Fonte:
L’officina
Testo
di Paolo Danieli
I
magistrati milanesi potrebbero aver fatto un clamoroso autogol. Quello che
viene presentato, soprattutto all'estero, come la conferma dell'inadeguatezza
di Berlusconi al suo ruolo politico, potrebbe essere un boomerang.
Infatti
se in appello la sentenza fosse riformata, troverebbe conferma la tesi della
persecuzione giudiziaria. Cosa improbabile, perché lupo non mangia lupo, ma non
impossibile, perché di magistrati indipendenti ed intellettualmente onesti ne
esistono tanti. E con una sentenza così bizzarra potrebbe anche succedere.
Non è il caso di addentrarsi nel caso Ruby. Se ne parla anche troppo. Ma è evidente che la sentenza è in realtà un giudizio morale sui comportamenti di Berlusconi. Cosa che in uno stato laico di diritto è inammissibile. Ammetterlo significherebbe tornare ai tempi dell'Inquisizione.
Più volte, in nome della nostra autonomia politica e intellettuale, abbiamo criticato le scelte del Cavaliere, oppure ne abbiamo elogiato le qualità. E siamo anche convinti che il ciclo del berlusconismo sia concluso. Tuttavia siamo convinti che la condanna a 7 anni, alla stregua di un rapinatore o di uno stupratore, è palesemente ingiusta.
Non è il caso di addentrarsi nel caso Ruby. Se ne parla anche troppo. Ma è evidente che la sentenza è in realtà un giudizio morale sui comportamenti di Berlusconi. Cosa che in uno stato laico di diritto è inammissibile. Ammetterlo significherebbe tornare ai tempi dell'Inquisizione.
Più volte, in nome della nostra autonomia politica e intellettuale, abbiamo criticato le scelte del Cavaliere, oppure ne abbiamo elogiato le qualità. E siamo anche convinti che il ciclo del berlusconismo sia concluso. Tuttavia siamo convinti che la condanna a 7 anni, alla stregua di un rapinatore o di uno stupratore, è palesemente ingiusta.
Ma
sono le conseguenze politiche che più preoccupano. Prima fra tutte quella che è
sotto gli occhi di tutti: l'agenda politica continua a ruotare attorno alla
vicenda giudiziaria di Berlusconi. L'Italia è sull'orlo del baratro, e anche se
ci dispiace per lui, cui va dato atto di aver tentato di opporsi alla
speculazione finanziaria internazionale, oggi le urgenze sono ben altre. Il 14%
degli italiani che non hanno lavoro, quelli che sono poveri, quelli che stanno
per diventarlo, i giovani senza futuro sentono impellenti altri problemi. Il
rischio invece è che tutto si paralizzi per la diatriba giudiziaria, che dal
Parlamento al Bar Sport non si parli d'altro, mentre le grandi banche
internazionali, fregandosi le mani, continuano indisturbate a prelevare i
nostri soldi.
Paolo
Danieli
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