giovedì 25 ottobre 2018

L’equazione


A volte di mattina mi sveglio con qualche intuizione. Non posso dire se siano intuizioni intelligenti o stupide e allora non mi resta che sottoporle al giudizio dei miei lettori. Quella di stamattina, per lo meno quella che mi ricordo perché potrebbero essercene state altre, riguarda la Resistenza e il secondo dopoguerra, da una parte, e il caso Cucchi, dall’altra.

Svolgimento

Finita la guerra il 25 aprile del ‘45, i gappisti (termine che deriva da Gruppi di Azione Patriottica) diedero la stura alle loro vendette personali e al delirante piano di instaurare il comunismo staliniano in Italia. Andarono avanti fino al gennaio del ‘49. Togliatti era imbarazzato, come era imbarazzato per la strage di italiani sul Carso triestino, infoibati dai comunisti iugoslavi. Siccome Togliatti voleva mantenere buoni rapporti con Tito, fece in modo che gli italiani non venissero a sapere della tragedia delle foibe. I libri di scuola destinati agli scolari non ne parlarono. I giornalisti di regime ebbero il divieto assoluto di scriverne. E l’insabbiamento funzionò. Durò finché qualcuno non scoprì il velo e delle foibe si cominciò a parlare anche in Italia. Passarono 40 anni, forse anche più, prima che la cruda verità venisse allo scoperto, ma molti nel frattempo erano morti e le giovani generazioni si dimostrarono apatiche verso un passato che non avevano conosciuto di persona, apatiche come lo sono quelle di oggi.



La stessa cosa accadde per la strage di Porzus, che fu poca cosa in confronto alle foibe, ma che era ugualmente una faccenda vergognosa per il partito comunista e dovette quindi essere tenuta nascosta per decenni. Anche questa operazione di insabbiamento funzionò. Ma i nodi vengono sempre al pettine e, curiosità storica, una delle vittime di Porzus fu Guido Pasolini, fratello del più famoso Pierpaolo. Che partigiani comunisti assassinassero, tendendogli un agguato nella malga di Porzus, partigiani non comunisti è la cartina al tornasole del fatto che in Italia ci furono due Resistenze, di cui una più feroce dell’altra, perché rivolta agli italiani in genere, indipendentemente che fossero fascisti o meno. Detto per inciso, ancora oggi, alcuni membri delle giovani e apatiche generazioni non si fanno pudore a gridare, rivolti agli avversari politici: “Nelle foibe c’è ancora posto!”. Questi pochi sciagurati non sono solo apatici, ma decisamente stolti. Li ho sentiti urlare quell’invettiva con i miei orecchi.

E veniamo alla seconda analogia, prima di concludere con un’equazione

Stefano Cucchi fu ucciso di botte, per sbaglio, nove anni fa. Che sia stato ucciso di botte lo sapevamo da molto tempo, ma la conferma ufficiale è arrivata con nove anni di ritardo, grazie a un carabiniere “pentito”, uno che ha voluto alleggerirsi la coscienza accusando alcuni suoi ex commilitoni. Il processo è ripartito, la sorella Ilaria è tornata agli onori della cronaca (sta per candidarsi con il partito erede di quel Togliatti omertoso di cui sopra) e la sentenza dei giudici arriverà prossimamente. Non occorre essere laureati in medicina per sapere che picchiare un ragazzo debilitato, con il sistema immunitario compromesso dalla droga, lo espone al rischio di arresto cardiaco, ma alcuni rappresentanti delle forze dell’ordine, avendo l’autorità per farlo (o credendo di averla) picchiano i prigionieri, come avviene in tutte le prigioni del mondo. Altrove va anche peggio e il detenuto viene anche torturato con i mezzi classici e la strumentazione apposita.

In Italia, per tradizione, si usano le armi naturali: calci e pugni. A volte anche i manganelli di sabbia che non lasciano lividi. La mia teoria è che c’è una componente sadica in ciascuno di noi, ma che in alcuni individui è più forte che in altri. Costoro, senza aver mai letto, né sentito parlare del Marchese De Sade, danno sfogo ai propri istinti belluini fidando sul fatto di poterla fare franca. Di modo che se qualcuno ha tendenze pedofile, diventa spesso sacerdote, disponendo di una parrocchia tutta sua. Se qualcuno da bambino si divertiva a torturare gli animaletti, diventa spesso ricercatore scientifico, disponendo di uno stabulario tutto suo. Se qualcuno da bambino era manesco con i compagni di scuola, bullizzandoli a piacere, diventa spesso poliziotto o carabiniere, disponendo di stanze apposite dove, insieme ai suoi simili, darà sfogo alla violenza contro drogati e affini. Se il sadismo applicato è una malattia mentale, ne deriva che Chiesa, Scienza e Polizia sono infestate da psicopatici. Siamo nelle mani di pazzi, potenzialmente assassini. Delle tre categorie: prete, vivisettore, poliziotto, il più inviso è il primo, a causa del fatto che le vittime sono minorenni, benché i preti pedofili non arrivino fino al punto di sopprimerle.

Ecco, dunque, l’equazione finale

Stragi comuniste: 50 anni = omicidio Cucchi: 9 anni.

E si legge così

Le stragi comuniste stanno a 50 anni di silenzi, come le responsabilità della morte di Cucchi stanno a 9 anni di omertà.

3 commenti:

  1. E'cervellotica anche per me st'intuizione Terra Terra vuol farci capire che in entrambi I casi LA ca... Prima o poi viene a galla ,non so se si equivalgono visto che una e'stata una vendetta l'altro uno sfogo che con LA vendetta non centra ,piuttosto I campi di Eisenhower a fine guerra dove il malefico piccolo jewish swedish cosi veniva chiamato al college eisenhower fece morire deliberatamente intenzionalmente piu di 1 milioni di soldati tedeschi prigionieri nei campi all'aperto vicino al reno ,ci stanno le foto sul Web sono da inferno

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    1. E' vero sia che la ca... viene a galla, sia che la Verità alla fine vince.


      Veritas vincit.

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  2. Difficile avvallare tutto senza correre il rischio di banalizzare. Il comunismo si macchiò di gravi colpe, non meno gli altri regimi. Fascisti? Nazisti? Democratici? Quale stato nazione può alzare la testa e dire: io no! Neppure la Svizzera quando pulisce e ricicla i soldi di tante nefandezze. Questo non giustifica nessuno, anzi, ognuno dovrebbe iniziare col guardarsi allo specchio della coscienza o della propria storia. L’uomo é quello che é, non lo dico con rassegnazione, poiché se si afferma che l’uomo é bestia(le) io aggiungo che un animale non uccide, sottomette, ma non uccide se non vi é costretto. Da cui posso dire che l’uomo non é animale, ma vi é una sovrastruttura culturale che legittima come una foglia di fico le nostre azioni più vergognose. Cosa fare? Cercare modelli diversi. Quando si dice: si vis pacem para bellum, dovremmo rifletterci un momento e controbattere: si vis pacem para pacem. Quando confondiamo il bene/ essere col bene/ avere non costruiamo nulla, nel momento che alla neolingua orwelliana correggiamo col vocabolario di ciò che sentiamo etico (da venire) iniziamo a scrivere qualcosa di nuovo e tutti i Porzus, foibe, stragi, eccidi, Cucchi, guerre é disumanità a titolo vario prendono un senso.

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