lunedì 29 ottobre 2018

Le pigne in testa


All’ombra dei cipressi di Aquileia, circondati dal pianto dei ruderi romani, è forse il sonno della ragione men duro? Perché disseminare qua e là simboli esoterici di cui poi si perde il significato? La mia guida parteggia per la versione ufficiale, secondo cui la pigna è un simbolo di rinascita, perché cade a terra, libera i semi in essa contenuti e fa nascere altri alberi. Io, che cerco sempre il lato B delle cose, parteggio per la versione esoterica, per la quale è il rimando alla ghiandola pineale sita alla base del cervello, indicata come il terzo occhio e che dovrebbe fornire, a chi la tiene aperta e funzionante, una visione “altra” del mondo, finanche permettendogli di introdursi nei reami invisibili degli spiriti. Poiché troviamo molte pigne in ambito clericale, di primo acchito deve essere considerata più come “rinascita” o come “consapevolezza”? Se fosse solo un simbolo della vita che si ripete uguale a se stessa e che ricomincia dopo la morte, non sarebbe patrimonio universale di tutti gli uomini e non solo di categorie ristrette come i religiosi? A dire il vero, la Chiesa l’ha adottata dal paganesimo romano, ma questo può voler significare che i ricercatori dell’occulto, i depositari dei misteri, erano presenti fin dall’antichità e non nascono di certo con il cristianesimo. 



Tanto è vero che il Pignone si trova sì nei musei vaticani, ma venne fabbricato nel secondo secolo dopo Cristo, quando il cristianesimo ancora non esisteva. Posto che sia nato con Costantino. Poiché era collocata originariamente nel tempio di Iside, la pigna è probabilmente un simbolo importato dall’antico Egitto e ciò sta a testimoniare che i sacerdoti egizi non si occupavano solo di mummificazione, ma coltivavano anche le conoscenze misteriche. In questo caso, la pigna può significare sia la “rinascita”, dal momento che gli egizi credevano nel ritorno delle anime dopo la morte, sia la “consapevolezza”, ovvero la possibilità di comunicare telepaticamente con gli Dei. La ghiandola pituitaria, quindi, come una ricetrasmittente per parlare con gli Anunnaki.

Comunque siano andate le cose, da tempo sto dando la caccia ai monumenti a forma di pigna e lo spunto per parlarne mi viene dalla gita che ho fatto il 27 ottobre scorso ad Aquileia, accompagnato da un amico laureato in storia e innamorato del Friuli, la mia guida. Già da tempo avevo collezionato foto di pigne sparse qua e là, sempre legate ad ambienti religiosi, oppure aristocratici, dal momento che anche i laici, magari iscritti alla Massoneria, si sono spesso dilettati a fare sedute spiritiche o a coltivare studi esoterici. Le prime due pigne che ho trovato stanno a guardia dell’ingresso di un’antico monastero e si trovano in località Priorato, tra Varmo e Madrisio. Le poche informazioni in nostro possesso indicano la struttura come un monastero femminile, scomparso durante una piena del Tagliamento in cui tutte le monache annegarono. La pigna sarà anche un simbolo di consapevolezza, ma non aiuta a salvare la pelle. Se quelle monache avessero avuto funzionante il terzo occhio, forse potevano prevedere l’inondazione che sarebbe avvenuta, mettendosi in salvo. Ma così non è andata.



Le altre pigne di cui ho documentazione si trovano a Udine città e precisamente in via Piave 14. Abbelliscono il recinto di uno stabile signorile. Non so chi vi abita, ma l’architetto che costruì la villa volle strafare, perché ne mise una decina attorno ad almeno due lati del giardino. Non si può escludere che in origine se ne trovassero anche sugli altri due lati, così da porre una specie di barriera alle forze del male, sempre che, fra le altre cose, le pigne avessero avuto una funzione apotropaica. La villa si trova a ridosso del Palazzo del Governo di Udine, ma questo potrebbe essere solo un caso. Certo è che molti nobili del passato erano attratti dall’occulto e il fatto di essere un’élite li rendeva ancora più predisposti a distanziarsi e a differenziarsi dal volgo ignorante. I nobili sono sempre stati un po’ snob.


Il terzo caso di pigne è quello di Rivolto. Anche qui sono due, come quelle del Priorato di Varmo, ma sono chiaramente fuori posto. Si trovano sopra il cornicione della pizzeria “La colomba”, a Rivolto, frazione di Codroipo. Interrogato il proprietario circa la presenza di quei manufatti, sono venuto a sapere che gli furono regalate da un vecchio prete. E anche qui vediamo che c’è lo zampino della Chiesa, se non altro perché il padrone originario era un religioso. Il ristoratore, non sapendo dove metterle, ha pensato bene di adornare la parte superiore della pizzeria. Detto per inciso, sembra che le pigne come elemento decorativo non abbiano intenzione di scomparire o di estinguersi, poiché passando in macchina sulla statale 13 Pontebbana, all’altezza di Basiliano, c’è una rivendita di statue da giardino che le vende, insieme ai famosi nani, ai discoboli, alle Veneri e agli alpini colorati di grigioverde, con tanto di piuma sul cappello. Chi vorrebbe mettersi in giardino delle brutte pigne in cemento? Io, se solo ne avessi uno!


E, dulcis in fundo, o venenum in cauda, a seconda dei punti di vista, veniamo al simbolo più controverso, alla madre di tutti i simboli: la svastica. Cosa ci fanno le svastiche nel cimitero militare di Aquileia, all’ombra del campanile romanico di Popone? Ivi sono sepolti soldati, ufficiali e cappellani militari italiani della prima guerra mondiale, ma una delle tombe ha un recinto di ferro battuto decorato di svastiche. Per la verità, molte di esse sono state divelte, come se qualcuno, in tempi posteriori, abbia voluto operare sulla tomba una specie di sabotaggio, asportando parti di quelle svastiche che erano diventate troppo imbarazzanti. Se la mia ipotesi del sabotaggio è giusta, la cosa deve esser successa dopo la fine della seconda guerra mondiale, quando i tedeschi da alleati erano diventati nostri nemici. Ma questo ha poca importanza. Le vere domande sono altre: come mai un fante della prima guerra mondiale volle affrontare il sonno eterno circondato dal simbolo del sole? Era un fante dotto e amante dei misteri occulti? O forse, banalmente, coloro che gli sopravvissero, pensando di fare cosa gradita al morto, dotarono la sua tomba delle svastiche, senza sospettare che di lì a pochi anni Hitler avrebbe scelto quel simbolo induista per il suo nazionalsocialismo?


Qui siamo di fronte a una sedimentazione di eventi che impediscono di riconoscere la cronologia con cui i fatti si sono svolti. E’ un po’ come la difficoltà che incontrano gli archeologi quando scavano siti carichi di millenni di storia. Non si può mai sapere qual è il periodo storico giusto. Nella guerra del 15-18, i tedeschi avevano già in uso la svastica? Ma questo è un cimitero italiano! Che c’azzecca? Non resta che ipotizzare un interesse del morto (o di chi ha costruito la sua tomba) per le filosofie indiane. Che poi, siamo sicuri che la croce uncinata sia il simbolo del sole? Non sarà anche qui, questa, la versione accademica, che nasconde quella occulta, magari veritiera? E se dicessi che la svastica, come tutte le altre croci, è un simbolo del pianeta Nibiru? Siamo circondati dalle croci, anche negli uffici laici, e i musulmani vorrebbero sostituirla con la mezzaluna. Ma se la croce sta qui a ricordarci che Nibiru tornerà a sfiorare la Terra, permettendo così agli Anunnaki di sbarcare nuovamente, tutelare la croce non sarebbe la difesa del cristianesimo, ma l’ammissione che siamo devoti ad Enki, contro gli altri Dei suoi colleghi che vorrebbero prendere il suo posto nel dominio dell’umanità. E’ una guerra fra bande di Dei. Ma tutto questo, il fante della prima guerra mondiale sepolto ad Aquileia, non lo sospettava. E nemmeno noi ne siamo del tutto sicuri. 

2 commenti:


  1. crepanelmuro.blogspot.com La Crepa nel Muro: I segreti occulti della pigna nell'arte e nell'architettura 21.08.2016
    Rivolgendo l’occhio all’interno di noi stessi possiamo avere accesso a:
    - Una coscienza superiore
    - Una più profonda comprensione della vita e della morte
    - La capacità di gestire meglio il proprio futuro
    - Un senso di pace e beatitudine
    - Capacità extrasensoriali, divinatorie, intuitive e psichiche
    - Percezione espansa
    - Miglioramento della capacità di auto-guarigione
    - Riduzione dello stress
    - Calma e chiarezza
    - Una nuova sensibilità

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