lunedì 4 luglio 2011

150 anni di dominazione



Mi cimento anch’io sul tema dei 150 anni dell’unità d’Italia. Non sono uno storico, ma mi sento legittimato a parlare dell’argomento perché da anni frequento amici friulani che mi parlano di “nazion furlane” e considerano l’Italia come l’ultimo straniero in ordine di tempo che abbia invaso questa mia terra. Alla quale sono legato sentimentalmente per diritto di nascita, ma non allo stesso livello dei miei amici perché, essendo stato espropriato del linguaggio, penso di rappresentare l’esempio vivente di come la cultura e la lingua dei miei avi siano stati snaturati. La Cina sta facendo la stessa cosa con il Tibet, ma lo fa da soli cinquant’anni, mentre con noi friulani lo stato italiano ha avuto tre volte tanto, di tempo, per operare l’annichilimento della nostra lingua e cultura.
In altre parole, mi sento friulano per affinità di indole, carattere e mentalità, ma penso e parlo nella lingua dei dominatori. E non riesco proprio a farne a meno. La mia è solo una testimonianza fra le tante e i napoletani potrebbero raccontare storie simili, così come anche i siciliani e i sardi. Ogni etnia ha le sue idee in merito alla costituzione del regno d’Italia, prima, e della repubblica italiana successivamente. Io, ovviamente, parlo di ciò che è successo nella mia zona. 
 
In questi giorni mi sono documentato e ho appena finito di leggere – a fatica – la “Cuintri storie dal Friul fin tal dì di vué”, scritto niente meno che da due sacerdoti cattolici, Don Giuseppe Marchetti e Don Francesco Placereani, entrambi, ora, ritornati al Padre. La questione, quindi, è annosa e ha visto tempi migliori rispetto ad oggi che è stata dimenticata. Voglio anche premettere che per molti anni ho avuto una particolare repulsione verso la lingua friulana, perché l’associavo alle classi infime della società, quelle che per intenderci frequentano le sagre di paese, con grande consumo di carne, sono fanatiche delle tradizioni e praticano passatempi cruenti come la caccia e la pesca. Inoltre, essendomi per molti anni occupato di uccellagione, ovvero della cattura degli uccelli migratori con reti, ed essendo gli uccellatori tutti friulani veraci che parlavano in friulano, o ladino che dir si voglia, non mi sentivo per niente attratto e invogliato a imparare la loro lingua, che mi ricordava troppo le sevizie e i massacri degli animali, soprattutto piccoli uccelli. Lo stesso Don Placereani era un uccellatore e io gli auguro che la sua anima bruci all’inferno per il resto dell’eternità. L’inferno che lui ha fatto patire agli uccelli quando era in vita. Si chiama Karma e non l’ho inventato io!
Ho fatto non poca fatica a leggere quel libro, scritto ovviamente in friulano, per mancanza d’abitudine e perché, mentre leggevo, dovevo tradurre mentalmente. Un doppio lavoro, insomma. I due autori partono da lontano, da quando queste terre tra l’alto Adriatico e le Alpi Carniche erano abitate dai Celti che, ancora prima di Cristo, ebbero in diverse occasioni contatti con l’impero romano. Se si parla d’impero vuol dire che la politica seguita dai romani era di tipo espansionistico e prevedeva che i Celti cedessero le loro terre e si sottomettessero. Questo valeva per i transalpini ma anche per i cisalpini. Non sempre ne derivavano stragi di autoctoni, perché alle volte si arrivava a compromessi e l’Impero romano è passato alla storia per la sua magnanimità e tolleranza, sia su suolo italico come in Palestina e altrove.
Aquileia non fu fondata dai romani, perché già esisteva ed era naturalmente d’origine celtica. Dopo l’arrivo dei legionari, tutta la pianura friulana fino ai monti fu divisa dagli agrimensori in iugeri, dati poi ai centurioni anziani come mercede per le loro precedenti campagne militari. Gli indigeni dovevano sottomettersi o con le buone o con le cattive. Fu solo l‘inizio!
Nei secoli seguenti, di qui sarebbero passate altre orde di conquistatori, più o meno feroci, più o meno tolleranti. Gli unni di Attila, a dispetto della loro cattiva fama, non furono i peggiori, poiché la palma della ferocia spetta agli ungari. I longobardi, invece, al loro arrivo fecero fuori le autorità e si sostituirono ad esse, mostrandosi però generosi e non troppo severi con la popolazione.
In tempi a noi più recenti, tra i turchi che vennero più volte solo per fare bottino, i veneziani, che dominarono il Friuli per 376 anni, i francesi, che si dedicarono prevalentemente al saccheggio, e gli austriaci, furono questi ultimi a governare con intelligenza e saggezza, tanto che la gente del posto era ben felice di avere Francesco Giuseppe come imperatore piuttosto che i Dogi di Venezia, assenti e ignavi.
Infatti, mentre il resto d’Italia fu conquistato dai piemontesi nel 1861, in Friuli i sabaudi arrivarono cinque anni più tardi, nel 1866 e non dappertutto, poiché le terre al di là del fiume Judrio, comprendenti Gorizia e la Venezia Giulia, entrarono a far parte del regno d’Italia solo nel 1919, a guerra finita. Gli italiani s’impossessarono del Friuli non a causa di superiorità militare, ma perché gli austriaci dovettero cedere il campo per le sconfitte subite con la Prussia.
Il lavoro di unificazione dell’Italia fu fatto, com’è notorio, dalla massoneria. Il clero friulano se n’era accorto (quando arrivarono i piemontesi molti sacerdoti fecero suonare la campane a morto) e si sentivano più affini agli austriaci, cattolici convinti, che non ai garibaldini, ai mazziniani e ad altri patrioti che osavano attaccare la chiesa cattolica (breccia di Porta Pia) addirittura nella sua capitale secolare, Roma. Ci fu un vescovo friulano, monsignor Casasola, che fu picchiato dalle squadracce fasciste ante litteram dei patrioti italiani. Dopo di che, tutti i vescovi messi a comandare la diocesi di Udine vennero da fuori regione. Evidentemente, la “real politik” del Vaticano, a un certo punto, consigliava in tal senso. Del resto, il segreto di tanta longevità, da parte della Chiesa, sta proprio nel sapersi adattare ai nuovi eventi. E così la Chiesa si mise dalla parte del più forte, le messe in friulano furono proibite e tutti gli scrittori e i poeti, appartenenti alle classi benestanti, che ancora si azzardavano a scrivere in lingua friulana, furono boicottati mentre, per converso, i filoitaliani ebbero la carriera facilitata e le loro opere ampiamente stampate e divulgate.
Ma a dare la mazzata finale all’etnia friulana fu la scuola statale. Si cominciò quasi subito, facendo venire da fuori regione maestri di lingua italiana e ai bambini era vietato esprimersi nell’idioma materno. Tale operazione ebbe inizio già alla fine dell’Ottocento e proseguì sotto il Fascismo. Nel 1975 fu pubblicato il libro di Sergio Salvi intitolato “Le lingue tagliate”, un’opera fondamentale che metteva in evidenza tutto il sistematico lavoro di cancellazione dei dialetti locali. Purtroppo, il danno era già stato fatto ed io ne sono l’esempio vivente, insieme a quelli della mia generazione. Come aneddoto personale posso dire che nel 1920 i miei nonni materni vennero in Friuli e insegnarono nelle scuole rurali per i successivi quarant’anni, contribuendo a cancellare la lingua del posto. Probabilmente avevano delle agevolazioni e uno stipendio più alto, come avviene anche al giorno d’oggi nel caso degli insegnanti disposti a trasferirsi in scuole di montagna o nelle ex colonie di Etiopia e Somalia. Lui, il nonno, veniva dalle Marche, lei dalla Lombardia ed entrambi erano iscritti al partito fascista, altrimenti non lavoravano.
Posso immaginare quante bacchettate diedero a generazioni di figli di contadini quando sbagliavano la pronuncia o commettevano errori d’ortografia. A quell’epoca si usava così e se un bambino prendeva qualche scapaccione, i suoi genitori andavano a scusarsi e approvavano la severità dell’insegnante, come ancora oggi fanno i giapponesi. Nonostante la grande importanza riconosciuta dal ministero dell’istruzione nello schiacciare le lingue minoritarie, la scuola era così povera che d’inverno i bambini dovevano portare le fascine di legna da ardere da casa, se volevano passare qualche ora al caldo in classe. Sussidi didattici ce n’erano pochini. E questo ci riporta all’epoca attuale, con questa crisi economica in cui per i servizi sociali mancano i soldi, mentre per le spese militari non mancano mai. Anche nel Novecento il denaro pubblico veniva dirottato verso imprese militari, piuttosto che per ospedali e servizi ai cittadini. Oggi, nonostante la crisi, l’esercito gode della solita floridezza di contributi statali, aerei militari non ben identificati irrorano a tutto spiano sostanze sospette, volando sulle nostre teste e ci possiamo pure permettere missioni all’estero. Di pace, naturalmente.
Ci possiamo anche permettere opere faraoniche incentrate sulla filosofia della dinamicità, del progresso e della velocità, neanche fosse ancora vivo Filippo Tommaso Marinetti e i suoi futuristi. Con la differenza che questi ultimi, suggestionati dai romanzi di Giulio Verne, immaginavano un futuro roseo basato sulla potenza della macchina, mentre noi oggi, la potenza della macchina, l’abbiamo provata e abbiamo visto che è dannosa e pericolosa. Alienante e disumanizzante. Oggi cantano altre sirene, ma ci ammaliano con storie simili a quelle che venivano raccontate ai soldati di leva, per indurli a combattere, e ai civili nelle retrovie, per indurli a seguire le istruzioni del governo.
Oggi appare sempre più chiaro che l’inettitudine e la corruzione della classe politica è programmata. Si tende ad aumentare il disgusto nei cittadini verso gli attuali finti governanti, così che la gente accoglierà con entusiasmo l’avvento del nuovo ordine mondiale, da tanto nauseata qual è di formazioni politiche ottocentesche, Destra, Sinistra e Centro, tutte devote ai padroni occulti e tutte destinate a lasciare il posto all’oligarchia prossima ventura. I massoni che fecero l’Italia, hanno appena finito di fare l’Europa e faranno il Mondo. E’ nella loro agenda. Dopo di che, se vorranno prendersi anche la galassia, che facciano pure! Se avranno i mezzi per farlo.
In questo scenario, nel pieno della crisi del Comunismo (giacché i fascisti hanno sempre goduto di ottima salute), nasce la Lega Nord, massima espressione di quel tentativo nostalgico di recuperare le culture e le lingue locali. Sia chiaro, la rivalutazione dei particolarismi territoriali, a dispetto di ciò che afferma la Sinistra, è sacrosanta, peccato che la Lega Nord sia favorevole al nucleare, abbia spiccate tendenze xenofobe e faccia presa sulla parte più retriva degli italiani. Bergamo e Brescia, capitali, soprattutto quest’ultima, della caccia sono infatti le zone a maggioranza leghista. L’ultima trovata in ordine di tempo è questa:
Come è successo anni fa nella zona di Capoterra (CA), dove il partito dei bracconieri si era presentato alle elezioni per reintrodurre la tradizionale caccia ai tordi con i lacci, così la Lega Nord del Trentino ha fatto sue le stolte preoccupazioni dei bifolchi più ignoranti che si sentono insicuri a passeggiare in montagna, sapendo che alcuni orsi sono stati reintrodotti con una decisione secondo loro calata dall’alto.
Così, negli stessi giorni in cui un’altra decisione calata dall’alto, il treno veloce della Val di Susa, mostra tutta l’arroganza del Potere a discapito degli abitanti, la Lega Nord ha pensato bene di offrire carne d’orso ai propri iscritti, con la differenza che un treno veloce danneggia sul serio la salute e la qualità della vita delle persone, mentre qualche orso in libertà nelle sue ataviche terre non fa male a nessuno, essendo una specie selvatica che si tiene alla larga dagli esseri umani, come l’istinto le suggerisce di fare. Le tesi demenziali dei montanari leghisti arrivano al punto di parlare di prevenzione, cioè di osteggiare il ripopolamento di orsi prima che ci scappi il morto e di portare come prova dell’incompatibilità della sua esistenza in Trentino l’eccessiva antropizzazione del territorio. E’ come il gatto che si morde la coda: siccome ci sono troppi esseri umani, non c’è posto per le altre specie. Via di questo passo, siccome noi bianchi siamo poco prolifici mentre gli africani mettono al mondo nidiate di figli, dobbiamo impedire l’arrivo dei migranti dall’Africa. Oltretutto, è decisamente falso che il territorio sia troppo antropizzato, poiché i boschi di montagna stanno in realtà ricolonizzando i loro antichi territori e gli esseri umani tendono a vivere in città, abbandonando i villaggi montani. Basta andare in Carnia a vedere come in pochi decenni di migrazione (nostra, stavolta) i paesetti si siano spopolati.
Mi dispiace parecchio che la questione del recupero e della salvaguardia delle lingue minoritarie sia stata presa in mano dalla Lega Nord, perché per tutto il resto si sta rivelando un partito esecrabile e mi viene in mente che è stato proprio il ministro Maroni ad autorizzare l’installazione dei body-scanner negli aeroporti, con la scusa della lotta al terrorismo, dimenticando che i veri terroristi sono da ricercare tra i servizi segreti occidentali, che agiscono nell’ombra e contro i quali non c’è scampo. Per tacere del fatto che la Lega, dopo aver usato lo slogan “Padroni a casa nostra”, in contrapposizione al potere centrale del governo italiano, abbia abbandonato i valsusini al loro destino, proprio nel momento in cui essi volevano essere padroni a casa loro e decidere se accettare o meno l’alta velocità. Ma questo è successo in seguito all’entrata nel Palazzo del potere romano, da parte del primo eletto, Bossi, che fu soprannominato “Il senatur”. A partire da quel momento, com’era logico aspettarsi, i compromessi non si contarono più. E’ per questa ragione che quando sorsero le prime Liste Verdi ci fu un acceso dibattito sull’opportunità di presentarsi anche alle elezioni politiche oltre a quelle degli enti locali. Alla fine vinsero quelli dell’entrata in parlamento a tutti i costi e abbiamo visto che fine abbiano fatto i Verdi.
Credo che della Lega Nord si possa dire ciò che si dice di David Icke: si tratta di un partito “gatekeeper”. Lo abbiamo visto anche nel caso di Julian Assange. Entrambi ricevono informazioni dai servizi segreti e aiuti di ogni genere per divulgarle, di modo che la gente venga messa al corrente di retroscena di scarsa rilevanza, ininfluenti, mentre i segreti più scottanti e forieri di nocività per la popolazione vengono meticolosamente occultati, allontanando i sospetti da essi. Nel caso di Icke e dei suoi rettiliani, si porta a fare di tutta l’erba un fascio e come per una persona mediamente dotata di buon senso la storia dei rettiliani è semplicemente ridicola, così, per la stessa persona, anche tutto il resto lo sarà. E verrà respinto in blocco. Tra le cose respinte dall’uomo medio ci saranno anche le scie chimiche e l’instaurazione del nuovo ordine mondiale, entrambi fenomeni reali, ma che per il momento non devono venire allo scoperto, altrimenti la gente potrebbe adottare delle contromisure o opporre qualche resistenza ai piani degli Illuminati, ancora in fase di preparazione.
Quando la gente avrà gli occhi aperti sulle scie chimiche e sul proposito dell’élite di instaurare la dittatura mondiale, sarà troppo tardi. In questo senso, un partito come la Lega Nord che parla di culture e lingue locali e si mette a mangiare carne d’orso e a manifestare anacronistico razzismo contro gli stranieri, non fa che generare disgusto nelle persone colte, dando alla Sinistra il pretesto per accusarla d’essere un partito fascista, mentre la salvaguardia dei patrimoni culturali e linguistici è semmai un tema di Sinistra, se ha ancora senso parlare in questi termini di dualismo ingannatore.
Mi ricordo che i Verdi delle origini, nella seconda metà degli anni Ottanta, parlavano di Bioregioni o di Macroregioni e quindi l’ipotesi di strutture più a misura di cittadino, insieme alla tendenza a disgregare lo stato italiano, erano già in atto quella volta, nelle discussioni degli ecologisti politicizzati. I quali sono caduti nel vuoto della sterile politica, mentre la Lega Nord, che sta strumentalizzando tale tematica, prima o poi cederà il passo al nuovo ordine mondiale, come si conviene ai servitori obbedienti. Anche quelli che apparentemente si fondano su ideologie contrarie al governo mondiale. Quando la Lega Nord sarà spazzata via insieme a tutti i partiti e i governi nazionali, i seguaci di Bossi saranno doppiamente delusi e imbrogliati.
Intanto, da un fascismo all’altro, i leghisti si pappano gli orsi. O almeno ci provano. Io mi auguro che l’orso gli vada di traverso, come pure le salsicce, e che la gente si accorga di che gentaglia sta votando e da cui si fa rappresentare: zotici. Non è pensabile, né statisticamente plausibile, che tutti gli elettori leghisti siano tali. I miei amici friulani, per esempio, non lo sono per niente. Ma sono anzi persone garbate, nonché devotamente innamorate della loro terra. Che è anche la mia.

6 commenti:

  1. E' un quadro veritiero e lungimirante della situazione attuale e dei suoi sviluppi. Forse la questione dei cosiddetti Rettiliani è più complessa di come l'hai presentata, ma è vero che Icke è un falso divulgatore.

    E' tragica l'estinzione delle lingue, perché ogni idioma è cultura e visione del mondo. Quando i nativi americani furono sterminati, in modo parallelo furono defraudati delle loro lingue, quindi delle loro tradizioni ed identità.

    Bello il micio che si affaccia alla ringhiera, invece il tricolore suscita in me ripugnanza.

    Ciao

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  2. Ciao Zret! Praticamente sei l'unico che mi viene a trovare, ma.....va bene così! Secondo me, se nel passato si trovano tanti riferimenti a entità malvagie a forma di rettile è per via dell'atavica repulsione che noi primati abbiamo per i serpenti velenosi. Le scimmie vanno fuori di testa, per esempio, quando ne vedono uno. Se l'Homo sapiens è nato in Africa, lì vi sono serpenti velenosissimi, come i mamba, ed è ovvio che la nostra specie abbia interiorizzato un forte fastidio verso tutto ciò che somigli ai serpenti, compreso quello con cui hanno avuto a che fare Adamo ed Eva.
    Io parlo spesso di Icke, benché abbia letto solo un suo libro, l'ultimo, ma ciò è spiegabile grazie al proverbio: "La lingua batte dove il dente duole". Quando non dice stupidaggini è un complottista all'ennesima potenza. Per ora io non mi fido!
    Circa l'estinzione delle lingue minoritarie, e in particolar modo del ladino, penso che non ci sia scampo e il friulano, in futuro, verrà studiato nelle scuole come oggi si studia il latino e il greco. Mi sembra inevitabile, anche se i miei amici stanno facendo di tutto per impedirlo, ma non sono eterni. La nostra lingua si estinguerà con loro.
    La foto del gatto curioso l'ho fatta a Venezia un mese fa, ma anche nel mio paese vedo sventolare bandiere italiane, qualche volta insieme a quella del Friuli: l'aquila patriarcale d'oro su fondo azzurro.
    Tu sei di origini calabresi, giusto? Ho un parente acquisito che porta il tuo stesso cognome ed è di Palmi.
    Ciao

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  3. La storia dei Rettiliani mi pare una copertura: difficile negare che oscure entità agiscano dietro le quinte, anche se è un'idea che l'uomo quasi sempre rifiuta.

    Nell'antichità i serpenti erano visti spesso come simbolo di conoscenza e di rinascita, quindi l'avversione per i Rettili non mi pare così atavica.

    Forse in futuro, sarà parlata una sola lingua: un inglese ipersemplificato?

    La famiglia non ha origini calabresi, ma campane(beneventane) con lontane ascendenze longobarde.

    Ciao

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  4. Mi pare di capire che sei un appassionato esperto di ufologia e mi accorgo che hai maturato la certezza che entità non umane, aliene e/o demoniache, agiscano manipolando i comportamenti della gente.
    Ancora io non ho tale certezza e penso che l'entità malvagia sia dentro di noi, nata non si sa come, ma avulsa da condizionamenti esterni, che non siano quelli messi in atto dalle élites con precise tecniche.
    La stregoneria e la magia sono nate con l'uomo e ce le stiamo portando dietro come un fardello da millenni. Ancora causano danni al singolo e alla società. Tuttavia, c'è molta autosuggestione, aiutata in questo dai mass-media che danno per scontato la presenza del Maligno e che parlano di messe nere con troppa disinvoltura. Come in questo recente caso:

    http://www.ilgazzettino.it/articolo.php?id=155156&sez=NORDEST

    Che il serpente sia diventato simbolo di conoscenza e di rinascita mi fa pensare che nasca dalla corteccia cerebrale e non dal nucleo encefalico, chiamato anche, guarda caso, rettiliano. Ovvero, per milioni d'anni abbiamo interiorizzato il serpente come cosa cattiva e poi, per qualche migliaio d'anni, ne abbiamo fatto un simbolo positivo. Si tratta di un conflitto tra fisiologia e cultura, ovvero tra organismo corporeo (che veniva ucciso dal veleno dei serpenti) e mente indagatrice (che subiva il fascino dell'essere strisciante). Nella Madonna che schiaccia il serpente c'è un'impronta antichissima, mentre nella positività del serpente e nell'attuale moda di allevate rettili c'è un derivato della cultura recente, degli ultimi secoli.
    Se poi penso che le donne sono terrorizzate dai serpenti più degli uomini, mi viene da pensare che conoscenza e rinascita siano appannaggio del sesso maschile oppure che le donne abbiano sviluppato di meno la corteccia e di più il cervello rettiliano. Queste sono considerazioni grossolane, passibili di modifica, ovviamente.
    Un saluto.

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  5. Articolo lungo e complesso. Ci sono dei passaggi che ho trovato "forzati" dal sincretismo tra storia, animalismo e controllo sociale (regimi). Io da friulano, posso solo rimarcare la mentalità bieca di coloro che pensano che esista un'unità "unica" e non un'unità di diversità. LE radici culturali europee hanno tre fondamentali riferimenti: cultura greca, quella ebraica e quella cristiana... tutto il resto a ruota. La Grecia della filosofia che ancora oggi ci interpella era delle polis. Le stesse misure auree della sua architettura, erano della Grecia. Ma se guardiamo bene la Grecia era un'insieme di polis, spesso in lotta tra di loro, ma in grado nel confronto, di fare grandi cose. Lo stesso Rinascimento italiano è un rinascimento di stati nella penisola italica. Ogni città di questo stato è un capolavoro. Il confronto, l'originalità, la diversità è lì la ricchezza. Se unità come viene intesa oggi in diversi ambiti, storico compreso, diventa uniformità, è fatta! Credo al bisogno di un equilibrio tra concetto di stato, inteso come base comune, e la presenza di tante nazioni, ovvero luoghi dove si è nati, ai quali, consapevoli o meno, si appartiene. Il friulano non è migliore del siciliano o del veneto è semplicemente diverso, così come lo sono gli altri. La nostra lingua pretende una distanza, perché mescolata ad altre culture (tedesca e slava, oltre che latina). Chi ama la cultura, iniziando dalla propria, ama tutte le culture e diversità. Altrimenti è uno che strumentalizza, non uno che ama. Se venite in Friuli e trovate qualcuno che vi parla in friulano, prendetelo come un dono, un'occasione per conoscere un mondo che è stato tartassato da tanti. Provate a rispettare coloro che vi ospitano, non solo col vino, ma anche con una parte della propria storia. E' vero che in tanti hanno cercato di cancellarci (e non solo noi, sardi, occitani, slavi, tedeschi: 13 nazioni che sono riconosciute dalla legge italiana, solo definite "minoritarie" o minorizzate"), ma come il pino mugo, o il carpino siamo ancora qua. Mandi e tignisi cont! (PS: Mandi significa, ti saluto e ti lascio nelle mani di Dio... un bel augurio, mi pare ; )

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  6. Se partiamo dal presupposto che i potenti vogliono, da sempre, estendere il dominio sulla maggior superficie terrestre possibile, per sfruttarne gli abitanti come in Russia i nobili sfruttavano i contadini che erano considerati come facenti parte della terra stessa, allora anche l'operazione di creare l'Italia va vista in quest'ottica. Il potere, monarchico o repubblicano fa lo stesso, avrebbe tratto vantaggi economici dalle tasse, che sono tangenti richieste al popolo con le più varie scuse. Mazzini e gli altri idealisti forse erano sinceri; a Garibaldi bastava menar le mani, mentre Cavour era al servizio dei Savoia che volevano espandersi.
    A che scopo unire i friulani con i siciliani? Entrambi i popoli avrebbero potuto svilupparsi indipendentemente, ma ai massoni che fecero l'Italia parve più utile averci tutti sotto lo stesso governo, per controllarci e sfruttarci. Nemmeno sapevano, se non forse ai vertici della piramide, che l'Italia sarebbe stata solo un passaggio verso il Nuovo Ordine Mondiale. Oggi lo sappiamo e lo vediamo ogni giorno.
    Napolitano, per esempio, è al servizio della cricca massonica che vuole la dittatura mondiale e anche se parla tanto dell'unità d'Italia, basterà un niente affinché lui si tiri da parte, quando i suoi padroni gli faranno un fischio. Idem con tutti gli altri servi della globalizzazione.
    Non va dimenticato il capo della Chiesa Cattolica, anche lui artefice del NWO. Forse gli hanno promesso di essere a capo della nuova religione, che si chiamerà in un altro modo, ma che probabilmente avrà gli stessi contenuti di sempre, operazione già fatta da Costantino nel terzo secolo d.C.
    Cambiare tutto affinché nulla cambi, come diceva il Gattopardo.
    Riguardo alle minoranze, siamo destinati a scomparire e il ladino si studierà a scuola come lingua morta. Ci sarà una sola neolingua per tutta l'umanità, ampiamente sfoltita. Mi sembra inevitabile. I prodromi ci sono tutti.
    Grazie Sbilff per esser passato di qua.
    Ciao

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