sabato 22 ottobre 2011

Sono una spia dei talebani



Domani al mio paese finisce l’annuale sagra di San Simone. Come tutti gli anni, il mio Comune cerca di darle una parvenza culturale. Non so se ci riesce, perché soprattutto la sera si spande nell’aria l’odore della carne bruciata, segno che molti animali sono stati assassinati, frammisto alla musica e agli schiamazzi degli ubriachi. Per i bambini non mancano le frittelle di mele e lo zucchero filato, oltre alle giostre e al lancio della pallina per cercare di centrare la boccia con il pesce rosso (non l’hanno ancora vietato?). Io ho fatto incetta di pane austriaco, con la crosta ricoperta di semi. Ma la cultura dov’è?
Anche se con la caduta del muro di Berlino molte caserme sono state chiuse, il Friuli resta terra militarizzata e i Lancieri di Novara, che hanno la caserma poco fuori Codroipo, non potevano mancare. Stamattina ho avuto la sorpresa di vedere allestito in piazza giardini un loro stand, con tanto di gazebo mimetico. Giovani soldati, sia uomini che donne, fungevano da public relations e io non potevo farmi scappare l’occasione. Alle elementari il mio maestro ci portava a far visita all’aeroporto della Pattuglia Acrobatica Nazionale, in occasione del 4 novembre, festa della Vittoria. All’epoca non ci facevano salire sui G 91 [1], ma ho letto sul giornale che in anni recenti a pochi fortunati bambini tale privilegio viene concesso.
 
Le portiere del Lince [2] e del Puma [3] parcheggiati in Piazza Giardini erano spalancate e anche se nessun assembramento di entusiasti fanciulli premeva per entrare, presumo che la cosa fosse possibile. C’era solo qualche adulto che buttava l’occhio all’interno. L’ho fatto anch’io, frettolosamente, perché ci tenevo ad immortalare quei mezzi ultra sofisticati. E in effetti, dentro era pieno di bottoncini, come nella cabina di volo di un aereo di linea. Solerti soldati spiegavano i rudimenti del funzionamento.
Speravo di passare inosservato, per quanto qualcuno che armeggi con una macchinetta digitale lo possa, ma un soldatino mi si è avvicinato immantinente. Siccome presso la caserma dei Lancieri di Novara si tengono tradizionalmente i cavalli, gli ho chiesto se ne hanno ancora e quanti sono. Lui mi ha indirizzato ad una sua collega cavallerizza. Quattordici, è stata la risposta e un giorno forse scriverò un articolo sul cavallo animale da guerra. Non avevo altre domande da fare e, salutando cortesemente, mi sono allontanato dall’imbarazzatissima soldatessa. Forse era la sua prima missione……all’esterno.
Una cosa però mi premeva sapere: quanto costa un Lince. L’addetto mi rispose che non lo sapeva, ma che la versione civile viene 180.000 euro. Chissà quanto quella accessoriata con le armi! Nemmeno loro lo sanno. O forse non lo vogliono dire al primo che capita. Anche da lui mi sono allontanato, perché volevo prendere altre foto, ma la cosa deve averlo insospettito perché ad un certo punto mi chiese se sono un appassionato. Penso che intendesse dire appassionato di armi. Avrei voluto dirgli, scherzando, “Sono una spia dei talebani”, ma di questi tempi è meglio non andare a cercar rogne. Durante le sagra, incedendo come pavoni tra le galline, due poliziotti o due carabinieri, seguiti da tre soldati, girano per le vie: si chiama ronda mista e fanno una certa impressione. Niente niente, il soldatino li chiama e poi devo vedermela con loro. Cinque uomini in divisa che mi chiedono perché fotografo mezzi militari, lì in mezzo alla piazza, sotto gli sguardi sospettosi della gente. Sai che ridere!
Al mio diniego, saputo che non sono un appassionato di armi, il lanciere si mostra insistente circa il perché io prendessi foto senza fermarmi ad approfondire con loro i dettagli tecnici e senza farmi conoscere. La domanda che inconsciamente forse si pongono, quando si rapportano con i civili, è: amico o nemico? In fondo, anche loro devono difendersi dal….nemico interno, tipo Black Bloc e affini.
Non avevo molto tempo in effetti, né tanto meno voglia di socializzare, e a quel punto ho capito che era maglio dileguarsi. Del resto, se fanno un’esposizione dei loro mezzi, tranne il carro armato su ruota, lo fanno per incontrare la popolazione, ovvero per cercare il consenso della gente (come se non gli bastasse il ministro La Russa e le sue performances televisive!). Eravamo su suolo pubblico e, allora, saranno affari miei se faccio foto ai loro mezzi militari?!?
I quali, sono stati comprati con i soldi del contribuente e contro il suo parere. E’ vero che, stando alle statistiche, la maggior parte della popolazione è favorevole al mantenimento dell’esercito, ma c’è anche una cospicua minoranza che vedrebbe meglio spesi quei soldi in opere civili, piuttosto che in costosi mezzi di guerra. Se poi si pensa che vengono usati contro miserabili pecorai, in lontane terre esotiche, la cosa si fa ancora più sgradevole.
E non sto qui, per l’ennesima volta, a fare i conti su quante scuole in Africa o quanti pozzi per l’acqua si potrebbero ottenere con 180.000 euro, che è il costo della versione civile del Lince. Sto pensando alle famiglie italiane che non arrivano alla fine del mese e forse non ci arrivano perché qualcuno ha avuto la splendida idea di dotare l’esercito di TOT Linci, TOT Puma e TOT Centauri.
Per tacere di tutto il resto.
Se poi si pensa ancora che le guerre in Medio Oriente sono decise da una casta di potentissimi Illuminati che credono di giocare al Monopoli con le vite di milioni di persone e che noi italiani finora abbiamo totalizzato anche 41 morti in Afghanistan, mi viene ancora di più rabbia e sdegno per come vanno le cose.
Entro la fine dell’anno gli americani tornano a casa dall’Irak, dopo aver lasciato sul terreno 4.000 morti e 40.000 feriti e dopo aver speso 1000 miliardi di dollari. Parola di premio Nobel! Anche lì, cosa si sarebbe potuto fare con quei soldi piuttosto che andare a devastare l’Irak? Che percentuale di americani è favorevole al fatto che i soldi delle loro tasse vengano utilizzati in quel modo? Immagino che lo stesso meccanismo sia in vigore in tutto l’Occidente, di modo che cifre astronomiche di denaro pubblico vanno ad arricchire i mercanti di morte, talmente potenti da eleggere presidenti e capi di stato compiacenti, insieme a tutti altri burattini della politica. Talmente potenti che sia le vite di noi bianchi, che quelle dei pecorai arabi valgono meno che niente e sono come polvere su una carta geografica.
Ed è anche grazie allo specchietto per le allodole delle saltuarie esibizioni pubbliche, prime fra tutte quelle delle Frecce Tricolori, che i mercanti di morte riescono ad accattivarsi le simpatie della popolazione e a mostrare il volto umano della guerra. Una maschera sorridente e ammiccante. I soldatini che facevano public relations stamattina non se ne rendevano conto, perché ho il sospetto che non sappiano neanche di essere al mondo, ma i loro capi qualcosa dovrebbero intuire. Qualcosa che non va c’è e prima o poi i nodi dovranno venire al pettine.
Spese militari enormi, mentre le fabbriche chiudono e la popolazione diventa sempre più povera. Spese per la guerra immani, mentre nel Terzo Mondo la gente crepa di fame e malattie.
E’ come la bolla immobiliare: prima o poi dovrà scoppiare. A meno che, a scoppiare, non sia la terza guerra mondiale. Dio non voglia!
Io, prima che succeda, vado a mangiarmi qualche frittella di mele.


Note:

6 commenti:

  1. Ciao
    la terza guerra mondiale è già scoppiata.
    Senza bombe atomiche e senza grossi spargimenti di sangue. Non ce n'è bisogno.
    L'ignoranza regna sovrana ed i bancari fanno i cavoli loro. E' il solito gioco dei padroni e degli schiavi. Con qualche leggera variazione sul tema ma ... la musica è sempre la stessa.
    Intanto i poveri continuano a sfornare schiavi (fare figli) per andare a pulire il castello del padrone.
    Ormai siamo a 7 miliardi sul pianeta.
    Troppi e troppo impegnati a sopravvivere per pensare e per pensare a vivere.
    Ciao.

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  2. Sì, avevo letto che la terza guerra mondiale è già scoppiata, in sordina, ma manca ancora il nostro intervento diretto, cioè il nostro coinvolgimento come nazione. Quando le bombe ci cadranno in testa, allora si potrà dire che è cominciata sul serio. Sempre che, di bombe, non ne cada una sola, su Aviano o su altri siti nucleari. Dio non voglia!
    Ciao

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  3. Assistiamo ai prodromi del Terzo conflitto mondiale: la vera guerra, se scoppierà, ci trasformerà in Somali.

    Eccellente articolo in cui l'ironia è venata della consueta amarezza.

    Ciao

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  4. Dell'amarezza, evidentemente, non posso farne a meno: deve trattarsi di reiterata sedimentazione.
    Ciao Zret e bentornato!

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  5. non avevo mai letto questo articolo
    bello come sempre
    ma pero´io credo che la terza guerra mondiale e´imminente
    va sempre peggio
    pure io faccio le frittelle di mele ma non le mangio
    un bacione

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  6. Mi hai dato una dritta.
    Potrei scrivere un articolo dal titolo: "La terza guerra mondiale e le frittelle di mele"!

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