Fonte:
Riciclaggio della memoria
Testo
di Joe Fallisi
La
reificazione, la sofferenza e l'"uso totale" degli animali non umani
(e umani) è alla base stessa della forma storica che il dominio dell'uomo sulla
natura s'è dato e di cui il capitalismo (fino al suo inveramento
spettacolare-spettrale) è solo l'ultima tappa.
Un
cammino insieme grandioso e tragico, che ormai può essere solo invertito da una
rivoluzione radicale – cioè che davvero vada alla radice
dell'alienazione.
In
sua assenza, tutti gli indicatori chiaramente disegnano un esito catastrofico
di questo tragitto: l'Homo sapiens, alla sua conclusione, apparirà allora come
una sorta di virus distruttivo e autodivorante, capace, nell'arco di un battito
dell'evoluzione, di porre fine, definitivamente, alla stessa.
Ma
se un futuro diverso e superiore è ancora possibile, è già qui e ora che se ne
devono porre le premesse, svegliandosi dallo stato sonnambolico, CONTRO il
conformismo di morte.
L'antropocentrismo
è inevitabile, dal momento che la visione del mondo e i giudizi che esprimiamo
sono nostri, cioè ci appartengono specificamente. Tuttavia, proprio per questo
motivo, a me pare del tutto ragionevole incominciare ad occuparci del dolore
(animale-umano) che conosciamo, della cui esistenza non possiamo avere
dubbi.
E
alla base di qualunque opinione al riguardo è la concezione stessa di
rivoluzione che dovrebbe essere chiarita.
Per
esempio, si può intendere questa – si è inteso per due secoli – come rivalsa di
una classe su altre, magari nella prospettiva di un al di là delle classi, ma
sempre circoscritta all'uomo. Si può invece considerarla come una possibilità,
finalmente, di liberazione e redenzione (attraverso il vertice della scala
evolutiva) dell'uomo stesso, della natura e degli animali non umani.
A
me sembra che proprio oggi, con la catastrofe della biosfera alle porte e
insieme con mezzi che consentirebbero la fuoriuscita dal regno della necessità,
questa sia l'unica prospettiva sensata.
Non
mettendo affatto in secondo piano le sofferenze intraspecifiche, la questione
cosiddetta "animalista" - "antispecista" risulta ai miei
occhi, oggi, sempre più, la cartina di tornasole che tutto riassume, il nodo
gordiano, senza sciogliere il quale è IMPOSSIBILE accedere al
"rovesciamento di prospettiva".
Cominciare
da subito, qui e ora, a rompere le catene ipnotiche, non rimandare, non
divagare, non sonnecchiare in un eterno stato postprandiale... inventare,
creare, sperimentare, come veri poeti, NUOVI gusti, nuove possibilità...
Nessun
extraterrestre ci porterà soluzioni, ogni "film" ci confermerà nella
nostra impotenza, ogni Las Vegas rutilante di luci spettrali al mattino ci
apparirà un misero rottame…
La
palingenesi della società e degli individui, potrebbe non arrivare mai, non è
affatto inscritta "oggettivamente" nello "sviluppo delle forze
produttive"…
E
tanto meno durante la nostra breve (residua) esistenza. Di QUESTA che vogliamo
fare?
Joe
Fallisi
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