martedì 11 giugno 2013

Non si uccidono così anche i messicani?

 

Immagine forte che testimonia la cruda tortura riservata ai cavalli al “torneo de lazo” che si tiene in Messico dinnanzi a uomini, donne e bambini, che si divertono nel vedere un cavallo vivo eviscerato e malmenato, ed infine fatto calpestare da altri cavalli e tori.
Cosa sta succedendo all’uomo? Che si diverte di fronte all’altrui sofferenza? Diffondete questa verità e firmate la petizione.

6 commenti:

  1. Cazzo. Vorrei non pensare che queste cose siano vere...

    Jan

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    1. Dipende tutto dalla percezione delle cose.
      La polizia messicana trova uomini decapitati per strada e i loro antenati Aztechi facevano i famosi sacrifici in cima alle piramidi.
      L'arrivo dei Gesuiti in America Latina non è stato di nessuna utilità in termini di educazione. La legge di sopraffazione c'era prima del loro arrivo e ha continuato ad imperare anche dopo. Dunque, a che scopo le missioni?

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  2. a che scopo le missioni? e tutto l'oro rubato alle popolazioni del luogo, che lo ritenevano mero ornamento? e gli schiavi deportati?
    La Chiesa non si muove mai per le anime, (nonostante le tante e belle parole), nè l'ha mai fatto

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    1. Grazie, hai fatto bene a rimarcarlo. Tutti noi siamo influenzati da capolavori del cinema come "Mission", con Robert De Niro, che ci mostrano la sincera devozione dei missionari in ciò che facevano (bella la scena finale tra la resistenza con le armi e la scelta nonviolenta di Jeremy Irons).

      E tuttavia, dev'essere come dici tu: sono stati più i vantaggi di potere e denaro che la Chiesa ha ottenuto, che non la diffusione del messaggio cristiano.

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    2. Alpha Canis Majoris, Grazie!! finalmente uno che dice una cosa giusta.

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  3. già, gran film Mission... non nego la spinta di cuore di alcuni missionari del passato o del presente, ma il motore ecclesiastico alle spalle è quello di una macchina spietata perfettamente oliata,che sventola la bandiera del "sacrificio", ma si riferisce solo a quello altrui, mentre pro domo sua pratica l'ingordigia, una abominio per nulla ameno alla pietas, sentimento puro, di fondo in antitesi al proselitismo coatto.

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