Santa Maria Goretti morì a 11 anni per mano di un infoiato
stupratore. Anna Frank, che non gode dell’appellativo di santa
perché non cristiana, morì a 15 anni per mano del batterio del tifo, anche se probabilmente non sarebbe successo se i tedeschi non
l’avessero tenuta prigioniera a Bergen Belsen. Nel 1950, a 48 anni
dalla sua morte, Papa Pio XII decise di fare un’icona della bambina
contadina poiché in quegli anni la devozione verso la Chiesa era ai
suoi massimi livelli e ai primi vagiti di un 68 ancora lungo da venire e troppo breve da dimenticare, che avrebbero sconvolto la
società italiana, mancavano 18 anni. La Chiesa poteva permettersi di
ampliare il numero delle divinità minori, come si addice a ogni
bravo culto politeista. Nel caso della Goretti, il cattivone era uno
solo, poi anche pentitosi; in quello della Frank, il cattivone era un
intero popolo, poi pentitosi di aver perso la guerra, pagando agli
ebrei somme ingenti di risarcimento per i presunti 6 milioni di morti
denunciati. Anna divenne un’icona internazionale grazie alla
consumata abilità degli ebrei in qualità di commercianti. Maria
divenne un’icona nazionale solo per un breve periodo e fu spazzata
via dal femminismo, di probabile matrice sionista, perché la Chiesa
non può competere con gli ebrei in fatto di propaganda
pubblicitaria.
Con Anna, gli ebrei misero in risalto la malvagità
dei tedeschi perché dovevano suscitare in essi i sensi di colpa
necessari a far loro aprire i cordoni della borsa. Con Maria, i
cattolici misero in risalto più il suo martirio, che non la
malvagità del suo carnefice, Alessandro Serenelli, perché era più
importante pubblicizzare lo stereotipo della figura femminile tutta
casa, letto e chiesa: erano gli Anni Cinquanta, perdio! Tutto un
altro mondo rispetto a quello sguaiato e moralmente disintegrato di
oggi. La sudditanza dei cattolici nei confronti degli ebrei non si è
vista solo dalla scarsa diffusione dell’icona contadinesca rispetto
a quella prigionieresca, ma anche perché Anna apparteneva al popolo
eletto, mentre Maria era una Goim.
Per ogni soldato tedesco ucciso,
venivano messi al muro 10 italiani e per ogni martire dei campi di
concentramento ebrei bisognerebbe mettere sull’altro piatto della
bilancia almeno 100 martiri cristiani. Non c’è partita, dunque,
tra chi muore nel nome della stella di David e chi muore stringendo
fra le mani il crocifisso. Questo spiega perché se viene scalfita
l’immagina sacra di Anna, l’intero governo italiano si
genuflette, mentre se dovesse venir scalfita l’immagina sacra (un
po’ obsoleta) di Maria non si genuflette nessuno e men che mai il
governo di Israele. Netanyahu non sa neanche che è esistita una
Maria Goretti, benché santa. Il giorno in cui il premier israeliano
farà un atto di devozione verso un martire cristiano, uno qualunque,
anche adulto di sesso maschile, allora si potrà dire che cristiani
ed ebrei sono sullo stesso piano. Ma siccome la venerazione è
unidirezionale, cioè va da noi cristiani verso i fratelli maggiori
ebrei, allora si dovrà ammettere che c’è una disparità tra le
due religioni e le due razze, ammesso e non concesso che le razze
esistano. E’ dalle piccole cose che si notano le grandi e noi –
c’è poco da fare – siamo servi dei sionisti. La povera Anna
sovrasta come un gigante la povera Maria e la offusca con la sua
ombra. Gli usurai battono i contadini 10 a zero.
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