domenica 6 aprile 2014

Un italiano fa da paciere

 

Usa-Russia sono ai ferri corti. Persino nello Spazio. L'impasse in Crimea nelle mani di un italiano. Atteso al Cremlino per un vertice. Il presidente del Cospar Bignami: «Lo zar è uno che s'incazza».
La Crimea è un puntino insignificante visto da lassù, dove la Terra è lontana 400 chilometri. Eppure nelle Guerre (fredde) stellari tra Usa e Russia il destino della penisola sul Mar Nero è legato a doppio filo anche con il futuro della Stazione spaziale internazionale (Iss).
Il deterioramento dei rapporti tra Mosca e Washington, dopo la crisi in Ucraina, ha raggiunto dimensioni cosmiche quando la Nasa, a inizio aprile, ha deciso di troncare tutti i contatti con il Cremlino con un memorandum reso pubblico e confermato su GooglePlus: niente più viaggi in territorio russo, teleconferenze via Skype, incontri bilaterali e invio di mail.


GLI USA CHIEDONO PASSAGGI A MOSCA. Nell'intreccio di ripicche, dispetti, ultimatum e provocazioni che si scambiano le due potenze internazionali rischiano di finire intrappolati i sei uomini che sulla Iss orbitano intorno al globo 15 volte al giorno. Ostaggi di un'impasse diplomatica dalle infinite conseguenze.
Da quando è stato 'rottamato' lo Shuttle, infatti, gli Stati Uniti fanno affidamento sulla vecchia capsula russa Soyuz per traghettare i propri astronauti su e giù tra il cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan, e la Iss. Costo del biglietto per ogni passeggero, andata e ritorno, 70 milioni di dollari (poco più di 50 milioni di euro).

LA CRISI NELLE MANI DI BIGNAMI. E se Mosca dovesse stufarsi, in questa escalation di tensione, e smettere di dare uno 'strappo' agli Usa in direzione universo?
L'uomo che può sbrogliare la matassa, almeno sul versante extra planetario, è italiano. Che addirittura ha in agenda un appuntamento con il presidente russo Vladimir Putin per cercare di farlo ragionare.
L'incaricato è Giovanni Bignami da Desio, 70 anni, presidente del Comitato per la ricerca spaziale (Cospar) da luglio 2010.
Nella sua vita ha identificato, dopo una ricerca ventennale, la stella Geminga (che in dialetto milanese si legge gh'è minga, che non c'è), insegnato nelle università, fatto ricerca in Italia, Usa e Francia e tentato anche la carriera politica, candidandosi con il Partito democratico (senza riuscire a essere eletto) alle Europee 2009.
Ora lo attende lo zar Putin, da affrontare con emozione ma nemmeno troppa, come racconta a Lettera43.it.

Intervista di Marcello Pirovano

DOMANDA. Si può parlare davvero di Guerra fredda spaziale?
RISPOSTA. Se a Putin girano i cinque minuti chiude l'accesso alla stazione internazionale.
D. E che fine farebbe la Iss?
R. Non può funzionare senza piloti, quindi se ci non andasse più nessuno dopo un po' cadrebbe. Con un grandissimo rischio per gli abitanti della Terra.
D. Chi c'è a bordo?
R. Tre russi, due americani e il comandante giapponese. L'equipaggio di solito è composto da sei persone, un mix di nazionalità. Gli Usa ci sono sempre. Hanno fatto la parte del leone nella costruzione della Iss.
D. Come mai rottamarono lo Shuttle Nasa, chiedendo un passaggio ai russi?
R. Questioni economiche, ma non solo. Anche per ragioni tecniche e di sicurezza. Lo Shuttle era stato sviluppato con tecnologie degli Anni 70 ed è andato avanti per 40 anni, ma scricchiolava ormai da diversi punti di vista.
D. Si riferisce alle due esplosioni mortali?
R. Non una performance fantastica su 120 voli. Lo Shuttle doveva essere mandato in pensione.
D. Non è che la capsula russa Soyuz sia invece di ultimo grido...
R. È infinitamente più semplice dello Shuttle. Porta giusto tre astronauti, una valigetta e una bottiglia di vodka. È di una grandissima scomodità: il nostro astronauta Nespoli è un ragazzone di 1.90, hanno dovuto allungargli il sedile e ci stava dentro appena. E Vittori invece dopo un atterraggio uscì con un bozzo sulla testa. Non casca in mare, ma sulla steppa. E fa un bel cratere.
D. Qualche pregio ce l'avrà pure.
R. Non ha mai avuto un guasto.
D. Perché la stazione spaziale è così importante?
R. È il programma tecnico-scientifico più grande della storia dell'umanità. Un progetto da 200 miliardi di dollari. E l'abbiamo fatta mettendo insieme russi, americani, europei, giapponesi e non solo. Un gran bel colpo. Ora è un laboratorio orbitante che fa esperimenti. Il primo passo per la conquista dello Spazio.
D. Si può dire che i due americani siano ostaggi di Putin tra le stelle?
R. I russi sono padroni totali del loro destino. Il biglietto del viaggio costa caro, ma possono decidere di farne a meno. E dire «noi di statunitensi non ne portiamo più perché ci sabotano da un'altra parte». Sarebbe un bel casino.
D. Un'esclusione del genere che ricaduta avrebbe sulla comunità scientifica internazionale?
R. In teoria nessuna. Il posto degli Usa sarebbe preso dagli europei. Ma si creerebbe una sgradevole tensione Usa-Ue. Però la Nasa di certo scherza con il fuoco: Putin è anche uno che si incazza.
D. E a breve dovrà affrontarlo faccia a faccia.
R. Ha risposto alla mia richiesta di incontro dopo due giorni. Eravamo a una riunione del Consiglio del Cospar. Io ho un vice russo, uno americano e uno cinese. Attorno a questo tavolo si siedono una decina di persone, a rotazione. Abbiamo detto: «Il pericolo è che Putin voglia boicottare gli americani anche in vista della nostra assemblea generale di Mosca, in programma ad agosto».
D. Quindi?
R. Ho proposto di scrivere direttamente a Putin. Abbiamo concordato una lettera che ho inviato intorno al 20 marzo. Non per posta, ma affidandola al mio vice russo che è anche il direttore dell'Istituto di ricerche cosmiche di Mosca. Mi ha fatto da 'postino' visto che ha accesso al Cremlino.
D. E poi?
R. È arrivata subito la risposta: «Il presidente ti vuole vedere l'11 aprile». Il 12 c'è l'annuale cerimonia per deporre una corona di fiori sulla tomba di Yuri Gagarin a Mosca. È il giorno in cui andò in orbita, nel 1961.
D. Cosa ha intenzione di dire al presidente russo?
R. Ci vado da solo e penso di chiedergli di non ostacolare il lavoro di ricerca spaziale, anzi di aiutarlo. E quindi di fare qualche passo di distensione.
D. Come se lo immagina Putin?
R. È uno che si è formato nel Kgb, era un super comunista. Un uomo dal grandissimo fascino personale. Con il potere di uno zar assoluto. Non ho timori reverenziali, ma la coscienza di avere di fronte uno degli uomini più potenti del mondo.
D. In che lingua parlerete?
R. Credo che lui preferisca l'inglese: io so il russo, ma nessuno vorrebbe trovarsi davanti a Putin e sbagliare un congiuntivo.
D. Ha già incontrato altri capi politici e uomini di Stato?
R. Barack Obama mai, ma il capo della Nasa Charles Frank Bolden sì. E con Angela Merkel ho fatto lunghi discorsi in tedesco. Una donna di un'intelligenza fantastica che oltretutto ha studiato fisica.
D. Ma con Putin in ballo c'è una crisi diplomatica.
R. È il tema più delicato che abbia mai dovuto affrontare.
D. Secondo gli americani «la gente dimentica che la Iss in 13 anni ha superato molteplici crisi». Supereranno anche questa?
R. Sicuramente sì.

4 commenti:

  1. Non per niente si chiama Bignami... i famosi Bignami... da Wikipedia:
    "Tali libriccini sono entrati a far parte della cultura italiana con il nome di bignamini o bignami. Nella parlata quotidiana "un bignami" è diventato sinonimo di un compendio sintetico sulla materia trattata."

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  2. A volte i nomi sono presagi.... come avevo avuto modo di leggere l'anno scorso nel sito di Pierluigi Paoletti... mi aveva fatto ridere questa associazione dei nomi a incarichi particolari:
    "Nomen Omen: il nome è un presagio
    Il governatore della banca d’italia è Visco che nasce dalla radice latina viscidus (viscido) o viscum (che resiste al cambiamento)

    Il direttore generale della banca d’italia è Saccomanni che significa predone-saccheggiatore

    il vicedirettore generale è Tarantola



    Il governatore della bce è Draghi



    l’agenzia di rating Standard&Poor’s si traduce del medio e del povero

    l’agenzia di rating Moody’s si traduce dell’imbronciato

    l’agenzia di rating Fitch si traduce puzzole

    …e poi non dite che l’universo non ci aveva avvisato!!!!"

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    1. Il "Nomen omen" è una legge universale.

      A meno che gli Illuminati, amanti di esoterismo, non li scelgano di proposito.

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