lunedì 23 ottobre 2017

Il benessere sociale non è legato al numero degli abitanti


Testo di Paolo Sensini


Secondo l’ONU, nel 2050 almeno 20 milioni della popolazione italiana dovrà essere composta da immigrati. Non è una semplice previsione, ma un progetto scritto nero su bianco di cui vediamo ogni giorno un passo in avanti. L'ossessione del governo PD per lo ius soli, che è solo uno dei vari tasselli del puzzle, s'inserisce in questa manovra di sostituzione etnica. Per questo, figure come la Boldrini & soci sono stati catalputati dall'ONU ai vertici delle istituzioni. Un assurdo anche da un punto di vista strettamente sociale, considerato che il 50% dei giovani languono nel limbo della disoccupazione. Ma agli autocrati del Partito-Stato di questo non frega nulla: a loro interessa solo arruolare nuova "carne umana" per mantenere i privilegi di cui godono e trasformare la società in un campo di battaglia votato alla mera sopravvivenza. 


Il disegno non riguarda tuttavia la sola Italia, ma è un progetto d'ingegneria sociale che l'ONU e gli organismi internazionali pianificano per l'Europa intera. La scusa è che in questo modo si contrasta il "crollo demografico di cui è preda l'Occidente". Ma la crescita demografica in sé non è affatto sinonimo di ricchezza e progresso, altrimenti l’Africa non sarebbe l’Africa. Tutto dipende dalla "qualità" della popolazione e dal tipo di rapporti sociali vigenti in essa, non da un semplice problema numerico. O capiamo questo, altrimenti, per usare un'immagine pregnante tratta dal capolavoro di George Orwell, "se vuoi un simbolo figurato del futuro immagina uno stivale che calpesta un volto umano... per sempre".

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