“Quando la merda monta a
scanno, o che fa puzza o che fa danno”, afferma un detto popolare. Nel caso
dell’escremento umano di nome Anna Maria Betti, assessore alla Provincia
di Siena, si sentono entrambi gli effetti. La puzza di antropocentrismo si
spande nell’etere virtuale d’Italia e altrove, rendendo sempre più
irrespirabile l’aria di questo Pianeta. Il danno agli equilibri ecologici - che
la poverina dice di voler salvaguardare – agli animali selvatici, alla
giustizia e alla bellezza della natura si può immaginare facilmente.
Il sistema purtroppo è ben
collaudato. Come la mafia dà indicazioni di voto ai suoi ricattati elettori,
per mettere le pedine giuste al posto giusto, così la mafia legalizzata, lo
Stato, mette le persone giuste nei posti chiave della società, con gli stessi
precisi meccanismi.
La beffa è che con i soldi
del denaro pubblico lo Stato mafioso indice campagne pubblicitarie per far
credere che i candidati proposti si occuperanno delle necessità della gente,
tralasciando il fatto che in realtà si occuperanno delle necessità di qualche
ben organizzata e potente minoranza.
Nel caso della merda umana
Anna Maria Betti si tratta degli interessi dei cacciatori, che in Toscana sono
molto numerosi, ma in provincia di Udine si tratta dei cementieri e dei
costruttori di strade. Me lo diceva un mio collega che di queste cose se ne
intende. Mi ha detto fra l’altro che se per ipotesi dietro ci fosse la lobby
dei vivaisti, noi ora saremmo pieni di aiuole e di cespugli fioriti,
dappertutto, al posto di inutili raccordi e bretelle autostradali che, causa
diminuzione del petrolio, non serviranno a nessuno.
Sul perché in Toscana, ma
anche in Veneto, Lombardia e altrove, a ricoprire le cariche di assessori all’ambiente
vengano sempre messi loschi personaggi amici dei cacciatori è presto detto.
Bisogna difendere gli interessi economici delle industrie armiere, le poche che
in Italia ancora tirano, nonostante la crisi. Per la verità, Beretta, Benelli e
Company, hanno sempre tirato, crisi o non crisi.
Naturalmente, queste
motivazioni sono inconfessabili e in campagna elettorale vengono taciute, così
come non ci viene detto che se non compriamo gli F 35, quei bidoni volanti che
avranno guasti in volo, spero, gli Stati Uniti ci sanzioneranno con qualche
disastrosa alluvione o qualche terremoto mirato, più di quelli che già ora c’infliggono
con la loro tecnologia geoingegneristica.
Nel caso della Betti,
appartenente al peggior partito politico che l’Italia abbia avuto, il PD, c’è
anche il fattore culturale. Ella viene da una cultura rurale, che ha negli
allevatori e nei frequentatori di sagra i suoi migliori esponenti. Se pensate
allo stereotipo del contadino che guarda il cielo e capisce che tempo farà, che
chiama per nome le sue mucche e che piange quando viene il macellaio a
portarsele via, toglietevelo dalla testa!
Non è più così, se mai lo è
stato. Oggi, alla crassa ignoranza di fondo dei coltivatori della terra (non
era colpa loro dovendo lavorare nei campi), si aggiunge l’idea del denaro sopra
tutto, sopra quei valori che noi riconosciamo come tali, il rispetto per ogni
essere vivente, ma che in quegli strati di popolazione non hanno mai
attecchito, grazie anche alle omissioni del clero opportunista che ha tradito
il messaggio di pace evangelico per adattarsi al volere dei peggiori.
Un livellamento verso il
basso, a scopo di sopravvivenza, se no il curato veniva cacciato
dalla parrocchia,
e che ha fatto sì che nascesse tranquillamente la figura del prete cacciatore,
come in Friuli nasceva la figura del prete uccellatore (vedi Don Placereani).
L’impulso ad uccidere e a servirsi della natura in tutte le sue forme non è
prerogativa della Toscana, ma si ritrova in Sardegna, dove si voleva
reintrodurre la tradizionale caccia ai tordi con i lacci di nylon, oppure in
Lombardia, dove si voleva fare la stessa cosa con gli archetti per catturare
pettirossi. Ne ho avuto prova di recente durante una manifestazione a Montirone, in provincia di Brescia. Sui muri erano attaccati manifesti che
stupidamente prospettavano una specie di dittatura degli animali, come neanche
George Orwell avrebbe potuto immaginare. Nel manifesto si vede una coppia di umani
dormire in stalla e i cosiddetti animali da cortile dormire nella loro camera
da letto. Ditemi se non è demagogia questa!?!
E l’hanno chiamato “movimento
politico culturale”. Culturale, capite?
Anna Maria Betti è frutto di
questa manipolatoria mentalità, di questo inganno inserito in altri inganni più
vistosi. Sulle popolazioni rurali, quelle che leggono Famiglia Cristiana e i
quotidiani perbenisti del posto, fa presa. Votano il loro candidato, dopo
febbrili passa parola e poi lo invitano a cene a base di selvaggina. Anzi,
quello lo fanno anche prima, come metodo per accattivarselo. A quel punto,
anche se non era del tutto permeato dalla becera mentalità rurale, è preso in
trappola e i sapori di una volta, salumi e formaggi con contorno di
colesterolo, saranno per sempre l’esca e la mercede di tanta complice
sollecitudine.
Quanto avranno pagato Anna
Maria Betti, i cacciatori senesi, per poter andare a caccia tutto l’anno? Se la
caccia in tana alle volpi comincia il primo aprile e va avanti fino alla
fine di luglio, tolto agosto e la prima metà di settembre, in provincia di
Siena cacciano dodici mesi all’anno, se escludiamo anche marzo. E’ curioso però
- sia detto per inciso - la Toscana è stata la patria del Rinascimento, come
Grecia e Italia sono state la culla della civiltà occidentale. Ora, Grecia,
Italia e Toscana sono ricadute nella più totale barbarie, se consideriamo anche
come sono trattati i vecchi, i manifestanti, gli arrestati, e altre categorie
di non garantiti. Dev’essere il Pendolo della Storia, i corsi e ricorsi
storici.
Oltretutto, l’assassina Anna
Maria Betti è recidiva, essendo il terzo anno che autorizza l’uccisione delle
volpi in fase di maternità. Nel Colosseo i romani facevano sbranare i
prigionieri dai leoni, con pubblico pagante. A Siena - che non dimentichiamolo è
la città dove mandano a sfracellarsi i cavalli contro i muri – fanno sbranare i
cuccioli di volpe dai cani, con poche merde umane come spettatori, anch’esse
paganti balzelli e licenze.
Sadici e drogati di
violenza. Vecchi quasi rimbambiti che invece di starsene in osteria a giocare a
carte, dove farebbero meno danni alla società, vengono sguinzagliati nelle
campagne per stanare le volpi e ucciderle. Li si motiva facendo loro credere d’essere
necessari agli equilibri della natura, che ovviamente non sanno neanche cosa
siano, e li si inganna con l’idea d’essere paladini dell’ambiente e tutori
della fauna. Loro sono ben contenti di farsi ingannare, perché ciò gli permette
di espletare un bisogno fisiologico insito nei loro cervelli malati: provare
quelle scariche di adrenalina che solo un cacciatore o un pescatore provano
quando vedono morire le loro innocenti prede.
Com’è tipico di chi è in
torto e sa di esserlo, la Betti reagisce con la classica arroganza dei
cacciatori e, tramite il giornalista di Repubblica, dice: “chi ha a cuore la salute degli animali per favore non
venga a dare lezioni alla Provincia di Siena".
Capito? Non disturbate il
manovratore, c’era scritto sui tram una volta. Non parlate al conducente.
Lasciate che a Siena uccidano i competitori di lepri e fagiani pronta caccia.
Lasciate che in Val di Susa costruiscano l’alta velocità. Lasciate che in
Friuli costruiscano la terza corsia dell’autostrada. La mafia del tondino e del
cemento, unitamente a quella delle industrie armiere, ringraziano.
Mafiosi al potere. Eletti
con l’inganno e votati da gentaglia poco diversa da loro, mangiatori di salami
e grigliate miste. Gli stessi che vediamo in giro per le strade con il collo di
pelliccia di cane sul giubbotto. Ignoranti che non sanno neanche d’essere al
mondo, ma che mangiano e consumano e divorano come cavallette aliene venute
dallo spazio. Virus letali che ammorbano aria, acque e suoli.
A Siena hanno preso di mira
le volpi. In Veneto le nutrie. Altrove colombi e cinghiali. Ai
contadini che si
lamentano per i danni subiti io andrei a bruciargli i raccolti, così, come una
lezione zen, tanto per rimettere le cose a posto e fargli abbassare la cresta.
Quando riescono a coinvolgere i loro sodali o a eleggere merde umane come Gentilini a Treviso, ci provano in tutti i modi: trappole, esche avvelenate o fucili,
a seconda dei finanziamenti e delle risorse umane sul territorio, cioè in base
alla disponibilità di guardiacaccia e altri sparatori entusiasti.
A Vigonza, in provincia di
Padova, hanno messo gabbie-trappola. Una volta catturate, le nutrie vengono
uccise. In base al principio che la nutria non è autoctona, rumeni e albanesi –
per non parlare dei senegalesi – dovrebbero essere fatti fuori o, se si vuole
essere umanitari, riportati nei loro paesi. Invece, la gente si lamenta sia
delle nutrie, che rovinano gli argini dei canali, che di albanesi e rumeni, che
fanno rapine nelle ville isolate, ma stranamente solo le nutrie vengono
ammazzate. Se fossero coerenti dovrebbero cominciare dagli stranieri, che sono
molto più nocivi, ma per fortuna degli stessi, la mentalità predominante è
specista più che razzista.
I 100 % Animalisti di
Padova, una delle associazioni più attive sul territorio italiano, ha già fatto
qualche incursione serale o notturna alla ricerca di tali trappole, ma,
avendo scelto una modalità morbida in funzione propagandistica, hanno preferito
limitarsi a chiudere lo sportellino delle trappole, rendendole temporaneamente
inoffensive. Lo hanno fatto per non incorrere nei rigori della legge specista
al momento in vigore, ma immagino che quegli attivisti avrebbero preferito
schiacciarle sotto i piedi. Se mi capitasse di trovarne una io farei così, ma
riconosco che fare pubblicità all’iniziativa, senza commettere palesi
violazioni di legge, sia la strategia migliore, benché effimera, perché tende a
sensibilizzare l’opinione pubblica.
Quando trovo le cassette di
plastica nere con le esche per i ratti, le tolgo di mezzo e le
distruggo, mettendo i pezzi nel sacco della raccolta della plastica, ma io non
faccio pubblicità alla cosa e mi limito a danneggiare la ditta che ha in
appalto la derattizzazione.
Finché non mi scopriranno!
Tornando alle povere volpi
di Siena, a nulla servirà l’appello di Margherita Hack e di altri
V.I.P. che in
queste ore stanno chiedendo alla signora Betti un ripensamento (ne ha parlato
anche il TG5 serale del 26 marzo). L’assassina è tetragona, non può venire meno
agli impegni presi con i suoi elettori e degli appelli buonisti non sa che
farsene, anche se si tratta, come in questo caso, di vere mail bombing. Anch’io, come migliaia di altre persone, ho mandato
una lettera, ma l’ho mandata con ricevuta di ritorno, così devono protocollarla
e perdere quei due minuti di tempo non dico a leggerla ma almeno a riportarla
nel registro di posta in entrata. La mia è una lettera dura, al limite dell’insulto,
perché con gli assassini di animali, i pedofili, e i trafficanti d’organi l’unico
linguaggio è quello che possono capire. Altro non capiscono, essendo privi d’anima
e coscienza.
Non avendo nulla che li
qualifichi come esseri superiori, semiangelici, né quella famosa scintilla
divina, né lo spirito immortale, né altre fanfaluche spiritualistiche tanto di
moda oggi, non ho nemmeno la soddisfazione di sapere che dopo morta la Betti
brucerà all’inferno. E’ solo materia organica in sembianze umane, un
protoplasma inconsistente, messo a comandare un baraccone dispendioso che fra
poco non esisterà più, come tutte le altre province. A lei, lo stipendio d’assessore
alla morte degli animali, lo garantiranno comunque, perché sopra di lei ci sono
altre merde umane che comandano e che la terranno cara, sotto la loro tutela.
L’unica speranza è che la
sua dipartita giunga presto, insieme a tutti i suoi complici, mandanti ed esecutori.
Non c’è giustizia su questa Terra e vincono sempre i malfattori e gli empi, i
virus più nocivi dell’universo.
Hanno deciso di rimandare l'apertura della caccia alla volpe al primo maggio, causa proteste:
RispondiEliminahttp://firenze.repubblica.it/cronaca/2013/03/28/news/siena_la_provincia_blocca_la_caccia_alle_volpi_nelle_tane-55518673/
Fra un mese torneremo all'attacco.
la betti è una persona squallida e insensibile oltre che di sconfinata ignoranza
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