Fonte: Il Giornale
“Io qui non posso entrare”, così recita un cartello raffigurante il ministro dell’Interno Matteo Salvini, con tanto di simbolo di divieto a rendere ancora più esplicito il messaggio. Il discusso manifesto, che reca anche la scritta “Locale napoletano. Vietato ai razzisti", ha fatto la sua comparsa quest’oggi in un ristorante di Napoli, sito proprio di fronte al Duomo. È stato lo stesso proprietario del locale ad affiggerlo sulla porta della sua attività, dedicata, fra l’altro, a San Gennaro. Francesco Andoli, titolare di “Januarius”, originale ristorante street food che include anche una bottega, considera infatti la sua iniziativa quasi obbligatoria.
“C’è ormai un clima di orrore, rigurgiti fascisti, xenofobi, razzisti. Io non appartengo a quei napoletani che credono nella verginità politica di Salvini. Dopo che per anni ci ha insultato, dopo che su quegli insulti ha creato la sua carriera politica, ora ci vuol far credere di tenere alle sorti del Sud? Io non ci credo. Solo gli stolti, i fessi, o chi ha un tornaconto politico ci può credere”. Queste le sue dure parole, riportate su “Il Mattino”.
“Per me chi è razzista, chi è omofobo, qui dentro non entra. Abbiamo messo la faccia di Salvini, ma il messaggio vale per tutti i razzisti: qui non entrerete mai.”, continua deciso Andoli.
Considerato che a pronunciare queste parole è qualcuno che si professa nemico di ogni genere di chiusura, la dichiarazione stride abbastanza. Andoli afferma con sicurezza che sono in molti a sostenerlo. “Sono tantissimi i napoletani, ma anche i turisti settentrionali, che si stanno complimentando e ci stanno stringendo la mano”. Non solo. Il gestore di “Januarius” dichiara fieramente che, se davvero un giorno Salvini dovesse presentarsi alla porta del suo locale, lui resterà fermo nel suo proposito, e non lo lascerà entrare.
Poco male. Di certo il vicepremier saprà farsene una ragione.
Ma che coglione, se nn fosse patetico, sarebbe quasi divertente.
RispondiEliminaE' impegnato in una crociata etica.
EliminaCosì lui crede.