Testo di Geremia Bentham
Tratto da "Principi di morale e legislazione"
Forse verrà il giorno in cui tutte le
altre creature animali si vedranno riconosciuti quei diritti che nessuno, che
non sia un tiranno, avrebbe dovuto negar loro. I Francesi hanno già scoperto
che il colore nero della pelle non è una buona ragione perché un uomo debba
essere abbandonato, per motivi diversi da un atto di giustizia, al capriccio di
un torturatore. Forse un giorno si giungerà a riconoscere che il numero delle
zampe, la villosità della pelle o la terminazione dell'osso sacro sono ragioni
altrettanto insufficienti per abbandonare a quello stesso destino un essere
senziente. In base a che cos'altro si dovrebbe tracciare la linea insuperabile?
In base alla ragione? O alla capacità di parlare? Ma un cavallo o un cane che
abbiano raggiunto l'età matura sono senza confronto animali più razionali e più
aperti alla conversazione di un bambino di un giorno, di una settimana o di un
mese. Supponiamo che così non fosse; che cosa conterebbe? La domanda da porsi
non è se sanno ragionare, né se sanno parlare, bensì se possono soffrire.
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