venerdì 14 settembre 2018

I pennivendoli maramaldi


Testo di Paolo Sensini

Nei primi mesi del 2011 dalle pagine del "Corriere della Sera" (come anche sugli altri organi di regime) s'inneggiava un giorno sì e l'altro pure affiché l'Italia partecipasse all'intervento militare in Libia per togliere di mezzo Gheddafi. Uno dei suoi "inviati speciali", Lorenzo Cremonesi, tempestava quotidianamente il giornale con cronache che certificavano la necessità di favorire i "ribelli democratici" e trascinare così il governo Berlusconi in una spirale di violenza contro il colonnello. Cosa poi puntualmente avvenuta grazie alla volontà del presidente Napolitano e di tutta la sinistra, da quella moderata fino alle sue propaggini più estreme. Oggi, 8 anni dopo quell'immane disastro in cui è sprofondata la Libia e anche, diciamolo, la stessa l'Italia, ecco cosa ha il coraggio di scrivere uno dei suoi più autorevoli editorialisti: 


«Furono i francesi (con Sarkozy) a volere l'intervento (del 2011) contro Gheddafi. Buttati fuori dalla Tunisia (loro tradizionale cliente), a seguito della rivoluzione, decisero di rifarsi in Libia a spese degli italiani. Proprio loro che più di tutti vollero "fare fuori" Gheddafi oggi sostengono (con Macron) il generale Haftar che ha dietro di sé tanti nostalgici del vecchio regime. A riprova del fatto che la Francia sa perseguire nel modo più spregiudicato il proprio vantaggio. E noi? Noi ci accodammo a un intervento della NATO che era contro i nostri interessi. Ricordate quei giorni? Una gran parte del Paese si schierò con entusiasmo a favore dell'intervento militare al solo scopo di colpire Berlusconi, allora capo del governo. Costoro mentirono spudoratamente sostenendo che solo Berlusconi (il famoso bacio dell'anello) era stato amico del dittatore. In realtà, tutti i governi italiani, di qualunque colore, consapevoli dei nostri interessi, avevano cercato di avere relazioni amichevoli con Gheddafi. In quel frangente, troppo impegnati a prendere a pugni Berlusconi, molti non si accorsero che stavano prendendo a pugni (a beneficio dei francesi) anche se stessi. La prima differenza è dunque che mentre la Francia ha sempre saputo fare (o per lo meno ci ha provato) il proprio interesse nazionale, gli italiani, presi dalle loro ottuse faziosità, sono a volte capaci di dimenticare il proprio».


Bene, non c'è bisogno di aggiungere altro. Noi queste cose le scrivevamo durante lo svolgimento di quei tragici fatti, non 8 anni dopo, ma i signori editorialisti dei giornaloni ci apostrofavano come volgari "complottisti". Salvo ora dire esattamente il contrario di ciò che sostenevano in precedenza. Ma non c'è da stupirsi più di tanto: quando si parla degli intellettuali da salotto italiani e della loro congenita maramalderia in ogni frangente storico, esempi come questo offerto da Angelo Panebianco evidenziano a meraviglia la situazione.

3 commenti:

  1. Sono andato sulla pagina Facebook di Paolo Sensini per trovare il post qui riportato ma alla fine ho desistito perché non posso continuare a scorrere la pagina chilometrica senza sapere sin dove debba arrivare. Sarebbe meglio indicare la data.

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  2. Anche perché, se faccio copia e incolla nel mio blog, debbo dire al lettore a quale data risulta se vuole andare all'originale

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