Fonte:
Vox News
Pechino
– Due monaci buddhisti tibetani sono stati condannati a tre anni di prigione
ciascuno. Il loro “crimine” è stato quello di aver pregato per un
tibetano che si è dato fuoco per protestare contro l’oppressione cinese. Lo ha
denunciato la Campagna internazionale per il Tibet, che ha precisato che si
tratta delle prime condanne inflitte per aver detto delle preghiere e che il
fatto è avvenuto a Kangtsa, nella provincia del Qinghai. In precedenza,
decine di tibetani erano stati condannati per aver “aiutato” coloro che si sono
immolati.
Le
immolazioni, nella Regione autonoma del Tibet e nelle altre aree a popolazione
tibetana della Cina, sono state 119 negli ultimi tre anni.
I
tibetani si suicidano dandosi fuoco per chiedere il ritorno in Tibet del
Dalai Lama, il loro leader spirituale che vive in esilio da oltre 60 anni, e
per protestare contro l’immigrazione cinese nella regione del Tibet, fenomeno
pianificato dal governo cinese per giungere alla scomparsa del popolo tibetano
attraverso la sua sostituzione etnica e culturale. Un genocidio programmato.
Immigrazione usata come arma per annientare l’identità di una popolazione, un pò
quello che sta avvenendo anche in Europa.
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