di loro
zampetta. In ogni caso, per quei quattro soricidi la bottiglia è stata
anche la loro tomba.
Concludo questo
resoconto di ecologia pratica, con i risvolti imbarazzanti della consegna della
differenziata, dovuti al fatto che non viviamo neanche in un mondo
semiperfetto, ma in una società completamente sballata, squilibrata e a testa
in giù, come diceva Eduardo Galeano. Quando i sacchetti azzurri della
plastica e quelli giallini dell’indifferenziata (c’è anche il vetro, le lattine
d’alluminio e la carta a parte) sono stati chiusi e sono pronti per proseguire
la strada del riciclaggio, riscontriamo difficoltà inaspettate. I cassonetti
dei comuni della zona sono spesso sotto osservazione da parte dei residenti,
che quando vedono che ci fermiamo con il pick up, con le nostre divise arancioni fosforescenti, e
scaricare i sacchi, vengono fuori a protestare. Il mio collega, che non ama le
discussioni, prende e riparte, e mi ha spiegato perché la gente protesta
vedendoci arrivare: perché gli aumentano le tasse in base alla quantità di
sacchetti depositati e a nulla serve dir loro che si tratta d’immondizia
raccolta nel loro comune.
Quando siamo andati,
dopo telefonate intercorse tra il nostro dirigente e l’ufficio tecnico del
comune, a scaricare un pick up
pieno di sacchetti d’indifferenziata, l’addetto non ha voluto accoglierla, come
da suggerimento del suo superiore, ma in quel caso c’era un motivo: gli unici
due cassonetti sarebbero stati riempiti dai nostri sacchetti e lui non avrebbe
più potuto fornire il servizio ai cittadini. Così, dall’ecopiazzola che non ha
voluto ritirarceli, siamo andati in municipio per scaricare sulle spalle del
funzionario competente il problema e, poi, dopo l’ennesima telefonata, abbiamo
potuto lasciare la roba nel loro magazzino comunale, che di cassonetti ne aveva
una sfilza.
Morale della favola:
in questo mondo semi-semi-perfetto non solo la gente si comporta da maleducata,
infischiandosene degli altri e della bruttura che generano, ma anche noi pochi che cerchiamo di
rimediare e di rendere più bello il mondo incontriamo difficoltà nel nostro
lavoro. Anzi, dovrei dire nella nostra missione.
La natura ha tempi
lunghi per rimediare alle nostre malefatte, le bottiglie di vetro tendono ad
infossarsi, i barattoli d’alluminio si arrugginiscono e batteri, muffe e vegetazione
si riprendono ciò che è loro. Fagocitano e smaltiscono. Solo che la natura,
oltre ai tempi lunghi, ha anche scarsa propensione per le valutazioni
estetiche. Io ho un po’ di fretta, nel pulire il mondo. Sono solo in
quest’opera, almeno presso il magazzino provinciale dove sono stato distaccato,
ma sono pagato per fare una cosa che in fondo mi piace. Mi è sempre piaciuta.
E’ un grande privilegio. Un’opportunità. E sono grato alla Provincia di Udine
che me lo fa fare.
Sarei anche grato a Dio, se solo credessi in lui.
Ma, obiettivamente, se esiste, credo sia lui ad essere grato a me.
Sarei anche grato a Dio, se solo credessi in lui.
Ma, obiettivamente, se esiste, credo sia lui ad essere grato a me.
Commento io! Commento io! Roberto sei il prestigiatore della parola. Riesci a scrivere storie di ogni genere, una sorpresa sempre nuova dal cilindro (niente coniglietti peró ; ) Mandi e salude Pupetta
RispondiEliminaAnche a tua madre era piaciuto, sempre che sia riuscita a leggerlo fino in fondo.
EliminaPurtroppo, non sono mai stato capace di scriverli più corti.
Ho invece un po' di paura che la Provincia mi faccia togliere la foto del pick up.
Speriamo che la DIGOS non faccia la spia.
(Seeeee, figurati!)