martedì 12 novembre 2019

La crudele sorte dei bimbi arlecchino


Testo di Manola Sambo

Eccola l'ittiosi arlecchino. Non serve avere grandi capacità empatiche per avere l'idea di cosa possa pensare, provare e sentire un genitore di fronte ad un figlio con questa patologia. Giovannino non potrà mai essere esposto alla luce. Avrà sempre problemi di respirazione. Dovrà essere sottoposto continuamente a spugnature per evitare che si rompa la pelle. Sarà costantemente a rischio infezioni e dovrà vivere tutta la sua vita in un ambiente sterile. Sottoposto a cure antibiotiche e morfina per alleviare i dolori della carne che si lacera. Di certo non possiamo dire che non sia stato voluto, dal momento che i genitori sono ricorsi alla fecondazione assistita, pur di averlo. Ma, sinceramente, voi come reagireste? Vi sentireste in grado di occuparvene? Forse i genitori hanno avuto paura di non essere in grado di prendersene cura. Forse non si sono sentiti all'altezza. Io non lo so. So per certo che il piccolo soffrirà finché avrà vita. E che forse sarebbe stato meglio, per lui, non essere nato. Perché la sorte spesso sa essere crudele, iniqua e beffarda.






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