Testo di Gianfredo Ruggiero
Ogni
anno, con l’approssimarsi del 25 aprile, si susseguono a ritmo
incalzante le rievocazioni della guerra di liberazione. E’ un crescendo di
manifestazioni, convegni e interventi per celebrare degnamente il sacrificio
dei partigiani e di quanti s’immolarono per riportare in Italia libertà e
democrazia. Le piazze si tingono di rosso e i ricordi della barbarie
nazifascista riaffiorano alla mente.
Tutto
bene tranne che...
Dei
crimini compiuti dai fascisti durante la guerra civile sappiamo tutto o quasi,
ma cosa sappiamo delle nefandezze perpetrate dai partigiani durante e dopo la
fine del conflitto? Poco, molto poco.
Conosciamo
tutti la triste vicenda dei 7 fratelli Cervi uccisi dai fascisti (è stato
perfino tratto
un film), ma quanti conoscono l’altrettanto dolorosa storia dei
7 fratelli Govoni, tra cui una donna, assassinati dai partigiani perché uno di
essi vestiva la camicia nera?
Si
ricordano giustamente le 365 vittime della strage nazista delle Fosse Ardeatine,
mentre è stata rimossa dalla storia un’altra orribile strage, quella di Oderzo
dove, a guerra finita, circa 600 tra allievi ufficiali e militi fascisti furono
trucidati dai partigiani e gettati nel Piave dopo essersi arresi.
Di
vicende come queste la storia, quella vera, ne è piena. Non è mia intenzione
fare la macabra contabilità dei morti o stabilire chi maggiormente si macchiò
le mani di sangue innocente, ma solo contribuire a sollevare quel velo di
omertà che copre le malefatte dei vincitori per poi consegnare una volta per
tutte Fascismo e Resistenza alla Storia.
Messi
con le spalle al muro i sostenitori della mitologia partigiana, dopo aver
negato per sessant’anni i crimini della loro parte, ora ammettono, a bassa voce
e con evidente imbarazzo, che “in effetti qualche errore e qualche eccesso
effettivamente ci furono….però” e qui incomincia la solita stucchevole
tesi di comodo secondo cui da una parte, quella partigiana, c’era chi
combatteva per la libertà, mentre dall’altra parte c’erano i sostenitori della
tirannide nazifascista. Quindi, secondo loro, quei crimini sono pienamente
giustificati dal nobile fine.
Se dovesse prevalere questa logica qualunque
crimine, anche il più efferato, sarebbe giustificato. Dipenderebbe solo dalla potenza di
comunicazione e dalla forza di persuasione di chi detiene il potere.
Per
motivi anagrafici non ho conosciuto il Fascismo e anch’io, come la maggior
parte degli italiani, sono cresciuto a pane e resistenza avendo appreso la
storia in maniera superficiale dai libri di testo, dai programmi televisivi e
attraverso la cinematografia imperniata sui soliti luoghi comuni che vede i
cattivi da una parte e i buoni dall’altra.
Solo
che non mi sono accontentato della verità ufficiale - quella scritta dai
vincitori - e ho voluto approfondire le mie conoscenze. Il risultato è stato
che mentre colmavo i miei vuoti i dubbi aumentavano. Dubbi che a tutt’oggi
nessuno è stato in grado di sciogliermi.
Il
primo dubbio
riguarda la definizione dei partigiani
quali ”patrioti e combattenti per la libertà”.
Il
movimento partigiano pur essendo variegato (vi erano partigiani liberali,
cattolici e
monarchici) era militarmente e, soprattutto, politicamente
egemonizzato dal Partito Comunista Italiano (Pci), all’epoca diretta emanazione
della Russia Sovietica da cui prendeva ordini tramite Togliatti, stretto
collaboratore di Stalin, che infatti viveva in Russia.
Obiettivo
dichiarato dei partigiani rossi – che, lo ribadisco, erano la stragrande
maggioranza della galassia partigiana - era quello di instaurare in Italia
la dittatura del proletariato e fare del nostro paese uno stato comunista
satellite dell’Unione Sovietica.
Non si capisce quindi su quale base logica e
storica i partigiani si possano definire tout court patrioti e
combattenti per la libertà.
Se
l’Italia è oggi una Repubblica "democratica" non è certo per merito dei partigiani,
ma in virtù della divisione del mondo in due blocchi contrapposti decretata a
Yalta nel ’45, da cui scaturì la nostra collocazione nel campo occidentale e la
conseguente dipendenza americana.
Il
loro contributo alla sconfitta tedesca fu infatti del tutto marginale, se lo
rapportiamo all’enorme potenziale bellico messo in campo dagli alleati in
Italia. Gli stessi americani avevano dei partigiani una scarsa considerazione e
li tolleravano solo perché facevano per loro il lavoro sporco come assassinare
i gerarchi fascisti e fare attentati dinamitardi per suscitare la rappresaglia
tedesca che fu quasi sempre spietata e spropositata.
Il
25 aprile del 1945 Mussolini era a Milano e solo dopo la sua partenza, per
trovare la morte a Dongo, il capoluogo lombardo fu “liberato” dai partigiani
che si abbandonarono ad una vera e propria orgia di sangue contro i fascisti o
presunti tali, compresi i loro familiari, come testimoniano le lapidi al Campo
10 del Cimitero Maggiore di Milano che raccoglie le spoglie dei fascisti (di
quelle che si riuscì a recuperare, oltre un migliaio) molti dei quali
barbaramente assassinati o fucilati ben oltre il 25 aprile e dopo che ebbero
deposto le armi (il canale Villoresi era rosso del sangue delle vittime, mi
disse un vecchio fascista scampato alla mattanza).
Lo
stesso discorso riguarda la Russia di Stalin, la quale contribuì in maniera
determinante alla sconfitta della Germania nazista, pagando per questo un
pesante tributo di sangue, ma al solo scopo di estendere il suo dominio su
tutto l’est europeo e non certo per portarvi in quelle sciagurate terre
democrazia e libertà.
Non
dimentichiamoci poi che l'Unione Sovietica fu alleata della Germania nazista
fino al 1941 con la quale si spartì la Polonia due anni prima.
Particolare
importante che la storiografia ufficiale nasconde - perché farebbe smontare in
un sol colpo la tesi di comodo della "lotta della democrazia contro la
tirannide" - riguarda la dichiarazione di guerra di Francia e
Inghilterra all’indomani dell’invasione tedesca della Polonia: fu dichiarata
alla Germania, ma non alla Russia pur avendo anch’essa attaccato la Polonia
alcuni giorni dopo alle spalle. Perché? Evidentemente la Polonia fu solo un
pretesto per muovere guerra alla Germania, mentre Stalin, che dopo la Polonia
si apprestava ad invadere la Finlandia e ad annettersi le deboli Repubbliche
Baltiche con l’assenso occidentale, era considerato già da allora un prezioso
alleato, ben sapendo che questi era uno spietato dittatore, che con le sue
"purghe" aveva massacrato, deportato nella gelida Siberia e ridotto
alla fame milioni di russi, molti dei quali ebrei, definiti "nemici della
rivoluzione" (ma questo evidentemente alle democrazie occidentali, America
in testa, poco importava).
Il
secondo dubbio
riguarda la definizione di “guerra di
liberazione", quando invece fu una classica e tragica
guerra civile. I
fascisti non venivano da Marte, erano italiani come italiani erano i partigiani.
In
quei lunghissimi 18 mesi la guerra non risparmiò nessuno, attraversò le
famiglie e divise i fratelli.
La
guerra è una realtà tragica e quella civile lo è ancor di più, in queste
circostanze gli uomini tendono a perdere la loro dimensione umana per
accostarsi a quella bestiale, per cui o stendiamo un pietoso velo e
consideriamo tutti i morti uguali e rispettiamo gli ideali che animarono le
loro azioni giusti o sbagliati che possano apparire, oppure la storia la
raccontiamo tutta e per intero, senza reticenze e convenienze politiche.
Altro
grande equivoco riguarda la presunta invasione nazista dell’Italia: i tedeschi non invasero l’Italia, c’erano già.
Dopo
la caduta di Mussolini, avvenuta il 25 luglio 1943, il governo Badoglio chiese
aiuto all’alleato tedesco per contrastare gli anglo-americani che nel frattempo
erano sbarcati in Sicilia.
I
soldati italiani e tedeschi si ritrovarono, quindi, a combattere spalla a
spalla contro l’invasore americano fino all’8 settembre ’43, quando il Re e
Badoglio, con estrema disinvoltura e lasciando allo sbando il nostro esercito,
passarono armi e bagagli dalla parte del nemico, scatenando l’ira di Hitler.
Solo
la nascita della Repubblica Sociale Italiana e la ricostituzione di un esercito
lealista cui aderirono, secondo uno studio di Silvio Bertoldi e confermato dai
libri matricola, in seicentomila (quanti fossero realmente i partigiani è
invece ancora oggi un mistero), frenò i propositi di Hitler che aveva previsto
il totale smantellamento e trasferimento in Germania del nostro apparato
industriale, la deportazione nei campi di lavoro e nelle fabbriche tedesche di
tutti gli uomini che si fossero rifiutati di arruolarsi nella Wehrmacht e
chissà cos’altro.
Le
motivazioni che spinsero tanti giovani ad entrare nel neo costituito Esercito
Fascista Repubblicano furono diverse e non sempre nobili (come spesso accade in
questi casi): il rischio di fucilazione per i renitenti alla leva, l’intento di
molti militari deportati nei campi di concentramento in Germania di tornare in Italia
per poi disertare, la paga e la voglia di protagonismo. Vi aderirono anche fior
di criminali, ma la stragrande maggioranza di essi lo fece per riscattare
l’onore perduto e per sottrarre l’Italia alla vendetta hitleriana.
Questi
giovani, uomini e donne, potevano al pari di molti loro coetanei, aspettare in
qualche luogo sicuro che la tempesta passasse, oppure andare con i partigiani
le cui fila s’ingrossavano man mano che i tedeschi si ritiravano e la vittoria
alleata si approssimava. Potevano, ma
non lo fecero. Preferirono continuare a combattere, in divisa e a volto
scoperto, per quel senso dell’onore che oggi, in epoca di consumismo e
individualismo, si fatica a comprendere, consapevoli che le sorti del conflitto
erano segnate e che difficilmente ne sarebbero usciti indenni.
Furono
migliaia e migliaia in tutta Italia i soldati fascisti fucilati dopo la loro
resa o condannati a morte dopo processi sommari, come ampiamente documentato
nei libri di Gianpaolo Pansa, di Giorgio Pisanò e di Lodovico Ellena (solo per
citarne alcuni).
Un
capitolo a parte lo meritano le ausiliarie. Il loro tributo di sangue fu
altissimo, catturate dai partigiani venivano spesso stuprate e uccise. A guerra
finita molte di loro, rapate a zero, furono costrette a passare su carri
bestiame tra ali di folla inferocita, sottoposte a insulti e angherie di ogni
genere.
Il
terzo dubbio
riguarda la modalità di lotta dei
partigiani. Mentre i fascisti come abbiamo visto
combattevano in divisa e a
volto scoperto, inquadrati nelle divisioni dell’esercito della Repubblica
Sociale Italiana o nelle varie milizie volontarie, i partigiani invece, pur
potendo anch’essi vestire una divisa - essendo armati e finanziati dagli
americani - e pur potendo combattere nell'esercito monarchico di Badoglio secondo
le regole di guerra, preferirono il passamontagna, i soprannomi e la tecnica
del mordi e fuggi a base di attentati, sabotaggi e omicidi alle spalle. Tecnica
sicuramente meno rischiosa per loro, ma devastante negli effetti. Il fine era
infatti quello di scatenare la rappresaglia tedesca e creare i presupposti per
quella guerra civile, poi eufemisticamente definita di “liberazione”, le cui
ferite ancora oggi stentano a rimarginarsi.
Sono
questi i dubbi su cui mi piacerebbe si sviluppasse un sereno dibattito, scevro
da pregiudizi ideologici e senza reticenze, finalizzato a capire la storia e
non solo a celebrarla, come purtroppo avviene da settant’anni.
Gianfredo Ruggiero
Grazie signor José.
RispondiEliminaSeguirò il suo blog.
Ricambio l'abbraccio.
2440 membri!
RispondiEliminaComplimenti!
Caro Gianfredo Ruggiero, è la prima volta che leggo un articolo di tale chiarezza storica, i miei più vivi complimenti, poiché è esattamente ciò che ho sempre pensato. Sono certo che scavando verrà fuori la verità e credo proprio che la storia dovrà essere riscritta, spero che quest'articolo sia letto da molti giovani.
RispondiEliminaUn saluto a tutti voi e buon proseguimento.
Oltre al contenuto, mi è piaciuto anche il suo stile di scrittura.
EliminaSi faccia pure chiarezza su chi è stato più "cattivo", ma la RESPONSABILITA' di quello che è accaduto ricade sempre su chi ha portato il paese a quello scontro. La resistenza è nata per difendere valori che non c'erano più perché il potere era impazzito. Vedi ad es. uccisione Giacomo Matteotti e anche Galeazzo Ciano che tentava di sganciare l'ambizioso Mussolini dall'alleanza con Hitler, oppure racconti di vita quotidiana che ho sentito raccontare con le mie orecchie da persone che non avevano nessun interesse a mettere in cattiva luce ne gli uni ne gli altri. Persone che non potevano dire di essere socialiste perché sarebbero state perseguitate dal potere e allora quando erano in cantina si sfogavano dicendo io sono "sucialitri". Oppure le manganellate e le purghe di olio di ricino fatte dal potere, dalle squadre delle camicie nere... e cosa doveva fare la gente che non si riconosceva nel potere, tanti sono andati all'estero e tanti sono restati e hanno risposto all'orrore della violenza con l'orrore della violenza, poi se vogliamo portare alla luce episodi non noti e orribili per spirito di verità mi sembra giusto, senza perdere però di vista il "peccato originale".
RispondiEliminaFontamara (che tra l'altro è stato scritto in esilio) di Ignazio Silone è una denuncia contro il potere. Vi si raccontano cose sbagliate che non avvenivano? Perché é stato scritto in esilio? Forse sarà stato che non c'era più libertà di critica contro il potere?
Di Ignazio Silone ho letto solo "L'avventura di un povero cristiano" e "Uscita di sicurezza".
Eliminahttp://it.wikipedia.org/wiki/Ignazio_Silone
Ma anche se non ho letto "Fontamara" capisco che hai perfettamente ragione.
Il fascismo avrà fatto anche del bene, nel Ventennio, e oggi si cerca di far luce sulle malefatte dei suoi avversari, ma era pur sempre un movimento politico che inneggiava alla guerra, basato sul militarismo. E come tale personalmente lo rifiuto.
E' lo stesso discorso dell'Olocausto. Magari non saranno stati 6 milioni, i morti ebrei, ma di sicuro ai tedeschi non gli erano simpatici e le botte, le persecuzioni, le confische dei beni, i licenziamenti, i linciaggi, quelli sono reali, non sono un'invenzione e pure la prigionia di migliaia di loro, morti di stenti.
Dunque, come dici tu, non bisogna perdere di vista il "peccato originale".
Ciao, tutti ti consigliano leggi questo leggi quello.... perché poi è interessante leggere le deduzioni che ne fai... e perciò anch'io ti consiglio la lettura di Fontamara perché è attualissimo, il potere vi è ben rappresentato nei vari personaggi (alcuni passaggi fanno persino ridere), e interessante è anche il punto in cui due paesani di Fontamara si recano a Roma: "Ma più in là avevamo incontrato una banca e, dopo, una terza, e, dopo una quarta....Nel centro di Roma, dove noi pensavamo che doveva esserci San Pietro, non c'erano che banche....Le sedi delle banche erano l'una più grandiosa dell'altra, e alcune avevano delle cupole, come le chiese...."Ma hanno la cupola, forse sono chiese." "Si, ma con un altro Dio" rispondeva Berardo ridendo. "Il vero Dio che ora effettivamente comanda sulla terra, il Denaro...."
EliminaPoi è bello anche nel punto in cui le camicie nere fasciste si recano a Fontamara, radunano tutti gli abitanti e li interrogano uno a uno. Gli abitanti del paesino non sapevano niente del duce e non sapevano che se gli chiedevano "Evviva chi?" dovevano rispondere "Viva il duce" e quindi non sapevano più cosa dire... chi diceva "Viva Maria." chi "Viva il pane e il vino" fino ad arrivare a dire: "Viva Tutti" egli rispose ridendo ed era difficile immaginare risposta più prudente; ma non fu apprezzata. "Scrivi", disse l'0mino a Filippo il Bello "liberale" .
Non ti prometto che leggerò "Fontamara", perché se tu vedessi quanto sono carichi di libri da leggere i miei tre comodini, non ci crederesti che basta una vita per leggerli tutti.
EliminaPerò ti ringrazio per i brani che hai riportato, ingenui e significativi di un'altra epoca meno smaliziata.
La scena delle banche, poi, è attualissima e fa riflettere sulla nostra condizione attuale.
Oderzo? ci ho vissuto mai sentita sta storia ! forse perche´ a Oderzo (opitergium ) si parla piu dei ritrovamenti romani
RispondiEliminabel articolo complimenti sig Giafredo Ruggero
Anch'io non ne avevo mai sentito parlare, ma ci sarà forse qualche vecchio che se lo ricorda?
Eliminanon vado ad Oderzo nel mio prossimo viaggio in italia magari chiedo a mia mamma ,
RispondiEliminaSono Gianfredo Ruggiero, ringrazio Freeanimals per la pubblicazione del mio intervento. Sol un paio di precisazioni.
RispondiEliminaSi giustifica le efferatezze dei partigiani durante e dopo la fine della guerra civile affermando che “….hanno iniziato prima loro” e come reazione alla guerra voluta da Mussolini.
1. il movimento fascista nacque come reazione alle violenze dei socialisti e dei comunisti che, durante il tristemente noto “biennio rosso” (1919-20), misero a ferro e fuoco l’Italia, la differenza è che mentre i fascisti usavano il manganello e l’olio di ricino e sinistri usavano le pistole e le roncole; durante il successivo ventennio gli oppositori politici, a fronte degli enormi successi del fascismo in campo economi e, soprattutto sociale (piena occupazione, stato sociale, infrastrutture, rilancio dell’economia, pareggio di bilancio e nascita o consolidamento di tutte quelle grandi aziende che conosciamo) erano “quattro gatti” che nessuno se li filava, alcuni emigrati in Francia e altri mantenuti al confino con i soldi dello stato, le carceri erano semi vuote (oggi traboccano) e tutti avevano in tasca il passaporto e lo potevano usare quando volevano. A differenza dei suoi “colleghi“ Hitler e Stalin che imposero il loro potere con i campi di concentramento, le fosse comuni, le deportazioni di massa e la persecuzione ebraica , ecc.
2. Mussolini entrò in guerra nel 1940 esattamente un anno dopo, Perché? Perché era perfettamente conscio dell’impreparazione dell’Italia e della assoluta inaffidabilità del vertice militare. Poteva stare fuori da un conflitto di dimensioni mondiali? Non penso proprio. E con Hitler che aveva in pochi mesi invaso mezza Europa e si apprestava a sbarcare in Inghilterra, con chi avrebbe dovuto allearsi, con la parte soccombente per essere poi a sua volta invaso dai Tedeschi (non citiamo il caso della neutralità spagnola in quanto Hitler aveva già messo in bilancio di regolare i conti con Franco dopo la fine del conflitto). Oggi siamo per caso in pace? Non vi è angolo del pianeta senza violenza, guerre, repressione e in tutti, i conflitti che insanguinano il mondo ci sono, guarda caso, i “liberatori” di ieri, ossia gli AMERICANI che dopo aver massacrato i pellerossa e schiavizzato i neri e mantenuto la segregazione razziale fino a pochi decenni fa, continuano a “liberare” il mondo a suon di bombe . E noi festeggiamo il 25 aprile….
Gianfredo Ruggiero
va bene ma almeno state più attenti a postare foto: quella ragazza tra i partigiani NON È la Ghersi.
RispondiEliminaLa foto con didascalia del Negher che uccide un fascista È FALSA.