sabato 31 dicembre 2011

I guerrieri dell’arcobalena



Non prendiamoci in giro! Il sushi sta andando di moda, il turista a sbafo Maurizio Roversi mangia carne di balena quando va in Giappone e il governo giapponese non ha nessuna intenzione di rinunciare agli studi scientifici sulle balene. Non sia mai che quattro oscurantisti imperialisti occidentali interrompano gl’importanti studi sulla bontà della carne di balena e sui mille modi di cucinarla!
Voi americani vi rimpinzate di beef, hamburger e chicken e noi vogliamo che ci lasciate mangiare il nostro cibo tradizionale, delfini compresi. Vogliamo che rispettiate le nostre antiche tradizioni, altrimenti vi scateniamo un’altra Pearl Harbour. Oppure i nostri ninja migliori.


I giapponesi non sanno, poveretti, che gli americani, se vogliono, possono scatenargli contro terremoti e tsunami, perché se lo sapessero e ne avessero le prove, come minimo ritirerebbero il loro ambasciatore a Washington.
Gli eserciti meglio equipaggiati e finanziati hanno già le tecnologie per condurre guerre climatiche, ma per il momento preferiscono non farlo sapere troppo in giro, per non dover rendere conto a chicchessia. Le fanno e basta, nascondendosi dietro il dubbio che si tratti di eventi naturali. E’ una posizione comoda.
Il governo giapponese, trovandosi ostacolato nei suoi studi sui cetacei dalla flotta di Green Peace, pensa che gli anglosassoni che ne fanno parte vogliano tenersi le balene tutte per sé. Non è forse vero che anche i norvegesi e i danesi delle Faer Oer cacciano balene e globicefali? Il giapponese medio non fa molta differenza tra uno yankee e uno scandinavo: sono entrambi longilinei e con i capelli biondi. Entrambi ubriaconi e grandi divoratori di carne. Entrambi puzzano.
La controversia marittima tra giapponesi e occidentali ricorda quella ottocentesca del Far West tra agricoltori e allevatori di bestiame e a me fa venire in mente quando partecipavo a una manifestazione a Sacile contro la “Sagra dei osei”. Un uccellatore mi venne vicino e mi rimproverò dicendomi: “Voi proibizionisti volete tutti gli uccelli per voi!”.
I funzionari della pesca giapponesi pensano, probabilmente: “Gli occidentali vogliono tutte le balene per loro!”.
Sia l’uccellatore pordenonese che i funzionari marittimi giapponesi non hanno capito un accidente! Meschini!
Proprio non ci arrivano a capire che mammiferi marini e uccelli migratori non devono essere toccati da nessuno, né da noi che li rispettiamo, né tanto meno da loro, che il rispetto non sanno dove stia di casa, con quelle loro manacce grondanti sangue.
Che gli animali appartengano solo a se stessi, anche se le varie leggi nazionali parlano di patrimonio indisponibile dello Stato, non gli entra minimamente nella zucca, a quei trogloditi. Possono anche essere laureati in oceanografia o in zoologia, ma ragionano con un cervello da Neanderthal.
Che poi, se fosse una flotta governativa americana, a disturbare le attività scientifiche delle baleniere giapponesi, i musi gialli avrebbero ragione a protestare per indebita interferenza, ma è una flotta privata, che non c’entra niente con Washington.

A meno che non si tratti proprio di un’operazione governativa sotto copertura. Cioè, Obama non ha il coraggio di mettersi ufficialmente contro il governo giapponese e finanzia di nascosto Green Peace, ma siccome l’attività di disturbo alle baleniere viene compiuta da decenni, se dietro ci fosse lo zampino del governo USA, bisognerebbe ipotizzare che anche i Bush, padre e figlio, avessero finanziato di nascosto l’associazione ambientalista, sempre per non aver avuto il coraggio di affrontare de visu il governo nipponico.
Qui la cosa diventa fantascientifica, o fantapolitica, poiché, applicando il rasoio di Occam, è molto più verosimile che ai vari governi USA che si sono succeduti negli ultimi vent’anni, del destino delle balene non sia mai importato un bel nulla.
Di modo che, nello stesso modo in cui nessuno stato dichiara guerra alla Spagna per la corrida e nessuno la dichiara alla Cina per i cani mangiati, quando si tratta di sfruttare in vario modo gli animali, domestici o selvatici che siano, ogni nazione ha via libera e ottiene la tacita approvazione di tutte le altre.
Solo nei sogni più esagerati degli animalisti, s’immagina un governo dichiarare guerra per motivi etici, cioè per far cessare corride, massacri, stragi e altre forme di sfruttamento degli animali. La realtà è che il potere dei vari governi si regge più sull’approvazione delle industrie della carne e similari, che non sulle opinioni della gente. Conta più un milione di dollari di finanziamento per la campagna elettorale, che non l’opinione di un milione di americani. Per inciso, quando un governo imperialista dichiara guerra per la libertà o la democrazia, che potrebbero avere a che fare con l’etica, lo fa solo come pretesto per secondi fini. Ormai è risaputo.
Ma allora, dove prende Green Peace tutti i soldi per ammodernare il proprio parco nautico? Le ultime imbarcazioni comprate costano un sacco di soldi: è mai possibile che siano solo gli introiti delle iscrizioni dei soci? C’è materia per complottisti. Abituati come siamo a risicare il centesimo per venire incontro alle spese in favore degli animali, come fa Green Peace a disporre di migliaia di dollari per l’acquisto di nuovi catamarani? Qualche sponsor, forse?
Di fatto, cercare d’impedire il massacro scientifico delle balene è opera meritoria, considerato che a caval donato non si guarda in bocca, e migliaia di persone nel mondo parteggiano per i mammiferi marini. Contrastare i cacciatori di balene rientra più nel sogno che nelle realtà e rappresenta la speranza in un mondo migliore, dove non si debba passare attraverso il filtro degli interessi economici ma si mettano al primo posto quelli etici ed estetici.
Ad essere catturati da questo sogno sono principalmente i giovani, ancora disposti a concedere crediti all’umanità e a considerarla fondamentalmente buona. Anch’io a volte oscillo tra considerarla fondamentalmente buona o fondamentalmente cattiva, ma ho la sensazione che verrà il momento in cui mi abbandonerò del tutto al pessimismo. Senza ripensamenti.
Anche se in alcuni casi le navi di Green Peace sono riuscite ad impedire la caccia, non significa che l’orientamento del governo giapponese sia mai cambiato di una virgola, dal momento che se si vince una battaglia non vuol dire che si vinca anche la guerra.
La politica ambientale del raschiare il fondo del barile continuerà ad essere implementata da governi occidentali e orientali e le avventure di Green Peace resteranno sogni nel cassetto per migliaia di persone oneste intellettualmente e amiche della natura, senza che il tritacarne industriale di poche corporazioni assassine venga minimamente scalfito. Giovani e meno giovani potranno continuare ad immaginare i guerrieri dell’arcobaleno della profezia Hopi riuscire a educare l’umanità riguardo alla fratellanza tra tutti i viventi, ma la macchina da guerra dello sfruttamento non cesserà, per questo, di funzionare.
Abbandonarsi alla speranza che i miti degli indiani d’America siano validi per noi oggi è come aspettarsi che la fine del calendario Maya abbia qualche significato che vada al di là di un mero interesse antropologico.
Né l’umanità diventerà migliore di quello che è perché lo dice la New Age o qualche astrologo in vena di notorietà e successi editoriali, né giapponesi, islandesi e norvegesi smetteranno di concupire tutto quel ben di Dio che se ne va nuotando nelle fredde acque degli oceani, solo perché sulla fiancata di una nave di hippie sfaccendati è stato disegnato un arcobaleno, con la scritta Rainbow Warriors.
Quando ci renderemo conto del confine tra sogno e realtà, allora forse si potrà fare qualcosa di concreto per salvare le ultime balene, gli ultimi delfini, gli ultimi pesci e gli ultimi uomini.
Ma, riguardo a questi ultimi, non so se il santo vale la candela.

2 commenti:

  1. D'accordissimo, il mio ottimismo viene dall'osservare un fiore o un animale, se osservo gli umani , la sola legittima speranza è che si estinguano.

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  2. Come mai se osservo un attacco di leonesse a una zebra non mi da' così fastidio come quando osservo un gruppo di cacciatori che sparano agli animali?
    Risposte possibili:
    1) perché dagli umani ci aspettiamo che possano scegliere;
    2) perché in fondo siamo stati condizionati a pensare di essere superiori alle zebre;
    3) perché questa nostra superiorità viene tradita con comportamenti bestiali;
    4) perché la natura è perfetta, mentre l'uomo è perfettibile.
    Forse ci sarebbero anche altre spiegazioni. Chissà!
    Grazie Vittorio per la visita.

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