Rischio
diossina in 12 Regioni italiane per le 26 mila tonnellate di mais contaminato
destinato agli allevamenti. Un carico di 26 mila tonnellate di mais contaminato
da diossine e destinato agli allevamenti è arrivato in Italia, purtroppo più
della metà del carico è stato probabilmente già dato agli animali. La questione
è seria e forse ci troviamo di fronte a quello che potrebbe diventare un grande
scandalo alimentare. Non si tratta di una frode commerciale come quella della
carne di cavallo, ma di un contaminante cancerogeno arrivato attraverso il cibo
a migliaia di animali. La storia comincia il 7 aprile 2014 quando una nave
ucraina arriva nel porto di Ravenna e scarica 26.059 tonnellate di mais
contaminato da diossine.
Tutto il lotto viene stoccato nei silos e poi distribuito alle aziende mangimistiche che in parte lo trasformano in farina e in parte lo mischiano ad altri ingredienti per ottenere mangime completo. A questo punto la farina di mais e il mangime contaminati finiscono in migliaia di allevamenti e dati agli animali come razione giornaliera.
Tutto il lotto viene stoccato nei silos e poi distribuito alle aziende mangimistiche che in parte lo trasformano in farina e in parte lo mischiano ad altri ingredienti per ottenere mangime completo. A questo punto la farina di mais e il mangime contaminati finiscono in migliaia di allevamenti e dati agli animali come razione giornaliera.
Stiamo parlando di
mucche da latte, bovini da carne, polli, maiali e, in alcuni casi, preparati
alimentari per animali domestici venduti al supermercato. Una parte del mais
contaminato può essere finito anche nel cibo per animali domestici venduto nei
supermercati. Tutto ciò accade perché il lotto sfugge ai primi controlli. Solo
due mesi dopo (l’11 giugno 2014), nel corso di un accertamento dall’Ausl di
Piacenza, si scopre che il mais è fortemente contaminato da diossine e scatta
immediatamente l’allerta. Le analisi condotte dall’Istituto zooprofilattico di
Bologna assegnano al lotto una presenza di 2,92-3,19 pgWHO TEQ/g di diossine e
PCB DL. Si tratta di valori troppo alti rispetto al limite di 0,75-1,50 pgWHO
TEQ/g. La questione è seria, e viene inviata una notifica al Sistema di allerta
europeo (Rasff) che la rilancia subito in rete. Un aggiornamento è fatto il 17
giugno con l’elenco dei mangimifici coinvolti e la segnalazione viene
trasformata subito in allerta. Due giorni dopo, giovedì 19 giugno, Il Fatto
Alimentare pubblica il primo articolo e racconta la storia del mais
contaminato. Il 20 giugno c’è un nuovo aggiornamento del Rasff e finalmente il
Ministero della salute diffonde un primo comunicato stampa abbastanza generico,
dove spiega che sono state attivate le procedure per rintracciare e bloccare il
lotto. Nella nota si dice che verranno intercettati gli allevamenti e gli
alimenti provenienti da animali alimentati con il mais.
Nessun commento:
Posta un commento