giovedì 13 maggio 2021

Il guerriero indomito non ha paura della morte


Testo di Rodolfo Palermo

Molti cederanno purtroppo. Senza palesi obblighi di sorta, ma cederanno. Cederanno per i ricatti, per le intimidazioni, per le pressioni, per la demagogia, per l'insostenibilità della solitudine. Molti cederanno per non sentirsi soli, sì. Cederanno per non sentirsi additati, giudicati, sbagliati. Molti cederanno perché avranno ceduto tutti: parenti, amici, genitori, figli, conoscenti, colleghi. E non reggeranno il peso e la responsabilità di tutto questo. Molti cederanno per continuare a vivere, perché alla fine - nella disperazione - saranno arrivati a credere questo. Molti cederanno per fare del male a se stessi, per masochismo, per senso di colpa, per inadeguatezza. Molti cederanno per essere accettati, visti, encomiati, promossi. Per sentirsi una volta nella vita parte di un gruppo, di un branco, di un popolo (ein reich ein volk ein führer).



Quelli che non cederanno per nessuna ragione al mondo saranno davvero pochi. Perché costoro sono stati sin dal primo momento pronti a perdere tutto: il lavoro, la possibilità di viaggiare, la possibilità di fare una vita nella matrix come tutti gli altri. Quelli che non cederanno sono pronti persino alla morte. Una parte del loro essere è già sublimata nella morte: ovvero il bisogno di conformarsi, la necessità di vivere nel sistema, la paura della morte. Sì, in chi non cederà è morta la paura di morire. Sembrerebbe un gioco di parole, ma è l'essenza stessa del vero guerriero indomito. E alla fine, poco prima della catastrofe, chi non avrà ceduto coglierà i frutti della sua scelta inamovibile. Ma ciò non avverrà presto. Ciò avverrà un istante prima della morte... ovvero nel momento più buio e freddo che precede l'alba. Chi non avrà ceduto passerà finalmente e definitivamente dalla Nigredo all'Albedo, e in lui la sublime opera alchemica della vita sarà compiuta.

6 commenti:

  1. salve
    (ein reich ein volk ein führer).
    Di questa frase, riportata nell'articolo (molto bello), probabilmente l'articolista non ha colto il vero significato profondo che, vale per qualsiasi popolo (a prescindere del colore politico del suo governo) e che testimonia l'esatto contrario del non popolo attuale ...
    Significa sentirsi uniti, non nella paura ma nella vita e nella voglia di lottare per mantenere la propria identità e cultura e non lasciarsi massificare e appiattire
    saluti
    Piero

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    Risposte
    1. L'identità per me è a più strati.

      Inizia con me che rifiuto camuffamenti facciali e si estende a quanti parlino la mia lingua (che non è il friulano, purtroppo, ma l'italiano), per passare attraverso l'etnia dei miei genitori (potrei dire dei miei avi). Ma qui mi sembra di diventare schizofrenico, giacché come posso dirmi friulano se non ne parlo la lingua? Cosa ho io in comune con un villico cacciatore o uccellatore di queste parti?

      La risposta è semplice: il paesaggio, la terra sotto i nostri piedi, il Tagliamento, i campi di mais, le risorgive, la chiostra dei monti lontani, ecc.

      In definitiva, ho una triplice identità: 1) me; 2)friulano; 3)italiano.

      E forse anche una quarta, ma molto vaga: razza caucasica.

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    2. La lingua penso sia il legame più forte di una comunità. Perciò mi piacque molto la frase di Max Frisch, scrittore svizzero: Die Heimat des Menschen ist die Sprache (La patria dell'uomo è la lingua).

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  2. A quale tipo d'uomo eccezionale si fa riferimento nell'articolo?Si scorge la fedele descrizione della battaglia personale, della militanza politica di Adolf Hitler, (in arte Fuhrer!).

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  3. Concordo, molto bello, va riletto un paio di volte....

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