Un mondo su misura per Porsche e Ferrari

Testo di Mauro Bartoli

Omicron definisce la lettera o (breve) dell'alfabeto greco. Indica anche il numero 70 nella numerologia ellenica. Ai giorni nostri, giorni grami, orbi del pensiero filosofico greco-romano, a millenni luce dal rinascimento, sprofondati nei secoli bui, omicron è anche la denominazione della nuova variante australe della Covid 19. Pericolosa in partenza, attenzione, già mortale nelle ampolle, nelle storte dei laboratori, dove la hanno sintetizzata, indi prodotta, magari ad autobotti, cisterne. La guerra fredda non tira più, i missili ipersonici cinesi e sovietici bucano e riducono all'impotenza una portaerei americana in pochi istanti. Lanciabili anche dai barchini dei pasdaran iraniani. La uss Carrier Gerald Ford, per esempio, non riesce a percorrere più di poche miglia nautiche senza andare in avaria. Non serve più, è un bidone. Smontata e venduta a pezzi. Conviene. Il lavoro sporco lo faranno i vaccini, non più la fanteria, la marina, l'aviazione.

Andamento lento, sparire in silenzio, come in qualche spettacolo teatrale, dove i personaggi svaniscono dietro le quinte. Resteranno i manufatti, gli edifici pressoché intatti, strade deserte o quasi, come una eterna domenica di ferragosto del secolo scorso. Basteranno poche pedine, molto molto meno di adesso. Saranno forse controllati da remoto, o forse no. Facile badar a quattro gatti, magari tenuti a stecchetto, limitando il numero di calorie giornaliere, riscoperta della tessera annonaria, adesso chiamata green pass. Strade libere per le Ferrari, per le Porsche a benzina super. Elettrico per i gonzi. Che caxxo me ne faccio del Porsche da 500 cavalli, se poi devo sciropparmi due ore di coda sulla Firenze-Bologna? Sentita con le mie orecchie. Non aveva tutti i torti il cumenda. Dal suo punto di vista.