giovedì 30 marzo 2023

Ho infranto un tabù


La vita di un animalista, ovvero di un vegano etico, è piena di limitazioni, dettate dalla propria coscienza, cioè provenienti dall’interno della persona, anche se a volte provengono dall’esterno, quando la coscienza si prende una pausa o va in vacanza e sono gli altri che ci indicano la strada. Ci si può astenere dal mangiare formaggio perché si è convinti che sia eticamente sbagliato sottoporre, con le nostre scelte alimentari, i vitelli e le loro madri a una inaudita sofferenza, oppure lo si può fare per adeguarsi alla dottrina che circola nel proprio gruppo di appartenenza, o clan che dir si voglia. In tal caso, diventa più una moda, nonché un modo per farsi accettare dal gruppo, sempre che si abbia quella vita sociale che lo richiede. Ma se, come nel mio caso, non vado alle manifestazioni, né frequento altri animalisti, e quindi non ho vita sociale, l’unica a cui devo rendere conto è la mia coscienza, per cui, volendo, potrei mangiare formaggio senza dirlo in giro, senza che nessuno lo venga a sapere, ma nel momento in cui qualcuno dovesse chiedermi se sono vegano, ho due possibilità: o mentire o dire la verità. Se mentissi, poi mi sentirei...sporco. Disonesto. 



Ma non è di cibo, per una volta tanto, che voglio parlare. Voglio parlare di un negozio che fin da quando fu aperto, provocò in me due opposte sensazioni, una di repulsione e una di attrazione. Com’è possibile che avvenga una cosa del genere? Me lo chiedo anch’io! Ma una spiegazione c’è. Il negozio vende attrezzature per la pesca e l’acquariologia e, per capire che effetto mi faccia, devo ritornare alla mia infanzia, quando insieme ai compagni delle elementari andavo prima a “rubare” lunghe canne di bambù e, poi, una volta legatovi il filo di nylon e l’amo, a pescare nei laghetti o in altri canali a lento corso. I persici sole, le scardole, le sanguinerole e le alborelle non finivano in padella, almeno nel mio caso, ma nelle vasche o in altri contenitori, poiché non avevo i soldi per comprarmi un acquario. Ma mio padre sì. 

 


E questo è l’aspetto più nobile della faccenda: da bambino vedevo mio padre che si faceva mandare da Bologna sia le piante che i pesci tropicali, per il suo acquario da 25 litri, con la struttura portante in metallo cromato e i vetri attaccati col mastice. Era il suo acquario, ma era anche il mio. Poi, con il passare degli anni, ho maturato la consapevolezza che è ingiusto strappare dal loro ambiente, pure in modo doloroso, quei pescetti nostrani, per tacere di quelli tropicali, e ho smesso di girare per Codroipo, in bici, con la lunga canna di bambù. Così pure ho smesso di occuparmi di acquariologia, nello stesso momento in cui anche mio padre smise. Ma la passione per gli animali mi è sempre rimasta, sia terrestri che acquatici e infatti oltre a quel primo rudimentale acquario, mio padre comprava anche uccellini selvatici da un uccellatore e mi permetteva di tenere nei terrari rospi, rane, lucertole e perfino serpenti. Il professore di scienze delle medie mi aveva messo a disposizione uno sgabuzzino, a scuola, dove tenere qualche bestiolina e dove, durante la ricreazione passavo il mio tempo. Poi, un bel giorno, quel mondo fatato, magico, da naturalista ierba, finì e passai alla fase...”politica” degli animali. Cominciai a liberarli dalla prigionia. 



Finché non arriviamo ai giorni nostri. E proprio ieri mi sono deciso rompere l’incantesimo, a violare quella legge interiore che m’impediva di dare i miei soldi ai pescatori, e sono entrato nel negozio! Ho infranto un tabù che durava da anni, da quando quel negozio aveva aperto. Ho comprato un ossigenatore, chiamato anche aeratore. Il commerciante mi aveva avvisato che ne aveva solo uno per piccoli acquari, ma ho voluto prenderlo lo stesso. E nel libretto delle istruzioni si parlava infatti di 50 litri, mentre il mio acquario ne contiene 370. Messo in funzione, mi sono sentito obbligato a telefonare al commerciante dicendogli che le bollicine erano troppo piccole, quasi invisibili e prenotandogli un ossigenatore più potente. Lui mi ha risposto che anche se sono piccole, le bollicine fanno il loro lavoro, che è quello di trasmettere ossigeno all’acqua. Avendo messo piante di plastica, comprate dai cinesi, ho dovuto mettere l’aeratore, altrimenti i due pesci rossi e i due pesci pulitori avrebbero consumato, prima o poi, tutto l’ossigeno. Con le piante vere, ovviamente, non c’è bisogno dell’ossigenatore. 



Morale della favola. Con una vita piena di limitazioni, ci si può sentire in gabbia. Con una vita con meno limitazioni, spezzando qualche tabù di tanto in tanto, ci si sente più leggeri, anzi, oserei dire, più liberi. Avevo provato la stessa sensazione di libertà un paio d’anni fa, quando volli scoprire cosa si prova ad indossare la mascherina. Mi sono sentito subito come se mi fossi scrollato dalle catene invisibili che io stesso mi ero messo. Sono sempre rimasto un No Mask e infatti molti uffici e negozi, per due anni e mezzo, mi sono rimasti preclusi, per questo. Analogamente, io resto un animalista etico, oltre che vegano, anche se ieri sono andato a dare i miei soldi a un pescatore. Se si fosse trattato di un negozio che vende solo articoli per acquari, non mi sarei fatto tutte queste paranoie. Quando andiamo al supermercato, per ovvie necessità di sussistenza, non diamo forse i nostri soldi ai macellai, visto che ogni supermercato ha il reparto macelleria? E quindi, è forse invidiabile la vita dei materialisti senz’anima, né consapevolezza? No, decisamente no! Comdirebbe Guido Ceronetti, a proposito dei carnivori convinti e orgogliosi, è “materia che divora altra materia”. Meglio essere dotati di anima, anche se si finisce per essere un po’ snob. Da ieri, mi sento meno ingabbiato nei rigidi schemi mentali, da me stesso creati, anche perché le regole sono come le uova: meglio strapazzate!

3 commenti:

  1. Mi finirà per aprire un osteria col nome
    " Dal cacciatore il gargantua di Codroipo "
    con Menù fatto tutto di carne
    M'inviti se lo fa

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  2. Lei freeanimals non si rende nemmeno conto di come il suo scritto trasudi di voglia di carne

    Mi ha fatto venire voglia pure a me che sono molto tiepido con il cibo
    Lei deve probabilmente prendere una bella sbornia
    In vino Veritas
    Solo così verrà fuori il vero Hunter (onnivoro carnivoro)
    freeanimals
    Di solito a me succede di perdere la testa nei buffet mi strafogo in un modo detestabile poi lascio qualcosina in più per farmi odiare di meno dalle cameriere




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    1. Citazione:

      "non si rende nemmeno conto di come il suo scritto trasudi di voglia di carne"



      Non capisco come lei possa arrivare a questa conclusione.

      Anzi, lo capisco benissimo: sta ricominciando a fare il Troll!

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