Ieri cercavo coleotteri e oggi trovo un aracnide. Ieri, i carabi, li cercano in campagna, ma l’aracnide l’ho trovato in casa. Una casa vecchia, colonica, con annessa stalla. Si capisce subito che l’esemplare di Euscorpius italicus rifugge la luce. Non solo esce di notte a caccia di insetti teneri e privi di corazza, ma anche la stalla stessa, che ha eletto a suo domicilio, è sempre in penombra, almeno fino a quando non mi deciderò di mettere una lampadina più potente. Ovviamente, stavo facendo un po’ di pulizie, rimuovendo le cianfrusaglie lasciate abbandonate dai proprietari precedenti, ed è saltato fuori lui. Ci sono stati scienziati che hanno voluto sperimentare su se stessi l’effetto di certi veleni. Per esempio, Alexander Von Humboldt, trovandosi in Brasile sulle rive di un fiume, con davanti a sé una vasca contenente un’anguilla elettrica, immerse un braccio dentro, per essere subito dopo catapultato all’indietro dalla forte scossa ricevuta. Una bella botta, che lo lasciò tramortito per un po’. Io non appartengo a quella schiatta di scienziati veraci e non ho, né avrò mai, alcuna intenzione di farmi pungere da uno scorpione. Mi fido della scienza, mi fido dei testi di scienze naturali in cui si afferma che la puntura degli scorpioni, almeno qui in Italia, è paragonabile a quella delle vespe, imenotteri che non scherzano. La differenza è che non posso fare un video sulle vespe, a meno di non indossare uno scafandro, ma posso farlo sugli scorpioni, che per fortuna non volano e sono normalmente di indole pacifica. Quello da me trovato in stalla ha dimostrato di non voler essere disturbato. E così io non lo disturberò più. Domani, o dopodomani, lo rimetto dove l’ho trovato. Non posso fare da baby sitter agli scorpioni!
Nessun commento:
Posta un commento