Testo di Giovanni Rizzo
I massacri di cristiani e i messaggi papali. Caro Papa, sommessamente: a volte serve il ponte, altre è utile un muro. O no? Oggi nuovamente la prudenza giornalistica, diplomatica e religiosa rende incerta la notizia che la strage in Sri Lanka sarebbe opera di formazioni islamiche. Purtroppo dopo un periodo di pace si riaffacciano temi e episodi che sembravano ricordi storici: come la contrapposizione millenaria tra Cristianesimo e Islam. Cioè, l'epoca dei muri, anche se i contatti tra le due civiltà/religioni non mancavano certo. I Franchi resistettero a lungo ai tentativi arabi di irrompere nell'Europa occidentale dopo aver conquistato mezza Spagna. Austriaci (con Vienna due volte assediata tra il '500 e il '600) e Romeni (come Vlad Drakula) nel '400 fermarono i musulmani turchi che stavano dilagando nella Mitteleuropa. Nel 1571 la battaglia navale di Lepanto tra le flotte musulmane dell'Impero ottomano e quelle cristiane della Lega Santa (federate sotto le insegne pontificie e vincitrici) evitò ancora una volta l'islamizzazione dell'Europa. E tra i tanti esempi, anche la resistenza di Otranto nel 1480, che non cedette ai musulmani turchi e vide quindi decapitati 800 cittadini che non vollero rinnegare il cristianesimo: episodi che il Medio Oriente ha rivissuto con lo Stato Islamico.
Ebbene, ne consegue che se il Papa è ancora a Roma a predicare, lo dobbiamo alla resistenza e alle armi nella cui chiamata i Papi non mancarono. Lo dobbiamo alle mura di Vienna, di Otranto e di tutte le città, porti, borghi e persino masserie agricole fortificate per resistere alle continue invasioni e scorrerie musulmane durante circa 1000 anni. Senza quei "muri" rafforzati dalla tenacia della fede cristiana, non esisterebbe oggi una questione di convivenza perché saremmo tutti islamici da centinaia di anni. E lasciamo stare se sarebbe un male o un bene, non mi pronuncio perché spiacerei forse all'odierno Vaticano. Il Papa nel messaggio Urbi et Orbi ci chiede di essere "dei costruttori di ponti, non di muri" e nell'omelia della Veglia pasquale ha invitato a rimuovere "le pietre della sfiducia e della paura": terribile pensare che nello Sri Lanka stavano forse ascoltando queste sue parole quando le bombe e la paura sono esplose mietendo centinaia di vite.
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