sabato 30 novembre 2019

Eh, sì, le nostre città sono proprio cambiate!



Con questo post voglio rispondere alle parole di Eniola Aluko, giocatrice della Juventus ma anche avvocata e giornalista. "A Torino trattata come una ladra. A volte la città mi è sembrata 20 anni indietro". Queste dichiarazioni pesano come un macigno. Pesano perché si riferiscono a valori universali, come quelli dell'accoglienza e della lotta alle discriminazioni. Pesano perché la storia di Torino è una storia di porte aperte, non chiuse. Pesano perché oggi, purtroppo, nel nostro Paese episodi di discriminazione sono tornati a diffondersi. 


Negli ultimi tempi qualcosa in Italia è cambiato. In alcuni frangenti si è tornati a legittimare pensieri e comportamenti che dovevano rimanere sepolti per sempre, nelle pagine più vergognose dei libri di storia. Studiati sempre troppo poco. Ma non mi rassegno io, non si rassegnano migliaia di cittadini che quei pensieri li combattono ogni giorno, non si rassegna Torino. Perché Torino non è così. 

Ecco il motivo per cui vorrei dire a Eniola e a quanti, nel silenzio, hanno subìto episodi simili, che ad essere tornata venti anni indietro non è la Città, ma sono solo alcune persone. Che non rappresentano altro che loro stesse. Torino invece è sempre qui. Consapevole delle difficoltà, ma profondamente determinata nel rifiutare che queste possano essere ridotte al colore della pelle, alla religione, o a qualsiasi altra caratteristica della persona. Rimango convinta che la discriminazione si combatta con risposte culturali e politiche, a tutti i livelli, che non possono tardare ad arrivare. La Città proseguirà nel suo costante impegno in questa direzione, con tutti gli strumenti a sua disposizione.


Me: La sensazione è che Chiara Appendino faccia una valutazione superficiale. E' come se dimenticasse il contesto generale, ovvero che a compiere atti di delinquenza sono sempre più spesso africani. Ed è normale che poi gli autoctoni reagiscano con fastidio nei confronti degli africani integrati, non riuscendo a distinguerli dagli altri. Succede in tutto il mondo nei nostri confronti: per colpa di una minoranza di malavitosi, tutti gli italiani vengono chiamati "mafiosi"!

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