Sottomettersi o combattere

Gli atlantidi, attraversate le Colonne d’Ercole, provarono ad occupare l’intero bacino del Mediterraneo ma trovarono Atene che sbarrò loro la strada, sconfiggendoli. Poi venne il cataclisma che li spazzò via, anche se forse alcuni di loro riuscirono a salvarsi e approdarono in Sardegna. Da questa fallita occupazione, come anche da tutte quelle di altri popoli che, nel corso della storia umana, provarono ad invadere altre zone vincendone gli occupanti, si deduce una cosa ovvia: tutto è basato sui rapporti di forza, compreso ciò che sta avvenendo oggi in Italia. L’arrivo di migranti, che spacca gli italiani in due fazioni, quelli favorevoli e quelli contrari, è un’invasione soft, strisciante e condotta inesorabilmente con un continuo, quasi inavvertito, stillicidio. La si potrebbe anche definire una criptoinvasione. 

Una volta raggiunta la massa critica, che lo facciano prima gli africani senza arte né parte o che lo faccia prima l’orda di musulmani dalle idee chiare e precise, gli italiani si troveranno a un certo punto a dover decidere se affrontare la guerra o sottomettersi, giacché questa è storicamente l’unica alternativa tra due opzioni. Gli antichi greci decisero di combattere e vinsero gli atlantidi. Cosa decideremo noi (o i nostri figli, a seconda di quando si raggiungerà l’apoteosi) rimane una questione del tutto aperta. Io sarei favorevole a combattere, a prescindere da come andrà a finire. Solo l’idea di sottomettermi allo straniero mi ripugna e preferisco essere morto piuttosto che schiavo.