Probabilmente non sapremo mai se quello mostrato alla stampa – e fatto vedere anche dalla trasmissione “Mistero” di Italia Uno – fosse un aborto di alieno o un coniglio senza pelle, perché Giovanna Podda si è disfatta del reperto. Mossa astuta o semplice leggerezza?
Temo in ogni caso che la signora sarda passerà alla storia come “la pazza del coniglio scuoiato”.
Una
cosa è certa: rapimenti di donne terrestri da parte di alieni avvengono
da sempre e l’opera di ibridazione della nostra razza dovrebbe ormai
essere terminata. Secondo logica.
Non è terminata, invece, la
brama di carne degli esseri umani, che hanno approfittato della naturale
fecondità del coniglio per trasformarlo in cibo. Lo fanno da secoli, ma
solo da qualche decennio lo stanno facendo in maniera industriale,
ovvero immobilizzando ogni singolo individuo in spazi dove non si possa
muovere e impedendogli l’espletamento delle funzioni comportamentali.
Gli etologi dicono che anche questo è già di per sé un maltrattamento.
A
differenza del comune sentire, ritengo che anche i conigli debbano
essere lasciati in pace, almeno dalla nostra specie che ne è il
principale predatore, e per tale ragione mi sono sempre opposto al loro
martirio, nel limite delle mie possibilità.
Purtroppo, quando ci
si trova di fronte ad un allevamento intensivo, si deve decidere se
liberare solo qualche esemplare, sottraendolo alla sua triste sorte, o
farne uscire dalle gabbie il più possibile, sapendo che dopo poche ore
saranno recuperati dal loro aguzzino. In altre parole, il dilemma è tra
qualità e quantità. Tra il benessere duraturo per pochi o l’alleviamento
della sofferenza temporaneo per molti.
Nella notte tra il 6 e il 7
giugno 1998 scegliemmo la seconda opzione e siccome consideriamo
importante anche l’aspetto educativo
della faccenda - per quel poco che gli ibridi umano-alieni sono in
grado di essere educati – ho fotografato un attivista all’interno del
capannone, con una maschera di coniglio sul volto, mentre reggeva in
braccio uno dei lagomorfi estratto dalla gabbia e ho mandato la foto ai
giornali insieme alla rivendicazione del gesto.
Più di mille
conigli poterono sgranchirsi le zampe all’esterno del capannone, per
alcune ore, finché il mattino seguente non furono tutti recuperati dal
carnefice, Luigino Gardisan, abitante a Camino al Tagliamento. L’anno
dopo fui arrestato mentre mi accingevo a liberare visoni da un
allevamento di Invillino, vicino a Villa Santina (UD), e il 21 settembre
2001 ci fu la sentenza del tribunale di Pordenone che aveva accorpato
diversi procedimenti a mio carico, compresa la liberazione dei conigli,
grazie ad alcune intercettazioni telefoniche che mi erano state fatte.
Per
quei reati, se così si devono chiamare, godetti dell’indulto e non ho
mai scontato i quattro anni di carcere che il Pubblico Ministero Simone
Purgato aveva chiesto come condanna. Le altre violazioni di legge erano
l’invio di finti pacchi-bomba ad alcune pelliccerie, la distruzione di
capanni da caccia e addirittura la liberazione di visoni a Fiume Veneto
(PN), dall’allevamento di Ezio Canciani, nella notte tra il 2 e il 3
novembre 1989, cioè ben dodici anni prima.
Le nostre logiche sono
diverse da quelle imperanti e lo si capisce da come i padroni alieni
della Terra descrivono i fatti. Ecco un esempio del loro linguaggio
tribunalesco: “ Gli imputati, agendo in concorso tra loro e previo
concerto, si impossessavano di n. 1500 conigli, al fine di liberarli,
sottraendoli alla azienda agricola che li deteneva. Con le aggravanti di
aver agito con violenza sulle cose e in tempo di notte, approfittando
quindi di circostanze di tempo tali da ostacolare la pubblica e privata
difesa”.
Nella
notte del 4 novembre scorso, un fulmine, forse per l’inaspettata
indignazione di Giove Pluvio, ha colpito quello stesso allevamento che
avevo visitato quattordici anni fa, causando la morte di 8.000 conigli. L’articolo del Gazzettino dice
che sono bruciati vivi, ma potrebbero anche essere morti asfissiati
dato che durante il sopralluogo che ho fatto pochi giorni fa non ho
notato segni di bruciatura sulle pareti dei capannoni, né materiale
semicarbonizzato accatastato nel cortile. Qualcuno sospetta che si sia
trattato di una messinscena per truffare l’assicurazione, ma in ogni
caso la produzione è ricominciata e molte fattrici avevano già la loro
nidiata di coniglietti, con la fila di gabbie vuote, poste
superiormente, in attesa di riceverli.
Qualcosa di simile è successo a Piacenza d’Adige il 3 luglio scorso, come raccontato dal Mattino di Padova e non è la prima volta
che si sentono notizie di questo genere, con migliaia di polli e a
volte anche mucche e cavalli, morti nel rogo dell’allevamento a causa di
un corto circuito dell’impianto elettrico. E’ più raro però che la
causa scatenante sia il fulmine.
L’idea di fare una fiaccolata,
partendo da Codroipo (UD) e arrivando a piedi fino all’allevamento
distante tre Km è venuta a Isabella Portolan, mia ex moglie, durante il
viaggio di ritorno da una manifestazione antipellicce a Montirone.
Poiché far fare agli animalisti sei chilometri tra andata e ritorno,
con poca visibilità trattandosi di strade scarsamente frequentate, è
richiesta piuttosto impegnativa, ho pensato a qualcosa di diverso dal
solito corteo e mi sono venuti in mente i 100 % Animalisti di Padova.
Loro
sanno trovare gli spazi giusti per rendersi visibili e per avere
risonanza mediatica. Talvolta anche un semplice striscione attaccato da
essi nel posto giusto riceve l’onore delle cronache.
Così ho proposto un presidio a Paolo Mocavero, presidente dell’associazione, spedendogli le foto dell’allevamento. In questo caso
non c’è bisogno di un gran numero di attivisti, specie se si va davanti
alla casa dell’aguzzino piuttosto che fuori dal lager che in questo
caso – come quasi sempre – è in aperta campagna.
Urlare slogan
davanti a un’abitazione privata non è reato se si resta sulla strada
pubblica, a meno che il capo delle forze dell’ordine in seguito
sopraggiunte non sia di diverso avviso. A San Polo d’Enza (RE) lo
abbiamo fatto, di fronte alla casa di un dipendente della ditta Morini,
specializzata nell’allevare cavie, e anche i 100 % so che l’hanno fatto
di fronte ad abitazioni di cacciatori.
Sembra però che la questura
non autorizzi manifestazioni di tal genere e sia quelle di San Polo sia
quelle organizzate da Paolo e dai suoi collaboratori siano compiute
senza prima spedire il classico fax alla questura, tre giorni prima
della manifestazione. Siamo dunque in un limbo border line dove tutto è lasciato alla discrezione del comandante della piazza.
Mi
sarebbe piaciuto anche portar via un paio di coniglietti, lasciando
decidere ai convenuti, sul momento, se preferivano il presidio davanti
alla casa del conigliaro o dirigersi direttamente ai capannoni,
attaccare qualche striscione e portar via qualche animale.
Avevamo
scelto anche una data: sabato 8 dicembre e il tutto si sarebbe svolto
in maniera indolore in pochi minuti, giusto il tempo di attaccare i
manifesti sui muri dell’allevamento – chiuso perché di giorno festivo –
fare le foto da allegare ai comunicati stampa e andare al bar a
socializzare tra noi, con la piacevole sensazione di aver sottratto
alcune creature innocenti dalle mani insanguinate dei rettili senza
cuore.
Nulla di tutto questo avverrà. I conigli resteranno al loro
posto. Noi mammiferi originari della Terra siamo in minoranza e abbiamo
sempre avuto terrore dei dinosauri, fin da quando eravamo toporagni. I
rettili hanno un fascino tutto particolare e noi umani a sangue caldo ci
siamo sempre lasciati irretire.
Le stirpi aliene in sembianza rettiloide, sbarcate sulla Terra illo tempore,
hanno occupato nel tempo tutti i gangli vitali della società,
rendendoci mandria sotto la loro giurisdizione e avendo l’accortezza di
lasciarci credere di essere liberi, così da non sentire il bisogno di
ribellarci a una schiavitù di cui non vediamo sbarre e catene. Hanno
svolto mansioni direttive in qualità di legislatori, sbirri, monarchi,
generali, imperatori e re, oltre a quella molto importante di guide
spirituali. In tempi moderni, con lo sviluppo di internet e, prima
ancora, della stampa a caratteri mobili e delle rotative tipografiche,
hanno gestito alla perfezione l’aspetto propagandistico, che ha sempre
avuto enorme importanza nell’opera di manipolazione delle nostre menti.
Se
siamo la razza più assurdamente malvagia che esista nell’universo e se
non ci siamo mai evoluti, lo dobbiamo a quell’antica casta aliena che ci
sta parassitando da migliaia d’anni. E’ per questa ragione, per la
pavidità che ci prende da secoli di fronte ai mostri squamati (noi non
li vediamo così, ma il nostro inconscio sì) che l’otto dicembre nessun
animalista verrà dal Veneto e da Trieste fino a San Vidotto, né io dovrò
scrivere alcun comunicato stampa.
Non faccio una colpa a Paolo
Mocavero e ai suoi collaboratori, che anzi si danno da fare tantissimo
in tutto il Veneto e altrove, né alla triestina Francesca Vitturi, che sarebbe venuta insieme alla mia ex moglie, e nemmeno alla pordenonese Daniela Billiani,
che non sarebbe venuta, perché si tratta di persone a sangue caldo e
con la coscienza desta che fanno tantissimo per gli animali oppressi.
Io
al momento non so cosa farò, tenuto conto che l’allevatore non si
premura neanche di chiudere a chiave i capannoni: forse tornerò ai miei
vecchi metodi, nonostante la paura che i mostri rettiliani sono riusciti
a mettermi addosso con tutti i processi e le carcerazioni che mi hanno
imposto. Per ora scrivo questo articolo, come un messaggio in bottiglia,
e lo getto nell’oceano della crudeltà universale.
Scrivo,
terapeuticamente, per allontanare i demoni e lanciare flebili gridi di
protesta telematica a chi abbia orecchie per ascoltare e non
sottocutanei timpani atrofizzati.
Scrivo e mi lascio andare ai bei
ricordi, di quando le liberazioni di conigli – e di altri animali –
andavano a buon fine, le bestioline venivano a casa con noi e nessun
rettiliano in divisa veniva a romperci le scatole nei giorni seguenti,
né postini in divisa ci portavano missive azzurrine con ricevuta di
ritorno.
Era la fine degli anni Ottanta e nessun tribunale,
ancora, si occupava di noi. Di me, delle compagne, degli amici e dei
complici che ho avuto. Le cose filavano via lisce. Qualche divinità
pagana, con o senza flauto, vegliava su di noi, benevola. Passata
l’adreanalina, messi i conigli negli scatoloni o nei sacchi di juta, si
filava a casa al sicuro, magari brindando con spumante messo da parte
per l’occasione. I conigli dell’Istituto Zooprofilattico di Pordenone,
visitato due volte, ci camminavano fra i piedi nella casa di Valvasone
(PN) dove abitavo in affitto. Noi potevamo tirare un sospiro di
sollievo, con il bicchiere di vino in mano.
Anche quando poi
veniva la Digos a fare perquisizioni, perché in qualche modo erano
riusciti a risalire a me, non ci lasciavamo intimidire e, passato
qualche tempo, facevamo altre azioni, cambiando luogo e obiettivo. Anche
i compagni spesso cambiavano, perché si trattava di attività che
implicano parecchio logorio mentale.
Oltre ai conigli
dell’Istituto Zooprofilattico, mi vengono in mente quelli del cascinale
di Montesoffio, in provincia di Urbino. Avevamo
due macchine quella notte, perché sapevamo che c’erano una ventina di
conigli in una stalla di facile accesso. Un attivista, che poi li
avrebbe portati tutti con sé, venne dall’Emilia Romagna; io e la mia
compagna dell’epoca abitavamo in zona. Era la fine di marzo del 2005 e i
giornali locali riportarono per intero il comunicato che mandammo loro,
di cui riporto qui una frase per mostrare lo spirito che ci animava: “I
conigli moriranno di vecchiaia, accuditi amorevolmente, e il loro
destino non sarà quello di venire digeriti dai vostri immondi stomaci”.
Stomaci rettiliani.
Così avviene, cari lettori, che i nostri sogni di libertà e i bei ricordi delle liberazioni passate facciano a pugni con la realtà del carnismo
diffuso nella società cadaveriana, che va avanti per la sua strada
senza tanto clamore, con picchi di cattiveria che assurgono alle
cronache giudiziarie quando si supera un certo livello ritenuto
eccessivo anche per le coscienze rettiliane dei mangiacadaveri.
E’ il caso di quell’insensibile insegnante
che è stato condannato a otto mesi con la condizionale per aver dato
dimostrazione di quanto possa essere cattivo – e stupido – l’essere
umano privo di coscienza. Sia chiaro: non è stato condannato per aver
ucciso due conigli, ma per il modo con cui lo ha fatto, goffo e brutale,
e ancora di più per averlo fatto davanti agli occhi dei suoi allievi.
Come
sapete, la legge italiana punisce la visione delle sevizie offerta al
pubblico e non le sevizie in sé. Questo, fin dalla formulazione del
famoso articolo 727 del Codice Penale, mai modificato nella sostanza.
Io, se dovessi cantare vittoria
per questa condanna e definirla “svolta epocale” come fa la L.A.V.,
dovrei essere o un ingenuo patologico o un succube mammifero, ossequioso
delle leggi rettiliane vigenti. Poiché non mi sento di rientrare in
nessuna delle due categorie, anch’io, come la società cadaverina, vado
avanti per la mia strada, avendo anche la presunzione, alla faccia di
tutti i giudici, di tutti i tribunali e di tutti gli opinion leaders dalla pelle squamosa e dall’anima ancora più segmentata, di credere di essere nel giusto.
Per
Giovanna “la pazza” i feti ibridi che porta in grembo sono come figli;
per noi i conigli sono la stessa cosa.
A lei glieli portano via a tre
mesi dal concepimento; a noi in continuazione.
Ogni animale è il nostro
bambino rapito. I rettiliani satanisti ce li rubano ad ogni istante,
come una volta facevano gli zingari e la nostra anima, per questo, è
lacerata in miliardi di pezzi.
Ciao Roberto, non centra niente, ma volevo togliermi una curiosità, perchè non pubblichi più su stampalibera? Ti hanno dato il benservito?
RispondiEliminaC'è stata separazione consensuale tra me e Lino Bottaro. Ora abbiamo tre anni di tempo per decidere se rimetterci insieme o divorziare definitivamente.
EliminaIn altri termini, poiché le scuse da me richieste per essere stato offeso da un autore (Marco Turi Daniele) non sono arrivate né dall'interessato, né da Lino che ho sempre considerato come "caporedattore", in base al metalinguaggio deduco che al signor Bottaro non interessi il contenuto dei miei articoli.
Tutto preso com'è dall'urgenza dei tempi, evidentemente i temi dell'animalismo o dell'ufologia non sono da lui considerati di primario interesse per Stampa Libera.
Se non riceverò smentita a tale mia supposizione, vorrà dire che ho visto giusto e non si potrà far altro che addivenire ad una definitiva rottura della nostra collaborazione.
Più chiaro di così non potevo essere, ma chi glielo spiega a Lino?
Roberto, scusa l'ignoranza assoluta..... ma di pc capisco il giusto necessario per aprire/leggere/rispondere... ma qui, vista la nuova impostazione , come si fa? Dove dove digito, l'ultimo articolo non lo visiono, c'è una pagina nuova che non mi apre l'articolo e se vado sui vecchi ci sono vari passaggi da fare per arrivare a qs articolo del 30/11.
RispondiEliminaMa come funziona quando apri free-animals adesso?
Saluti
Può darsi che tu sia incappato in qualche malfunzionamento temporaneo.
RispondiEliminaFinora sei riuscito a commentare come "anonimo", cioè usando una delle opzioni con le quali si può commentare.
Io per esempio clicco su "seleziona profilo" e mi viene "account google".
Altro non saprei cosa consigliarti.
STUPENDO ARTICOLO, COME SEMPRE DEL RESTO , RIESCI AD INTERPRETARE TUTTO QUEL MIX DI SENSAZIONI E SENTIMENTI CHE NOI ABBIAMO DENTRO MA CHE NON SAPPIAMO FAR SALTAR FUORI . ANCHE WILLIAM WILBERFORCE PROPOSE E LOTTO' PER UNA GIUSTA CAUSA DERISO E SBEFFEGGIATO DAI RETTILIANI DEL TEMPO. QUANDO MAI AVVERRA' UN RISCATTO EPOCALE ANCHE PER GLI ANIMALI ????
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