Fonte: La Stampa
«Non sono stata in
Libia ma non è un mistero che sono stati gli accordi tra libici e
Italia a far diminuire le partenze dei migranti questa estate. Ma tre
settimane fa deve essere successo qualcosa perché sono ricominciati
e dalla metà di settembre abbiamo già fatto diversi interventi e
salvato diverse centinaia di persone». Madeleine Habib, australiana
dal nome egiziano, è la coordinatrice delle operazioni di soccorso
sulla nave “Aquarius” di Sos Méditerranée che ha a bordo pure
un team sanitario di Medici senza Frontiere. Una delle quattro navi
di altrettante Ong rimaste davanti alla Libia. E’ toccato a lei,
martedì e mercoledì scorsi, dare disposizioni e stabilire priorità
per i sei interventi di soccorso, con il salvataggio delle 606
persone che sono state sbarcate a Palermo.
Quando è scattato il primo allarme?
«Eravamo a 24 miglia a est di Tripoli
e non era ancora giorno quando è arrivata la chiamata del Mrcc (il
Centro di coordinamento della Guardia costiera, ndr) di Roma che ci
ha mandato a soccorrere 29 persone a bordo di una barca in legno.
C’era pure la nave della Marina italiana Andrea Doria che fa parte
dell’operazione Sophia. Alle 8,30 del mattino è arrivata un’altra
chiamata da Roma».
Per che tipo di intervento?
«Ci hanno segnalato un gommone con
144 persone a bordo, avvistato da un’altra nave della Marina
italiana dell’operazione Sophia. Abbiamo preso a bordo pure loro,
poi è arrivata la terza chiamata dal Mrcc di Roma che ci chiedeva di
andare a recuperare 36 persone già prese a bordo di un mercantile
italiano che però era molto distante, a ovest di Tripoli».
«Certo, ma ci sono volute otto ore di
navigazione. Siamo arrivati lì che era notte. Abbiamo fatto il
trasbordo e poi abbiamo ripreso la navigazione verso est perché è
quella la zona da cui partono più migranti».
E siamo a mercoledì scorso, altri tre
salvataggi, giusto?
«Sì, alle 6 del mattino Roma ci ha
chiesto di andare a recuperare 130 persone su un gommone che si
trovava a un’ora di navigazione. Abbiamo completato il soccorso
verso le 10. La cosa strana è che su questo gommone c’erano solo
uomini, niente donne, niente bambini».
Gli ultimi due interventi?
«Uno l’abbiamo fatto in tarda
mattinata, due gommoni che erano in mare assieme, in tutto 220
persone. Abbiamo finito nel pomeriggio e a quel punto c’erano a
bordo 557 persone, tante per la nostra nave, per cui volevano
raggiungere un porto italiano. Invece alle 22 ci hanno chiesto di
fare un rendez-vous con la nave Vos Hestia di Save the Children che
aveva a bordo altre 47 persone. Eravamo a 50 miglia dalla Libia
mentre tutti gli altri interventi sono avvenuti tra le 24 e 35
miglia. Abbiamo completato il trasbordo a notte fonda, a quel punto
avevamo a bordo 606 persone e abbiamo fatto rotta per la Sicilia».
In che condizioni avete trovato i
migranti?
«Chi viene da Paesi come Somalia,
Eritrea, Africa subsahariana, è molto provato e ha anche problemi
seri di salute. Siriani e marocchini sono in condizioni migliori».
Completato lo sbarco dei 606 a
Palermo, cosa avete in programma di fare? «Siamo pronti a ripartire, contiamo
di essere di nuovo in zona di operazioni domenica mattina. Non
possiamo fermarci».
Nessun commento:
Posta un commento