Fonte:
Quotidiano.net
Con
una lunga nota il direttore della Sala stampa della Santa Sede, padre Federico
Lombardi, ha risposto al National Geographic sul tema del commercio dell'avorio
legato alla cattura e all'uccisione degli elefanti. Il National Geographic
aveva infatti pubblicato un servizio nel quale si faceva riferimento all'uso
religioso dell'avorio e anche al commercio di oggetti di questo materiale che
avveniva nei negozi intorno al Vaticano. Successivamente
era stato interpellato padre Lombardi in proposito. Il direttore della Sala Stampa
della Santa Sede ha inviato al giornale una lunga risposta nella quale fra
l'altro si afferma che “la posizione della Chiesa cattolica e del suo
insegnamento sulla violenza ingiustificata nei confronti degli animali è
chiara”. Il testo è stato pubblicato dallo stesso National
Geographic. “Per quanto riguarda più specificamente gli animali - spiega
Lombardi - la posizione del pensiero cattolico è sempre stata che, anche se
essi non hanno certamente lo stesso livello di dignità e quindi di diritti delle
persone umane, sono esseri viventi e di perfezione assai più elevata dei
vegetali, e soprattutto gli animali più evoluti sono capaci di relazioni e
sensazioni, di godimento e di sofferenza, per cui meritano un trattamento
rispettoso, non possono essere uccisi e fatti soffrire arbitrariamente”.
“Voi
sapete certamente - aggiunge il direttore della Sala stampa della Santa Sede -
che le specie animali a rischio di estinzione per la violenza e l'aggressività
umana esercitata per diversi motivi - soprattutto per interessi economici, ma
anche per comportamenti irrazionali - sono molte, nelle diverse parti del
mondo”. “La Convenzione Cites, che conoscete meglio di noi - osserva Lombardi -
ne enumera alcune migliaia, oltre ad alcune decine di migliaia di specie vegetali”.
“Le autorità ecclesiastiche che servono la Chiesa a livello universale - si
legge ancora - non possono quindi moltiplicare dichiarazioni di carattere
particolare per tutti i casi specifici, che riguardano spesso regioni diverse
del mondo, ma devono affermare appunto i principi da cui nelle diverse regioni
i vescovi o i fedeli nella loro responsabilità traggono le conseguenze più
urgenti ed evidenti”.
“In
certi Paesi - scrive Lombardi - soprattutto in Africa, si tratterà degli
elefanti, in altri delle balene o degli squali bianchi, in altri degli animali
da pelliccia e così via”. Un secondo aspetto della questione, rileva il
religioso, è relativo a ciò che “può o deve fare il Vaticano” per
contrastare la domanda di avorio. Su questo tema mi pare che vari messaggi che
abbiamo ricevuto non siano obbiettivi e che ci siano delle confusioni che vanno
chiarite”.
“Io
- aggiunge - ho 70 anni e conosco abbastanza bene la Chiesa cattolica e le
autorità che
da Roma servono la Chiesa nel mondo. Non ho mai sentito o letto
neppure una parola che incoraggiasse l'uso dell'avorio per gli oggetti
devozionali. Tutti sappiamo che esistono oggetti in avorio anche di significato
religioso, perlopiù antichi, perché l'avorio era considerato un materiale bello
e pregevole, ma non vi è mai stato un incoraggiamento da parte della Chiesa ad
usare l'avorio piuttosto che qualsiasi altro materiale”. “Non vi è mai stato
nessun motivo - prosegue Lombardi - per pensare che il valore di una devozione
religiosa sia collegato alla preziosità del materiale delle immagini che
utilizza. Tanto meno vi è alcuna organizzazione promossa o incoraggiata dalle
autorità della Chiesa cattolica per commerciare o importare avorio”.
Quindi
si precisa: “E nella Città del Vaticano - cioè nel piccolissimo Stato da
cui è governata la Chiesa cattolica - non vi è alcun negozio che venda oggetti
in avorio ai fedeli o ai pellegrini”. Nell'inchiesta della rivista,
afferma ancora Lombardi, “si parla anche del negozio Savelli vicino a
Piazza San Pietro. Esso si trova a poche decine di metri dal mio ufficio,
quindi so bene di che cosa si tratta. E' un negozio dove si trovano moltissime
cose, tra cui oggetti devozionali e souvenirs di diverso genere per turisti e pellegrini; fra
questi espone anche alcuni pochissimi oggetti di avorio. Il negozio appartiene
a privati e non a un'istituzione vaticana”.
“Non
è - si specifica - all'interno dello Stato della Città del Vaticano (e non gode
neppure del cosiddetto regime 'extraterritoriale', come gli uffici vaticani che
operano in territorio italiano), ma è totalmente soggetto alla giurisdizione
italiana e ai controlli del Corpo Forestale italiano (competente per i
controlli sull'attuazione della Cites)”. Insomma, “il Vaticano non ha alcuna
responsabilità e alcun controllo da esercitare sul negozio Savelli come sugli
altri negozi che si trovano nel quartiere vicino alla Basilica di San
Pietro”.
Di
conseguenza, rileva Lombardi, “se le autorità italiane riscontrano illegalità,
fanno benissimo ad intervenire. Ma pensare che qui vi sia un importante centro
di traffico di avorio da stroncare per salvare gli elefanti africani non ha
alcun senso”. “Ad ogni modo - si legge nel testo della nota - siamo
assolutamente convinti che la strage degli elefanti sia un fatto gravissimo, contro
cui è giusto che si impegnino tutti quelli che possono fare qualcosa”.
Lombardi
spiega anche che sarà possibile “richiamare l'attenzione su questo tema del
Consiglio per la Giustizia e la Pace, che è il Dicastero vaticano incaricato di
studiare i problemi connessi appunto con la giustizie e la pace, ma anche con
l'ambiente; e che è in contatto con analoghe Commissioni nazionali per la
giustizia e la pace delle comunità cattoliche nel mondo”.
“Penso
- aggiunge ancora - che la strage degli elefanti e il commercio illegale
dell'avorio siano argomenti che rientrano effettivamente nella competenza di
questo Dicastero”. Quindi Lombardi s'impegna a “proporre alle Sezioni della
Radio Vaticana che preparano i programmi per l'Africa (in inglese, francese, portoghese
e swahili) di approfondire questo tema e di parlarne nei programmi radiofonici
per incoraggiare le comunità ecclesiali a cui sono diretti a impegnarsi nella
lotta contro il bracconaggio e il commercio illegale di avorio, e di proporre
materiali informativi anche per le altre Sezioni della Radio Vaticana per
sensibilizzare gli ascoltatori”.
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