Testo di Matteo Brandi
Greta va a Roma. In sella ad una bicicletta ricavata da vecchi numeri di Repubblica, Greta Thunberg raggiunge finalmente Roma. Ad accoglierla si precipita il fior fiore della gioventù italiana. Ragazzi svegli, cresciuti coltivando il dubbio e il libero pensiero, immuni alla propaganda mediatica e con le idee chiare. “Lo spread scioglierà i ghiacci?”, chiede preoccupato un laureando alla giovane svedese. “Salviamo i pinguini dai fascisti!”, tuona un’attivista. “L’omofobia del governo dell’odio distrugge ettari di foresta tropicale”, precisa un giovane appena assunto da Open, mentre dietro di loro un cartellone recita “migranti = energia green”.
Dopo un paio di selfie e trecentosette libri venduti, Greta si dirige pedalando verso il Vaticano, imboccando il lungotevere assieme al suo folto seguito. Estasiati dalla sua presenza, gli automobilisti romani abbandonano la tradizionale compostezza, scendono dalle vetture e le dedicano una lunga ovazione. La Thunberg ricambia sorridendo e domanda incuriosita alla guida: “what is levatedarcazzo?”. Bergoglio accoglie Greta gettandosi ai suoi piedi, tuttavia la svedese non si lascia intimidire e lo redarguisce severamente: “gli ultimi studi dimostrano che le preghiere aumentano la CO2”. Pronta la replica del Pontefice: “con me, pratica diminuita del 70%”. Soddisfatta, Greta osserva Piazza San Pietro e sospira: “salveremo questo mondo?”. Bergoglio la guarda con dolcezza: “tutto è possibile, con Allah.”
La Thunberg decide di pranzare in una trattoria di Trastevere, dove chiede una Carbonara vegan, dei carciofi alla giudia allevati liberi e un caffè ecosolidale. Poco dopo, Greta rimonta in bici con la pancia piena e un solo dubbio “what is magnaenunrompe?” È il turno del Senato, dove la ragazza si commuove: “qui il riciclo funziona benissimo!” Al Quirinale, Mattarella abbraccia Greta come fosse sua nipote: la prende in braccio e le racconta la favola dell’Italietta che da sola non ce la fa. Il Presidente della Repubblica conclude la visita facendo suonare in onore della Thunberg l’inno nazionale.
Con le note della Marsigliese ancora nelle orecchie, Greta raggiunge Piazza del Popolo. È un tripudio di persone. Oltre a tanti millennials, pronti a rinunciare persino ad un giorno di scuola, si presentano decine di politici. “Amiamo gli animali”, dice uno di loro, accarezzando un grosso giornalista al guinzaglio “e loro amano noi!”. L’evento è totalmente ecosostenibile. Cento operai precari che corrono in una ruota alimentano i fari del palco e un contatore del debito pubblico. Uno spettacolo che fa scendere una lacrima ad Emma Bonino: “manca solo George”.
Greta incanta tutti con un discorso magistrale. “Abbiamo solo cinquant’anni per votare alle europee e scongiurare due gradi di Brexit”, esclama con forza. In collegamento da Bruxelles, Juncker le dedica un brindisi e la festa si conclude con la folla che balla sul palco, trascinata da una scatenata Boldrini. Infine, tra la costernazione di tutti, Greta monta sulla sua bicicletta, manda un bacio agli astanti e corre a grandi pedalate verso la sua Svezia. Alcuni cercano di lanciarsi nel cestello. “Portami nel Nord Europa civile e aperto!”, supplica un ragazzo aggrappato alla bici, prima di lasciare la presa e finire schiacciato da un camioncino dell’Ikea. Greta è felice. Roma l’ha rapita e la giornata è stata molto proficua: ha incontrato grandi statisti, ha parlato con il Papa, ha scambiato idee con l’intellighenzia d’Italia. Ed ha venduto novecentosedici libri, inciso due dischi e girato uno spot per la Nike davanti al Pantheon. Mentre le luci ambrate del Raccordo Anulare le illuminano il viso e un casellante le tributa un ultimo saluto da dietro la Gazzetta dello Sport, Greta Thunberg ripensa sorridendo a tutto ciò che di bello ha visto. Tante sono le domande che si accavallano nella sua mente.
Quanto è maestoso il Colosseo?
Quanto sono grandi i Fori Imperiali?
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