Testo
di Imelda Antonicelli
Del Medioevo sappiamo quasi tutto grazie a libri storici e di fiction, film, documentari e i vari revival scatenati dall’ormai famoso libro di Dan Brown: Il Codice Da Vinci.
Ma
cosa mangiavano le genti dell’epoca?
O
meglio, come avrebbe potuto “sopravvivere” un veg in una società decisamente
carnivora?
La
società medievale era suddivisa in tre classi:
-
i laboratores,
formata dai contadini, gli artigiani e i commercianti;
-
i bellatores,
composta dalla classi dei nobili e dei soldati;
La
classe che aveva più possibilità di consumare carne, perlopiù di selvaggina,
era la classe
dei bellatores. Non per questo disdegnavano alcune frutta (escluse le fragole in quanto toccavano il suolo) e verdure (per predisporre lo stomaco al pasto), o alcuni legumi; ma prediligevano selvaggina di grossa taglia, come cervi, cinghiali, fagiani, pavoni, cigni e l’oca.
dei bellatores. Non per questo disdegnavano alcune frutta (escluse le fragole in quanto toccavano il suolo) e verdure (per predisporre lo stomaco al pasto), o alcuni legumi; ma prediligevano selvaggina di grossa taglia, come cervi, cinghiali, fagiani, pavoni, cigni e l’oca.
Anche
gli oratores facevano grande uso di cibi di derivazione animale, seguendo i
giorni liturgici di digiuno o in cui era consentito il pesce al posto della
carne.
Per
questi non era consentita tutta la carne, poiché era ritenuta un alimento
“caldo” e, quindi, “eccitante”. Gli oratores seguivano uno schema molto
particolare di cibi magri e grassi, umidi e caldi, secchi e freddi;
prediligendo il pesce. Ovviamente, avendo il più delle volte a disposizione dei
monasteri delle tenute a frutteti e orti, non mancavano mai sulle tavole gli
ortaggi e la frutta.
Se
questi due primi ceti avrebbero avuto difficoltà a seguire una alimentazione
etica, la terza classe, quella dei laboratores, non sarebbe stata più
agevolata.
I
laboratores avevano una alimentazione più varia.
In
base alle disponibilità economiche, questo ceto poteva consumare carni di
allevamento o piccoli animali che i ceti più blasonati disprezzavano, quali
ghiri, donnole, furetti, scoiattoli, istrici, serpenti, rane ed a volte volpi.
Ovviamente il pesce e il maiale selvatico.
A
differenza delle classi più alte, i laboratores facevano largo uso di cereali,
frutta, verdura, ortaggi, legumi, funghi, torte salate, pani, focacce e, già
dal 1300, di insaccati quali la mortadella.
Un
po’ per necessità, un po’ per le disposizioni sociali, i laboratores sarebbero
stati gli unici a poter seguire un’alimentazione veg, tant’è che tra le loro
ricette, ve ne sono alcune che possono essere tutt’ora preparate, come ad
esempio legumi (ceci o lenticchie) e castagne. Questo perché le castagne sono
ricchissime di carboidrati.
“Ceci
e castagne: (dal
ricettario medievale intitolato “Anonimo della Corte Angioina”)
Ancora
presente in alcune ricette tradizionali, l’unione di legumi e castagne fa di
questo piatto una pietanza comune nel Medioevo che, in questo caso diventa un
piatto ricco per l’aggiunta del pepe. Secondo la dietetica moderna,
l’associazione legumi castagne è un piatto bilanciato per la presenza di
carboidrati e proteine. Al gusto è un sapore originale e delicato.
Prendi
i ceci e per prima cosa stemperali in acqua calda e, una volta lavati, metti a
cuocere
con pepe ed erbe aromatiche. Una volta che saranno cotti, metti una parte di questi nel mortaio e pestali, fino a farli diventare densi. Quindi rimettili nel loro brodo e se vuoi puoi aggiungere castagne pulite e radici di prezzemolo.
con pepe ed erbe aromatiche. Una volta che saranno cotti, metti una parte di questi nel mortaio e pestali, fino a farli diventare densi. Quindi rimettili nel loro brodo e se vuoi puoi aggiungere castagne pulite e radici di prezzemolo.
Ingredienti:
ceci, castagne, prezzemolo, sedano, carota, porro, pepe, sale, rosmarino.
Se
si utilizzano ceci secchi, è bene metterli a bagno la sera prima e lavarli più
volte, il mattino seguente. Lessare i ceci in acqua, sale ed erbe aromatiche
(prezzemolo, sedano, carota, porro). Quando i ceci sono pronti metterne un
parte in un mortaio per ridurli in crema (nella cucina moderna useremo il
frullatore)”.
Importanti nell’alimentazione medievale erano anche
i dolci, quali la pasta di mandorle, i dolci di frutta secca come il panforte o
il panducale, ma anche strufoli e mele essiccate.
Imelda Antonicelli
Imelda Antonicelli
Nessun commento:
Posta un commento