sabato 21 ottobre 2017

La macchina da guerra dell'invasione non può fermarsi


Fonte: La Stampa

«Non sono stata in Libia ma non è un mistero che sono stati gli accordi tra libici e Italia a far diminuire le partenze dei migranti questa estate. Ma tre settimane fa deve essere successo qualcosa perché sono ricominciati e dalla metà di settembre abbiamo già fatto diversi interventi e salvato diverse centinaia di persone». Madeleine Habib, australiana dal nome egiziano, è la coordinatrice delle operazioni di soccorso sulla nave “Aquarius” di Sos Méditerranée che ha a bordo pure un team sanitario di Medici senza Frontiere. Una delle quattro navi di altrettante Ong rimaste davanti alla Libia. E’ toccato a lei, martedì e mercoledì scorsi, dare disposizioni e stabilire priorità per i sei interventi di soccorso, con il salvataggio delle 606 persone che sono state sbarcate a Palermo. 

 
Quando è scattato il primo allarme?  
«Eravamo a 24 miglia a est di Tripoli e non era ancora giorno quando è arrivata la chiamata del Mrcc (il Centro di coordinamento della Guardia costiera, ndr) di Roma che ci ha mandato a soccorrere 29 persone a bordo di una barca in legno. C’era pure la nave della Marina italiana Andrea Doria che fa parte dell’operazione Sophia. Alle 8,30 del mattino è arrivata un’altra chiamata da Roma». 

Per che tipo di intervento?  
«Ci hanno segnalato un gommone con 144 persone a bordo, avvistato da un’altra nave della Marina italiana dell’operazione Sophia. Abbiamo preso a bordo pure loro, poi è arrivata la terza chiamata dal Mrcc di Roma che ci chiedeva di andare a recuperare 36 persone già prese a bordo di un mercantile italiano che però era molto distante, a ovest di Tripoli». 

 E voi siete andati.  
«Certo, ma ci sono volute otto ore di navigazione. Siamo arrivati lì che era notte. Abbiamo fatto il trasbordo e poi abbiamo ripreso la navigazione verso est perché è quella la zona da cui partono più migranti». 

E siamo a mercoledì scorso, altri tre salvataggi, giusto?  
«Sì, alle 6 del mattino Roma ci ha chiesto di andare a recuperare 130 persone su un gommone che si trovava a un’ora di navigazione. Abbiamo completato il soccorso verso le 10. La cosa strana è che su questo gommone c’erano solo uomini, niente donne, niente bambini».  

Gli ultimi due interventi?  
«Uno l’abbiamo fatto in tarda mattinata, due gommoni che erano in mare assieme, in tutto 220 persone. Abbiamo finito nel pomeriggio e a quel punto c’erano a bordo 557 persone, tante per la nostra nave, per cui volevano raggiungere un porto italiano. Invece alle 22 ci hanno chiesto di fare un rendez-vous con la nave Vos Hestia di Save the Children che aveva a bordo altre 47 persone. Eravamo a 50 miglia dalla Libia mentre tutti gli altri interventi sono avvenuti tra le 24 e 35 miglia. Abbiamo completato il trasbordo a notte fonda, a quel punto avevamo a bordo 606 persone e abbiamo fatto rotta per la Sicilia». 

In che condizioni avete trovato i migranti?  
«Chi viene da Paesi come Somalia, Eritrea, Africa subsahariana, è molto provato e ha anche problemi seri di salute. Siriani e marocchini sono in condizioni migliori». 

Completato lo sbarco dei 606 a Palermo, cosa avete in programma di fare?  «Siamo pronti a ripartire, contiamo di essere di nuovo in zona di operazioni domenica mattina. Non possiamo fermarci».  

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