Fonte: Tempi
Gentile direttore, sono un italiano che vive a
Barcellona e dopo aver visto il servizio del Tg1 sul referendum e
letto alcuni giornali internazionali, credo di dover fare un po’ di
chiarezza su come sono andate davvero le cose. Ieri ci sono
effettivamente stati degli scontri, ma, a differenza dell’immagine
data da televisioni e giornali, la città non è stata messa a ferro
e fuoco. Ci sono state situazioni pessime, ma solo in pochi luoghi
strategici. Il 95 per cento dei seggi ha
funzionato (molto a rilento) senza nessun problema di ordine
pubblico. Molti miei amici sono andati a votare e ci hanno messo
delle ore, ma non hanno dovuto lottare per farlo. Io sono uscito
senza problemi di casa e sono passato davanti a un seggio, fuori
dal quale c’erano 200 persone in fila e due poliziotti che se ne
stavano tranquilli tranquilli a controllare il traffico. Non abbiamo
assistito a nessun pestaggio ingiustificato. Anche il dato degli 800 feriti è
da prendere con le pinze: alcuni hanno riportato contusioni
gravi, e questo è indiscutibilmente deprecabile, ma per la
quasi totalità si tratta di feriti lievi. La linea presa dal
governo catalano, sostenuta anche con un comunicato ufficiale, era
quella di farsi fare un certificato medico e sporgere denuncia per
qualsiasi lesione. Di conseguenza, nei seggi dove si sono
verificati gli scontri, anche chi aveva al massimo una pellicina
strappata è stato convinto ad andare in ospedale per
farsi medicare e per far salire il numero di feriti di cui Rajoy
comunque dovrà rendere conto. Quello che non si dice è che
negli 800 feriti ci sono anche 60 poliziotti che sicuramente non si
sono picchiati da soli.
Rajoy è stato ingenuo, è riuscito a
farsi fregare e passare per il cattivo di turno in tutta la Spagna,
quando invece sono i catalani dalla parte del torto visto
che il referendum era stato dichiarato illegale e non tutti in
Catalogna sono favorevoli l’indipendenza. Solo il 40 per
cento degli aventi diritto è andato a votare (2,6 milioni su 5,5) e
di questi il 90 per cento ha detto sì. Hanno votato dunque per
l’indipendenza solo il 36 per cento dei catalani, che
vogliono decidere anche per il restante 64. E tutto per colpa di
un governo che ha appena il 48 per cento dei voti in parlamento. In
48 ore dovrebbero dichiarare l’indipendenza e vediamo che cosa
succederà. Nel resto della Spagna oggi Rajoy raduna il Parlamento e
quasi certamente ne verranno chieste le dimissioni, ma lui
difficilmente mollerà.
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