sabato 5 novembre 2022

Un ragno a cui piacciono i porcellini


Devo trasferire di un metro un mucchio di vecchie tegole, dall’esterno di uno sgabuzzino in cemento, che affaccia sull’orto, al suo internoQuelle tegole sono lì da così tanto tempo che vi è cresciuto sopra il muschio. Devo fare tale operazione per lasciar posto a una compostiera. L’operazione va avanti a rilento, da diversi giorni, perché tolgo le tegole una ad una, esaminandole minuziosamente. Finora sono saltati fuori alcuni litobii, chiocciole e limacce, lombrichi, dove si è accumulata un po’ di terra, qualche formica vagabonda e gli onnipresenti onischi, ovviamente. Ma l’altro giorno qualcosa di arancione ha colpito la mia attenzione. Circondato da grumi di terra, si intravedeva un bozzolo sericeo trasparente, con all’interno quello che ho riconosciuto subito essere un ragno. Si era già preparato il suo rifugio per affrontare i rigori dell’inverno, ma io sono andato a disturbarlo. Era riluttante ad uscire dal suo bozzolo e anche ad animarsi. Una volta fuori, ha messo avanti una zampa e poi, piano piano, senza fretta, anche le altre. Non volendo cimentarmi in una caccia al ragno, con il retino e la scatoletta che avevo appresso, ho portato l’intera tegola in laboratorio. Ed è stato meglio così. 



Anche senza gli ingrandimenti dell’esimio mago del photoshop, chiamato Francesco Spizzirri, ho saputo, servendomi della App di Google Lens, che si trattava di una Dysdera Crocata, un ragno comune in tutta Europa, ma che io, lo confesso, non avevo mai visto. Del resto, abitando in un miniappartamento di città, non si hanno molte probabilità di fare incontri di questo genere. Qui in campagna, ho lo stesso diffusissimo Holocnemus pluchei, insieme alle più terrificanti Tegenarie, ma anche molti altri, di specie differenti: mi basta andare in giardino o, come in questo caso, nell’orto. Se in questi giorni sto trasferendo le tegole all’interno dello sgabuzzino è perché, a partire dal prossimo anno, avrò il giardino sul davanti della casa e l’orto sul retro, come si confà ad ogni brava abitazione, da noi, in Occidente. 



La Dysdera crocata è un ragno terricolo che, come il più famoso ragno lupo, non fa ragnatele per catturare le prede, ma le insegue o le aspetta all’agguato. Una foto in primo piano del muso, fatta da un moderatore del sito Natura Mediterraneo (Gigi58), mostra le potenti mandibole, chiamate cheliceri, con sui cattura le prede e quando ho letto che gli servono per infrangere le difese degli onischi, ho capito cosa ci faceva lì, sotto e in mezzo alle stesse tegole dove bazzicano i simpatici “porcellini di terra”. Praticamente, abita vicino al supermercato. Gli utenti di Natura Mediterraneo, però, avvertono che solo i giovani onischi cadono vittime della Dysdera crocata, perché gli adulti, avendo una corazza più robusta, riescono a salvare la pelle. Vale la pena accennare che gli onischi sono crostacei marini, hanno le branchie come i pesci, ma riescono a vivere ugualmente sulla terra purché vi sia abbastanza umidità. Il prossimo articolo verterà su di loro.




Tornando alla Dysdera, c’è da chiedersi il perché di quel colore vistoso, un bell’arancione splendente. Gli altri ragni di terra hanno colori smorti o mimetici, per non farsi scorgere dalle prede e per non diventare prede essi stessi. Un ragno arancione, che fa vita appartata sotto pietre e altri ripari come le mie tegole, non ha bisogno di confondersi tra l’erba e il terriccio, per tacere del fatto che gli invertebrati velenosi, o comunque non commestibili, denunciano la cosa mediante colori accesi, soprattutto il giallo e il nero, come fanno api e vespe e un’infinità di altre specie che li imitano. Questo fenomeno si chiama mimetismo batesiano. La zigena per esempio, è rossa e nera e questo è il suo messaggio al mondo per dire che non è buona da mangiare. Con me, la Dysdera non correva alcun pericolo, perché l’ultima cosa al mondo che vorrei fare è mettermi a mangiare insetti, figuriamoci i ragni, repellenti in sommo grado!



Quando ebbi finito di farle una serie di fotografie (da notare il modo buffo con cui tiene le lunghe zampe sopra il corpo, quando è in stato di riposo), la volevo riportare sul retro della casa, con tanto di tegola, ma ha avuto un guizzo e si è messa correre verso il bordo del tavolo, finendo sotto di esso. Non è un problema giacché la mia casa è piena di ragni e uno più uno meno non cambia nulla. E qualche angolino appartato, magari sotto il linoleum che si rialza negli angoli del laboratorio, sarà sicuramente di suo gradimento per passare l’inverno. Che faccia pure conto che la mia casa sia una gigantesca tegola senza muschio, ma avente qualche grado di temperatura in più rispetto all’esterno, specie nelle giornate di dicembre, gennaio e febbraio. Mi teja es su teja!

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