sabato 19 novembre 2022

Dieci bambine dieci


Stanno guardando il treno fermo in stazione. Un passeggero di prima classe di nome Francesco Spizzirri, avendo sempre con sé la macchina fotografica, a portata di mano, coglie l’occasione e fotografa dieci bambine intirizzite dal freddo. La foto dice molte cose. La prima cosa che salta agli occhi è la naturalezza dei soggetti. Hanno freddo. Piove e soprattutto non si sono accorte d’essere osservate da un bianco, altrimenti si sarebbero messe in posa, chi sorridendo, chi salutando, chi prendendo pose ridicole, chi non sapendo cosa fare (le più piccole). Istintivamente, per mia esperienza personale, so che i bimbi malgasci piccoli piccoli, di pochi mesi d’età, hanno paura dei bianchi, esattamente come i nostri di pari età hanno paura dei negri. Siamo a Sahambary, in pieno altipiano e, nella stagione delle piogge, piove ogni giorno. La località è famosa in Madagascar ed è riportata in tutte le guide, per la coltivazione del the nero, un the molto forte che, a detta del fotografo, è ottimo macchiato con il latte. “Tea with milk”, per dirla all’inglese (io lo bevevo in India ogni giorno). Nessun bianco scende a Sahambary, a meno che non abbia qualche interesse specifico su quel tipo di agricoltura. Dubito che vi siano alberghi. La destinazione è Manakara, sulla costa est, con partenza da Fianarantsoa, ma il tragitto è già tutto un programma, un viaggio fantastico perché attraversa i villaggi dell’entroterra, con foreste lussureggianti e strapiombi vertiginosi. Interessante anche dal punto di vista antropologico, come nel caso delle dieci bambine che stiamo esaminando. La linea ferroviaria che congiunge la seconda città più popolosa del Madagascar con Manakara, rinomato centro turistico, è l’unica esistente sulla grande isola australe e il treno è costituito da un paio di littorine, prima e seconda classe, almeno, quando lo presi io.



Ma torniamo alle bambine. La seconda cosa che salta agli occhi è che sono tutte scalze. Ci si sarebbe aspettati che almeno qualcuna di loro avesse le ciabatte da mare, che costano poco, ma la spiegazione è, primo, che sono povere e, secondo, che all’epoca in cui è stata scattata la foto le merci cinesi non erano ancora arrivate nella foresta. Da bravi commercianti, gli asiatici preferiscono concentrare i punti vendita nelle città, piuttosto che nei villaggi di contadini o di pescatori. Magari adesso la situazione è cambiata, il commercio cinese è diventato più capillare e qualche imprenditore è arrivato anche a Sahambary. Con la povera gente, i commercianti di tutto il mondo fanno sempre pochi affari. Ma se uno avesse disponibilità finanziarie, in un territorio dove per molti mesi c’è pioggia e fango, non gli sarebbe utile comprarsi degli stivali? Sì, ma in tal caso sarebbero riservati agli adulti, non certo ai bambini. E poi, in un clima caldo, le ciabatte di gomma sarebbero comunque preferibili agli stivali alti fino al ginocchio.


I poveri genitori di quelle bambine, se avessero qualche risparmio da parte, frutto della loro fatica nei campi di the, li spenderebbero per dei vestitini, piuttosto che per delle ciabatte. I piedi possono stare scalzi. Se andiamo a vedere le vecchie foto che ritraevano i nostri avi, prima durante e dopo le guerre del XX secolo, anche in quel caso gli “scugnizzi”, di Napoli e di tutte le altre città bombardate d’Italia, erano scalzi. In Friuli, per esempio, i più fortunati avevano gli zoccoli, buoni per tutte le stagioni. Nemmeno la bambina a sinistra, che deve avere una situazione familiare più agiata, avendo cappello e ombrello, indossa un paio di ciabatte, segno che non sono ritenute importanti, non per i minori. Può darsi che ai bambini malgasci le ciabatte di gomma vengano regalate quando raggiungono una certa età, quasi un rito di iniziazione, come da noi, una volta, per i maschi, quando smettevano i calzoni corti per indossare quelli lunghi. Un rito di passaggio.

Francesco mi spiega che quelle bambine, benché per noi indistinguibili, appartengono a due etnie diverse: i Betsileo e i Merina di classe bassa. I Merina sono l’etnia dominante, ma anche presso di loro c’è povertà, specie fra coloro che vivono nella foresta. I Merina sono quelli che hanno sangue più puro dell’estremo oriente, Papua Nuova Guinea e Borneo, la loro terra d’origine. Basta guardare il taglio degli occhi, che spesso sono leggermente a mandorla. Le altre etnie dell’isola sono prevalentemente negroidi. Il titolo che Francesco ha dato a questa foto è: “Maro tovovavy”, che significa semplicemente “molte graziose fanciulle”. Qui siamo nel Madagascar centrale e i dialetti possono avere qualche variazione nel significato delle parole. Io ho imparato qualche parola del dialetto del sud, zona Toliara, dove “Tovolay” significa “bel ragazzo” e, modestamente, a me lo dicevano spesso, probabilmente per ruffianeria perché volevano vendermi qualcosa. Non so in che anno è stata fatta quella foto, ma non posso fare a meno di chiedermi che fine abbiano fatto quelle bambine. Si sono sposate? Hanno avuto figli? Sono morte? Avranno ora, finalmente, un paio di ciabatte ai piedi? Si spaccano la schiena anche loro nei campi di the?

5 commenti:

  1. Come fa notare l'articolista, nel Madacascar Siamo a Sahambary, in pieno altipiano e, nella stagione delle piogge, piove ogni giorno. ciò mostra in evidenza che i cambiamenti climatici valgono solo per l'occidente, nel resto del mondo vale ciò che la natura mette in conto ogni anno, segno questo che i cambiamenti climatici sono uno dei tanti "modi" di fare cassa, sui stupidi che vanno rovinando l'arte, essendo nate le nuove generazioni senza arte né parte.

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    1. Premesso che sono passati molti anni da quando presi il trenino Fianarantsoa-Manakara, stando alle mie esperienze di viaggio - e leggendo anche i suggerimenti dati dalle guide della Lonely Planet - ci sono stagioni nei paesi tropicali in cui piove ogni giorno e viene specificato questo affinché il turista scelga il momento migliore per partire.

      Di solito, succede che quando da noi ci sono le vacanze, luglio e agosto, laggiù è brutto tempo, secondo i nostri canoni.

      In India, per esempio, quando c'è la stagione dei monsoni, la pioggia è quotidiana.

      Ma sono passati alcuni anni da quando viaggiavo nei paesi esotici, compreso il Madagascar, per cui non posso sapere con certezza se le cose stanno ancora così, come una volta, o se sono cambiate anche là.

      Tuttavia, quanto scrivi è perfettamente vero!

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  2. Fermo immagine di storie di ordinaria indigenza, miseria, assenza, o quasi, di speranze per il futuro. Bella foto. Emblematica. Fa riflettere.
    E dunque dunque udite udite, miliardate di sventurati di reincarnano come sub umani, posto in esistenze pregresse mal si comportarono, talche' è d'uopo le loro anime espiino le peccata anzi dette eccetera eccetera....

    Riconsiderando le miliardate di derelitti attualmente in ambasce, in catene, se ne deduce la maggior parte dei viventi si comporta malissimo, così male da giustificare un ritorno educativo nelle bidonvilles di Antananarivo, Mombasa, mexico City eccetera...
    A me sembra una puttanata colossale, una presa per il sedere dei sacerdoti, di tutti i sacerdoti, non importa di quale credenza. E comunque, visto il fallimento dell'esperienza umana in questo habitat, anziché mandare cristi e madonne immacolate, l'entità suprema, ove esistente, dovrebbe por fine a questo esperimento, al più presto, meglio ieri, se possibile.

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    1. Di questa foto, a me colpiscono le espressioni del volto, tra lo spaventato e l'incredulo, ma tutte molto serie (non sembrano neanche bambini!), a parte la piccola a destra, con il berretto bianco, che è quasi divertita.


      A fronte della povertà nel mondo, proprio oggi guardavo questo video.

      Un antico scandalo mai risolto e che loro, i ricchi, non ci pensano proprio a risolverlo.

      Se io fossi un dittatore...buono...queste cose non le permetterei!

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