martedì 22 novembre 2022

Bestioline ficcanaso


In Italia abbiamo sei generi, con relative specie, di geofilomorfi. In questo caso, poiché si tratta di un quesito per specialisti, posso solo andare per esclusione ed escludere il gigante della famiglia, quell’Himantarium gabrielis che può arrivare a 20 centimetri di lunghezza. Degli altri cinque generi non posso escludere nessuno, perché non ho gli strumenti per identificare con precisione se si tratta di uno Scolioplanes, di una Henia, di un Chaetochelyne, di un Clinopodes o di un Geophilus. Sarei tentato di escludere anche quest’ultimo genere, se la lunghezza delle antenne fosse un carattere determinante per la specie, visto che quello che ho fotografato io le ha corte, mentre il Geophilus flavus le ha lunghissime. Ma, ripeto, non so se tutti i Geophilus le hanno lunghe così. Posso pertanto solo aggiungere che questo geofilomorfo è stato da me trovato sotto un mattone, nel giardino di casa, e le foto sono state elaborate dall’impagabile Francesco Spizzirri, che ringrazio per la pazienza che dimostra, in considerazione del fatto che non è particolarmente attratto dagli animali (e come dargli torto quando si tratta di creature piuttosto repellenti?) poiché la sua specialità sono i ritratti e i paesaggi.




Tornando però al nostro indeterminato chilopode, l’enciclopedia Scortecci riporta aneddoti alquanto allucinanti, inerenti i rapporti tra l’uomo e i geofilomorfi. Nella storia della medicina, sono stati registrati casi, sia in Italia che in Francia, di persone che accusavano forti mal di testa, fino a quando non espellevano dal naso dei geofilomorfi vivi, che avevano preso dimora nelle cavità sovraoculari, tra il cervello e la scatola cranica. Come diavolo siano finiti lì è, o almeno all’epoca del professor Scortecci era, un mistero. Di fatto, quando i malcapitati riuscivano, in un modo o in un altro, ad espellere dalle narici quegli inopportuni millepiedi, le emicranie sparivano. Io aggiungo che se un evento del genere, ovvero l’espulsione dal naso di uno di tali esseri, avveniva nel contesto storico della caccia alle streghe, cioè nel Seicento, il destino del soggetto, specie se donna, era segnato, sempre che il fatto non si verificasse in segreto, senza testimoni che lo riferissero al tribunale della Santa Inquisizione. Il fenomeno, che spero al giorno d’oggi, grazie all’aumentata igiene, sia scomparso, non può essere definito parassitismo, giacché normalmente i geofilomorfi non sono animali parassiti, come le tenie e gli ossiuri, ma predano piccoli invertebrati dando loro la caccia tra il muschio e la bassa vegetazione forestale. Dopo averlo fotografato – è bene ribadirlo – l’ho rimesso in libertà là dove l’avevo trovato.

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